Maggiori incentivi ai coinvestimenti e una revisione alle regole sugli aiuti di Stato per favorire l’intervento pubblico nelle infrastrutture ultrabroadband. Sarebbero questi gli interventi previsti dalla Commissione europea per fare in modo che tutto il Continente sia coperto dalla banda larga a 100Mbps entro il prossimo decennio.
Nuovi ambiziosi obiettivi, quelli contenuti in un documento anticipato dal Financial Times, che dovrebbero rientrare nella proposta di revisione delle norme sulle telecomunicazioni in programma per settembre 2016. Tra questi, anche l’estensione delle connessioni a 1 Gbps a tutte le scuole e le aziende.
Un traguardo, quello rappresentato dalla creazione della “gigabit society”, che potrebbe essere raggiunto più agevolmente anche grazie a una maggiore spesa pubblica, anticipa sempre il Financial Times.
Ricordiamo che nelle scorse settimane, Bruxelles ha dato il suo via libera al piano italiano per portare la banda ultralarga nelle aree a fallimento di mercato del paese. Il piano coinvolge complessivamente 7.300 comuni italiani su 8 mila e 13 milioni di cittadini e prevede una spesa pubblica circa 4 miliardi di euro, in linea – ha stabilito Bruxelles – con le norme dell’Unione in materia di aiuti di Stato, visto che “la strategia porterà l’accesso veloce a internet in aree in cui non è al momento disponibile, senza falsare indebitamente la concorrenza”.
Potrebbe essere dunque quella tracciata dall’Italia la strada da seguire per accelerare la diffusione delle reti ultraveloci, la cui carenza, nel nostro Paese, è un handicap evidente soprattutto nei distretti industriali. Basti pensare che, come più volte evidenziato anche al nostro giornale da importanti esponenti dell’industria come l’amministratore delegato di Italtel Stefano Pileri, il 77% delle aree industriali lombarde è ubicato in aree identificate come bianche e serve quindi una netta inversione di tendenza per garantire che anche il nostro tessuto produttivo colga i vantaggi dell’ultrabroadband.
Secondo i calcoli del Governo italiano, l’investimento per raggiungere la completa attuazione del piano strategico è di 12,4 miliardi di euro, mentre per raggiungere gli obiettivi contenuti nel piano anticipato dal FT, le telco dovrebbero investire 155 miliard di euro.
Una cifra ingente, che per circa l’80% è collegata agli scavi necessari per la posa della fibra. Per risparmiare su questi costi, sarebbe opportuno che gli operatori collaborassero, come avviene in Francia dove Orange, Numericable SFR e Free hanno avviato investimenti FTTH condivisi in alcune aree urbane e la strada del coinvestimento è stata inserita in un regolamento posto a consultazione pubblica per raccogliere le opinioni degli operatori.
Ma non sempre gli operatori sono disponibili a tali collaborazioni e non sempre si trovano d’accordo sulla tecnologia da utilizzare, come in Germania dove la Ue è stata chiamata ad avallare il piano dell’ex incumbent Deutsche Telekom che prevede l’upgrade della rete in rame. Un piano, in parte modificato per soddisfare i paletti della Ue, che è stato fortemente criticato dai concorrenti – Vodafone in primis – perchè ritenuto distorsivo della concorrenza e sul quale Bruxelles si pronuncerà nelle prossime ore.