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Un giudice come Luigi De Magistris per il ‘Tax Credit’? Per l’avvocato Michele Lo Foco il 60% delle fatture sono false

LUIGI DE MAGISTRIS, POLITICO

Ieri sera, nel periferico Teatro Tor Bella Monaca, s’è tenuta la prima romana di una eccentrica iniziativa, ovvero la messa in scena dello spettacolo teatrale “Istigazione a sognare. La coerenza dei fatti” da parte del famoso ex magistrato ed ex sindaco di Napoli Luigi De Magistris

Si tratta di uno spettacolo appassionante, nel quale De Magistris rivela una buona capacità “affabulatoria”, anche se forse – come “istrione” – deve provare a sciogliersi un po’ di più.

La narrazione che propone Luigi De Magistris in due dense ore non può non stimolare un grande senso di sconforto in qualsiasi spettatore / cittadino, perché si tratta di vicende, complesse ed intricate, che evidenziano la volontà del “potere” di marginalizzare, se non eliminare, tutti coloro che hanno il coraggio di porsi domande, di approfondire, di indagare sull’“esistente”…

Certamente, “indagare” è il compito primario di un pubblico ministero, ma una capacità di analisi ed una volontà di criticare lo “status quo” dovrebbero caratterizzare l’operato di qualsiasi “servitore dello Stato”, che dovrebbe mostrarsi attivo, anzi pro-attivo, anche rispetto al sistema delle norme, e non passivo esecutore di interpretazioni inerziali e conservative.

Dato che molto tempo dedichiamo ed attenzione alle politiche culturali del nostro Paese ed in particolare al cinema ed all’audiovisivo, ieri sera, mentre ascoltavamo la narrazione appassionata del cittadino De Magistris, è venuto naturale domandarci: ci sarà alla Procura di Roma un giudice che, con passione simile, vorrà avviare un’indagine sulla (mala) gestione dello strumento di agevolazione fiscale che ha determinato, dal 2017 (dall’avvio della “Legge Franceschini”) ad oggi, un vero “boom” produttivo dell’industria audiovisiva nazionale?!

Abbiamo pensato: ci vorrebbe veramente un magistrato accurato e tenace come Luigi De Magistris.

Il pensiero l’abbiamo maturato ripensando a quel che ieri, in occasione degli “Stati Generali sulla Professione di Attrice e Attore in Italia nel 2024”, ha dichiarato l’avvocato Michele Lo Foco, conoscitore del settore da decenni e recentemente cooptato dal Ministro Gennaro Sangiuliano (Fratelli d’Italia) nel Consiglio Superiore del Cinema e Audiovisivo (il Csca è il massimo organo di consulenza del dicastero su queste materie, presieduto dall’avvocatessa Francesca Assumma): la dichiarazione sulle “fatture false” nel settore, manifestata di fronte a centinaia di operatori (ed alcuni esponenti politici, tra i quali il leader del Movimento 5 Stelle Giuseppe Conte), è senza dubbio esplosiva, anche se non ha registrato – almeno finora – una grande ricaduta mediatica. A parte il nostro articolo di ieri su “Key4biz” (vedi “Cinema e audiovisivo: contraddizioni interne del sistema: la vivace protesta delle attrici e gli attori del Raai”), soltanto la maggiore agenzia stampa nazionale ovvero l’Ansa ha rilanciato la dichiarazione, in un dispaccio diramato ieri mercoledì alle 18:26, intitolato “Gli Stati generali degli attori, rischiamo l’estinzione”: “infine c’è il problema del controllo sulle spese, che non c’è, non si riesce a fare: “Il 55 % della spesa è costituito da fatture false: io lo dico apertamente… Se ci fosse un controllo – spiega Lo Foco – verrebbe fuori… “”.

L’affermazione è forte e dura. Verrebbe naturale domandarsi se, in base all’obbligatorietà dell’azione penale, non sarebbe opportuno che qualcuno, a Piazzale Clodio, cominciasse ad esplorare le oscure lande, avendo – come dire?! – notizia di possibili reati… In verità, potrebbe essere lo stesso avvocato Lo Foco a presentare un esposto.

