Il Consiglio dell’Agcom ha confermato ieri il taglio retroattivo delle tariffe di unbundling per il periodo 2010-2012, confermando così in toto lo schema di delibera adottato lo scorso 12 dicembre. Il provvedimento, in base alle nuove tariffe ribassate, implica il rimborso da parte di Telecom Italia di circa 30 milioni di euro agli Olo, pari alla differenza di quanto già versato prima della revisione dai concorrenti per l’accesso alla rete in rame dell’incumbent. In concreto, gli Olo pagheranno meno per l’accesso alla rete di Telecom Italia.
Già a dicembre Telecom Italia aveva annunciato che farà ’certamente’ ricorso contro la decisione dell’Agcom. La revisione delle tariffe porterà il canone di unbundling per l’anno 2012 a 9,05 euro/mese (da 9,28 euro) e per gli anni 2010 e 2011 rispettivamente a 8,65 ed 8,90 euro/mese (da 8,70 e 9,02) per effetto della rideterminazione dei costi di manutenzione correttiva.
Il provvedimento
Il Consiglio dell’Autorità, presieduto da Angelo M. Cardani, ha approvato nel Consiglio di ieri, la proposta del Relatore Antonio Preto con cui si dà esecuzione alle Sentenze del Consiglio di Stato nn. 1837/13, 1645/13, 1856/13, relative ai prezzi dei servizi d’accesso all’ingrosso alla rete fissa per gli anni 2010-2012.
La decisione assunta dal Consiglio conferma lo schema di delibera già adottato il 15 dicembre 2014, sul quale la Commissione Europea, alla quale lo schema era stato notificato, non ha mosso rilievi nella lettera del 5 febbraio inviata all’Autorità.
A seguito della decisione del Consiglio, il canone di unbundling per l’anno 2012 si attesta a 9,05 euro/mese, per effetto della valorizzazione dei costi di manutenzione correttiva, conseguente alle citate sentenze del Consiglio di Stato.
Tale rideterminazione si riflette anche sui valori relativi agli anni 2010 e 2011, pari rispettivamente a 8,65 ed 8,90 euro/mese.
In particolare – come richiesto dal Consiglio di Stato – l’Autorità ha riconciliato i costi della manutenzione correttiva dell’unbundling con i costi reali sottostanti, tenendo in considerazione anche l’incidenza dei contratti con le imprese terze che regolavano allora lo svolgimento di tale attività per conto di Telecom Italia.
La decisione dell’Autorità costituisce pertanto una doverosa ottemperanza ad una pronuncia del Consiglio di Stato, e non – come lamentato da qualche operatore – una applicazione retroattiva di nuovi prezzi di accesso.
I contributi per il servizio di unbundling, invece, sono collocati in un paniere distinto da quello dei canoni e sottoposto a un diverso price cap (+1,13%).
Con riferimento ai canoni dei servizi bitstream e WLR, la Commissione Europea ha preso atto dell’applicazione del principio dell’opportuno “spazio economico” definito nel 2010 rispetto al quale l’Autorità ha rafforzato le proprie motivazioni come richiesto dal Consiglio di Stato.
In particolare, l’Autorità ha dimostrato che tale approccio è stato finalizzato a incentivare gli operatori a investire nelle infrastrutture di rete e ridotto del 5% tra 2010 e 2012 i prezzi al dettaglio della banda larga.
Per l’approvazione definitiva dei canoni mensili dei servizi bitstream e WLR si dovrà, tuttavia, attendere l’esecuzione della sentenza del Consiglio di Stato riguardante il canone del servizio bitstream naked per il 2009, su cui AGCOM ha già avviato l’apposito procedimento.
Intanto, a fine gennaio si è aperta la partita per il nuovo listino 2014-2017, con la consultazione dello schema di delibera lo schema di delibera di analisi dei mercati dell’accesso all’ingrosso alle rete fissa di Telecom Italia
Telecom Italia
La decisione potrebbe costare all’operatore storico oltre 30 milioni di euro. A giugno l’Agcom aveva sottoposto a consultazione pubblica nazionale lo schema di provvedimento concernente l’esecuzione delle sentenze del Consiglio di Stato n. 1645/13, n. 1837/13 e n. 1856/13 che – dietro ricorso, rispettivamente, di Eutelia, Wind e Fastweb – hanno portato a un parziale annullamento delle delibere n. 731/09/CONS e n.578/10/CONS, riguardanti la determinazione dei prezzi dei servizi di accesso all’ingrosso alla rete fissa di Telecom Italia relativi al triennio 2010-2012. Già allora, Patuano aveva annunciato l’intenzione di fare ricorso.