Sarà varato dal prossimo Consiglio dei Ministri del 20 febbraio il Piano Nazionale per la banda ultralarga. Terminata a dicembre la fase di consultazione, si attende ora anche la mappatura delle aree bianche, effettuata da Infratel per individuare le zone non ancora raggiunte dalla fibra ottica. La società in house del Ministero dello sviluppo economico, in realtà, non ha potuto far altro che constatare che il territorio italiano è quasi un’unica area bianca, e lo ha suddiviso in ben 96 mila aree molto piccole, sperando che in questo modo gli operatori, anche quelli più piccoli, saranno invogliati a mettere mano al portafogli per ‘prenotare’ – c’è tempo fino al 31 marzo – le singole zone in cui vorranno investire e presentare i loro piani di investimento nella banda ultra larga a 30 Mbps e 100Mbps entro il 31 maggio.
Ma rispetto ai risultati della consultazione pubblica chiusa a luglio – quando è emerso che sui circa 8 mila comuni italiani, l’impegno degli operatori privati si è concentrato in appena 482 città che dovrebbero essere collegate a 30 Mb entro il 2016, per un investimento complessivo di poco inferiore a 2 miliardi di euro – non molto sembra essere cambiato.
Resta pertanto un gap enorme tra gli obiettivi del Piano Strategico e la realtà dei fatti, una scollatura che fa pensare che l’obiettivo del Governo di raggiungere entro il 2020 la copertura fino all’85% della popolazione con una connettività ad almeno 100 Mbps è a tutti gli effetti irrealistico.
Secondo i calcoli, per raggiungere tale obiettivo saranno necessari 12,3 miliardi di euro, dei quali 6 saranno erogati dal pubblico.
Per quanto riguarda, nello specifico, i fondi pubblici, attraverso i POR – FESR e FEASR – saranno distribuiti 4,2 miliardi di euro (incluso cofinanziamento nazionale). In particolare, circa 2,4 miliardi di euro potranno essere dedicati alle infrastrutture abilitanti il servizio a banda ultralarga (a 30 e 100 Mbps). La quota parte comunitaria del FESR (Fondo Europeo per lo Sviluppo Regionale) è così ripartito nel territorio: 722 milioni di euro per le 4 regioni convergenza; 26 milioni di euro per le regioni in transizione; 196 milioni di euro per le regioni competitività; 256 milioni di euro, infine, sono relativi alle risorse FEASR (Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale). Il completamento della strategia sarà quindi permesso dal Fondo Sviluppo e Coesione: a valere su tale fondo, a partire dal 2017, potranno essere stanziati fino a 5 miliardi di euro per le infrastrutture di telecomunicazioni.
Ma gli operatori, dopo la presentazione della Strategia da parte del Governo, che pure ha messo in campo non solo soluzioni per l’accesso al credito agevolato e incentivi fiscali, ma anche una parte di contributi a fondo perduto limitata in alcune aree (Cluster C e D), non sembra si siano mossi dalle loro posizioni di luglio, poco o per nulla convinti dal ritorno economico degli investimenti nelle reti a 100 Mb.
L’obiettivo dei 100 MB resta pertanto più realistico al Sud, dove a investire sarà il Pubblico attraverso Infratel e la rete così realizzata sarà messa a disposizione degli operatori alle stesse condizioni.