Abbiamo tante volte – anche su queste colonne – evidenziato (e finanche dimostrato, numeri alla mano) come senza dubbio il “Tax Credit” abbia sì contribuito a rafforzare l’economia del settore cinematografico e audiovisivo italiano, ma questa crescita ed espansione è stata gestita con molta superficialità e senza adeguati controlli nella gestione della spesa pubblica: la quantità di film e opere realizzate è schizzata verso l’alto, ma buona parte di questi prodotti sono diventati veramente “invisibili”… Come abbiamo scritto più volte, s’è determinato un processo perverso e patologico di film fatti “per” il Tax Credit, e non “con” il Tax Credit.

Purtroppo, il Ministero non si è mai dotato di una adeguata strumentazione di controllo (né mai ci sembra sia ben intervenuta la Corte dei Conti), e sicuramente, nel “raccolto”, si possono scoprire “mele marce”. Tante o poche, non è in fondo granché rilevante, ma è la questione di principio che va rispettata: l’intervento dello Stato deve essere sempre prudente, attento, calibrato, misurato, e… controllato!

Dopo anni di entusiasmo (eccessivo), l’arrivo al Collegio Romano di Gennaro Sangiuliano ha determinato un cambio di corso, raffreddando l’euforia collettiva che ha caratterizzato per anni sia i rappresentanti dei maggiori beneficiari della manna statale (Francesco Rutelli per i cinematografari dell’Anica, Giancarlo Leone per i televisivi dell’Apt e più recentemente Chiara Sbarigia, che riveste anche il ruolo di Presidente di Cinecittà…), sia la Sottosegretaria leghista Lucia Borgonzoni, che ha mantenuto l’incarico in governi di diversa cromia (dal giugno 2018 al settembre 2019, nel “Conte I” giallo-verde ovvero M5s+Lega, con Giuseppe Conte Presidente del Consiglio e Ministro della Cultura Alberto Bonisoli; dal marzo 2021 al luglio 2022, con il Governo Mario Draghi e Dario Franceschini Ministro; dall’ottobre 2022, con il Governo guidato da Giorgia Meloni, e Gennaro Sangiuliano Ministro)…

Sangiuliano ha messo il piede sul freno, ed ha chiesto una revisione dei meccanismi di sostegno al settore: revisione, quindi, sia della “Legge Franceschini” nel suo complesso, sia specificamente del “Tax Credit”.

Questa modificazione dello “status quo” ha innescato molti malumori, e soprattutto la paura che l’Italia possa divenire meno “appealing” per le produzioni internazionali, a fronte di politiche di stimolazione fiscale più vantaggiose, come quelle che sta mettendo in atto da tre anni – tra gli altri – la Spagna… I sindacati temono che la “piena occupazione” del settore cine-audiovisivo possa calare… Sulle colonne di una testata liberal-liberista qual è il quotidiano “Il Foglio” (fondato da Giuliano Ferrara e diretto da Claudio Cerasa) viene dato spazio agli esponenti del Partito Democratico, oggi Matteo Orfini, che sostengono che questa politica di revisione e controllo sarebbe scellerata, perché indebolirebbe la “struttura” dell’industria cineaudiovisiva nazionale… In verità, questa “struttura” è stata alimentata artificiosamente da un “Tax Credit” fuori controllo: sono stati prodotti e vengono ancora prodotti film con budget sovradimensionati (fatture false o meno…) e la gran parte delle maggiori società nazionali di produzione sono state acquistate da multinazionali straniere, che ora fanno il bello e cattivo tempo in Italia… Se si staccasse l’alimentazione (drogata) del corpo, tutto il cinema e l’audiovisivo italiano emergerebbe nella sua povertà strutturale, nella sua disarmante fragilità…

L’uso e l’abuso delle risorse pubbliche ha ridotto (forse azzerato) la vocazione al rischio degli imprenditori…

La situazione è critica, e soltanto da pochi giorni ha visto la luce la bozza del nuovo tanto atteso decreto sul “Tax Credit”, che attende ancora la firma del Ministro Gennaro Sangiuliano e del suo collega del Ministero dell’Economia e Finanze Giancarlo Giorgetti

Non sappiamo se in verità le dinamiche del settore cinema e televisione sono così preoccupanti come quelle che racconta Luigi de Magistris, in settori le cui dimensioni di “business” sono ben maggiori, come la sanità o i rifiuti…

De Magistris: invocare la Costituzione per superare la rassegnazione, il “nonsipuotismo” e l’“indifferentismo” politico, contro le logiche di caste, cricche, logge e mafie

La lezione civica dell’ex magistrato è comunque stimolante, per quanto al contempo deprimente, perché è la storia di un cittadino “contro”, che è stato in diverse fasi della sua vita paradossalmente “punito” per il suo operato, indipendente da logiche di caste, cricche, logge e mafie

Luigi de Magistris racconta a teatro dell’intreccio tra mafie e politica e della funzione civilizzatrice della Costituzione italiana, attraverso la sua storia di magistrato e del suo successivo impegno politico come sindaco della città di Napoli. Da una parte, la cronaca-racconto di alcune vicende giudiziarie che evidenziano l’intreccio sistemico tra politica e malaffare; dall’altra, invece, racconta, attraverso quattro casi, la forza morale e civile che manifesta l’attuazione del dettato costituzionale. L’ultima parte, infine, ripropone alcuni articoli della Costituzione, in particolare il secondo comma dell’articolo 3, come strumento per la costruzione di una pacifica convivenza civile fondata sui principi di libertà, uguaglianza e dignità umana e sociale.

Il tema di fondo è che abbiamo tutti e tutte una sorta di “mandato costituzionale” a rimuovere gli ostacoli di ordine economico, sociale e culturale che impediscono la piena realizzazione della persona umana e la più ampia partecipazione di tutti e tutte alla vita democratica del Paese.

Si tratta di un “racconto / archetipo” che vuole stimolare la non rassegnazione, il superamento del “nonsipuotismo” e dell’“indifferentismo” politico. Si ricordi che De Magistris è stato “attaccato” sia dalle “sinistre” sia dalle “destre”, in funzione delle inchieste che conduceva… a destra e manca…

Alla prima romana di ieri sera, sala piena e pubblico attento e plaudente. Tra gli spettatori, anche Marco Travaglio (lo spettacolo è realizzato dalla Loft Produzioni srl, emanazione della società editrice de “il Fatto Quotidiano”) e l’ex Vice Presidente della Corte Costituzionale Paolo Maddalena… Lo spettacolo merita, e meritano essere citati i principali artefici dello stesso: regia di Andrea de Goyzueta; adattamento drammaturgico di Andrea de Goyzueta e Nicola Capone; con contributi di Helen Tesfazghi (voce), Paolo Sessa (pianoforte), Paolo Forlini (percussioni), Carlo Iavazzo (video)…

La scelta di mettere in scena “Istigazione a sognare” in un teatro della periferia romana non è stata evidentemente casuale, ma simbolica… Si ricorda che il Teatro Tor Bella Monaca è parte del sistema Teatri in Comune di Roma Capitale (Assessorato alla Cultura) con il coordinamento gestionale di Zètema Progetto Cultura… Peraltro, De Magistris ieri sera ricordava che proprio un 22 maggio di molti anni fa consegnava il suo compito del concorso di magistrato nelle mani di Francesca Morvillo e l’indomani… il 23 maggio del 1992 ci fu la strage di Capaci… In quel giorno, lei, Falcone e la loro scorta sono saltati in aria per mano della mafia… Da segnalare che De Magistris non ha fatto alcun riferimento alle sue più recenti “dis/avventure” politiche: si ricorda che ha guidato fino a poche settimane fa Unione Popolare (Up), lista elettorale italiana di sinistra e sinistra radicale lanciata nel luglio 2022 dagli esponenti dei partiti Democrazia e Autonomia, Rifondazione Comunista, Potere al Popolo!, ManifestA e altre formazioni in vista delle elezioni politiche del 2022… Il 4 marzo 2024 Luigi de Magistris, dopo aver rifiutato l’offerta di Michele Santoro di candidarsi alle europee di giugno nella sua lista Pace Terra Dignità, lascia la guida di Unione Popolare “per ragioni di natura professionale e personale, su cui si sono aggiunte riflessioni anche politiche”…

Giuliano Sangiorgio (“Film Tv”): “il cinema italiano è soprattutto un investimento che non presenta troppi rischi d’impresa… come può il pubblico non stancarsi di un cinema sempre uguale a se stesso, fatto su standard precisi, prodotto seguendo le stesse immutabili logiche?”

Tornando specificamente alle vicende del “rutilante” mondo dello spettacolo, riteniamo opportuno rilanciare l’editoriale di martedì scorso 21 maggio della più qualificata e pluralista rivista italiana di cinema e audiovisivo, il settimanale “Film Tv”, intitolato “In Italia comandano i morti”: il Direttore Giulio Sangiorgio, scrive che il cinema italiano è ormai “soprattutto un investimento che non presenta troppi rischi d’impresa, che col mercato si confronta in pochissimi casi, progettato tramite finanziamenti e prevendite che garantiscono la copertura delle spese, così che un film sia già rientrato dei costi prima di confrontarsi col pubblico. Così i progetti finiscono per essere tutti molto uguali a se stessi, conformi alle logiche stabilite dai finanziamenti, e i produttori degli strateghi che costruiscono un piano economico solido, non esponendosi troppo (ché tanto…). Ci sono interi festival abitati da film i cui produttori sono evidentemente disinteressati a come le opere possano essere recepite dal pubblico”. Si domanda (retoricamente) Sangiorgio: “chiedo: come può il pubblico non stancarsi di un cinema sempre uguale a se stesso, fatto su standard precisi, prodotto seguendo le stesse immutabili logiche? Impossibile, no? La concessione dei finanziamenti è già la poetica, la pratica, il pubblico questo del cinema possibile. Scegliendo a chi dare i soldi per fare cinema, si sceglie anche chi potrebbe andare a vederlo, a quali prodotti si abitua, l’immagine a cui si educa la gente e, sì, anche quella che potrebbe, finalmente, vendere”.

Torneremo su queste tematiche, tra l’estetico e il politico, tra il semiotico e l’economico (dimensioni che sono intimamente intrecciate)…

La “notizia del giorno”: secondo l’Inps, in Italia ci sarebbero 100mila attori (!), ma con un reddito medio… da fame: 3.712 euro l’anno

Infine, la “notizia del giorno”: ieri l’Inps ha diffuso i dati relativi all’edizione 2023 dell’“Osservatorio Gestione Lavoratori dello Spettacolo e Sportivi Professionisti”. Secondo l’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale,nel 2023 il numero di lavoratori dello spettacolo con almeno 1 (una) giornata retribuita nell’anno è risultato pari a 367.535, con una retribuzione media annua di 11.299 euro ed un numero medio annuo di 95 giornate retribuite.

Il numero di lavoratori nell’anno ha fatto registrare nel 2023 un aumento di 17.275 unità (+ 4,9 %) rispetto al 2022, e questo sembrerebbe un dato positivo… Emerge che il numero medio dei lavoratori impiegati “per mese” è nell’ordine di 135.260 soltanto (sul totale di 367.535).

Se però si analizzano attentamente i dati, emergono considerazioni piuttosto differenti: se è vero che il “gruppo attori” è il più numeroso con 99.959 occupati (27,2 % del totale), è  sconfortante il dato secondo il quale gli “attori” (il cui numero sarebbe cresciuto dai 91.376 dell’anno 2022 ai 99.959 dell’anno 2023) avrebbero registrato una retribuzione media, nel corso dell’anno, di complessivamente 3.137 euro l’anno (a fronte di un numero medio di “giornate lavorate” di 16) nel 2022, e di 3.712 euro (per 21 giornate lavorate) dell’anno 2023…

In sostanza, si tratta di una massa enorme di persone, circa 100mila, che hanno un reddito medio inferiore alla soglia di povertà! Segnaliamo questi dati a coloro che – ben oltre il “tax credit” cinema e audiovisivo (e c’è chi vorrebbe estenderlo anche allo spettacolo dal vivo, dal teatro alla musica…) – si illudono nei “fuochi d’artificio” di un sistema che privilegia pochi ricchi (produttori potenti ed artisti star) ed affama la gran parte degli operatori…

E… “Parthenope”, il nuovo film di Sorrentino… è proprio italiano? L’Italia è ormai terra di conquista delle multinazionali (straniere) dell’immaginario

“En passant”, nelle more dell’esito del film di Paolo SorrentinoParthenope” in quel di Cannes (la critica è divisa, i pareri sono controversi… dopodomani il verdetto), nessuno ha segnalato che quest’opera considerata italiana, anzi italianissima, è prodotta anzitutto da The Apartment e Fremantle (assieme a Saint Laurent Productions, Numero 10, Pathé Pictures), ovvero dalla maggiore multinazionale straniera che opera nel settore cinematografico e audiovisivo italiano, controllata dal gruppo televisivo-mediale tedesco-lussemburghese Bertelsmann… E che dire del distributore?! Di fatto, sarà la francese Pathé a livello internazionale, e in Italia da una “start-up”… In argomento, ha scritto lunedì scorso un esperto di politica ed economia dei media del calibro di Alberto Pasquale (docente universitario ed anche Direttore della Film Commissione dell’Umbria) sul suo profilo Facebook: “oggi abbiamo letto che è nata una nuova società di distribuzione, Piper Film s.r.l., della quale il Presidente è Massimiliano Orfei e il Coo (Chief Operating Officer, l’equivalente dell’italiano “Direttore Generale”) è Luisa Borella. Entrambi sono ex dirigenti Vision Distribution (società controllata da Comcast – Sky). La notizia, alquanto originale, è che la newco distribuirà in sala — con il supporto di Warner Bros Discovery — il film di Paolo Sorrentino in concorso a Cannes, «Parthenope». Da una rapida visura camerale scopriamo che Piper Film, con sede legale a Roma in Via Parigi 11, risulta costituita il 31 gennaio 2024 con un capitale sociale di 40.000 euro. L’amministratrice unica è Luisa Borella e il socio unico è la società Camocali srl. Quest’ultima è stata costituita il 31 gennaio 2024 ed è una holding di partecipazione. Amministratrice Unica è anche qui Luisa Borella. Capitale Sociale 50.000 euro. Sede a Roma, Via Parigi 11. I soci sono due: Luisa Borella (92,5 %) e Antonio Bernardini (7,5 %). Bernardini «è un avvocato che ha maturato una estesa esperienza di diritto commerciale e societario, seguendo molti progetti internazionali, con rilevanti implicazioni di proprietà intellettuale e industriale, con prevalente riferimento ai settori media, entertainment, tecnologia, comunicazioni e spazio, lavorando in Italia ed all’estero, anche all’interno di grandi gruppi». Fa parte dello Studio Gallavotti Bernardini & Partners e «ha tra l’altro ricoperto la funzione di Head Legal for Content Acquisition di Stream Tv,   originariamente controllata da Telecom Italia e successivamente da News Corp (ora Sky Italia), e quella di General Counsel di Elsacom, società del gruppo Finmeccanica (ora Leonardo)». Piper Film «è in fase di aggiornamento». Presumo che ci saranno sviluppi nelle partecipazioni societarie. Dall’estero?”.

La società si definisce una “media company indipendente”: su quest’aggettivo, si ha ragione di nutrire una qualche perplessità. Si legge su “Box Office” di lunedì scorso 20 maggio: “il Dipartimento Sales di Warner Bros. Entertainment Italia curerà la distribuzione operativa nelle sale cinematografiche, mentre Netflix avrà la prima finestra post-theatrical in esclusiva…”. E ciò basti…

Pochi hanno il coraggio di sostenere che – soprattutto grazie al “Tax Credit” – l’Italia è ormai divenuto territorio di conquista delle multinazionali dell’immaginario.

Clicca qui per il report Inps, “Osservatorio Gestione Lavoratori dello Spettacolo e Sportivi Professionisti”, a cura del Coordinamento Generale Statistico Attuariale, Istituto Nazionale della Previdenza Sociale – Inps, Roma, 22 maggio 2024.

[ Note: questo articolo è stato redatto senza avvalersi di strumenti di “intelligenza artificiale. ]

(*) Angelo Zaccone Teodosi è Presidente dell’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult (www.isicult.it) e curatore della rubrica IsICult “ilprincipenudo” per “Key4biz”.

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