Con due diversi interventi, uno datato maggio e l’altro agosto, ma pubblicati nell’ultimo bollettino, l’Autorità antitrust ha espresso il suo parere sui bandi Infratel per portare la banda ultralarga nelle aree a fallimento di mercato.
Il primo bando di gara Infratel, che comporta investimenti per 1,4 miliardi di euro in sei Regioni (Abruzzo, Molise, Emilia Romagna, Lombardia, Toscana e Veneto), è stato pubblicato il 3 giugno scorso. Il secondo, pubblicato ad agosto mette a gara risorse per 1,2 mld in 10 Regioni (Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria, Friuli Venezia Giulia, Umbria, Marche, Lazio, Campania, Basilicata, Sicilia) e nella Provincia autonoma di Trento.
“I due bandi si chiuderanno non più tardi di febbraio-marzo, il primo senz’altro entro l’anno”, ha detto oggi l’Ad di Infratel Italia, Salvatore Lombardo, precisando che il terzo bando su Calabria, Puglia e Sardegna sarà pubblicato il prossimo anno. Nelle tre regioni, a differenza di quanto si possa credere, lo stato di avanzamento della rete in fibra ottica è a un livello molto avanzato e nelle aree lasciate scoperte dagli operatori potrebbe intervenire direttamente Infratel.
Nel giro di qualche settimana, il testo del primo bando è stato però impugnato sia da Telecom Italia che da Fastweb, che hanno presentato ricorso al Tribunale amministrativo del Lazio contestando, tra le altre cose, la decisione di avvantaggiare gli operatori non verticalmente integrati, come ad esempio Enel Open Fiber.
Una decisione che invece sembra essere stata apprezzata dall’Antitrust in particolare per la decisione di assegnare un punteggio differenziato “che valorizzi, tra i diversi modelli di gestione presentati dai partecipanti, quelli che offrono maggiori garanzie per il rispetto del principio di non discriminazione, attribuendo il punteggio massimo all’operatore attivo solo nell’offerta dei servizi di accesso all’ingrosso alla infrastruttura finanziata”.
In particolare, secondo parere dell’Agcm, “il punteggio più elevato attribuito alle offerte che prevedono il modello organizzativo dell’operatore di rete puro appare coerente con il salto di qualità che la separazione proprietaria presenta rispetto ad altre soluzioni. Si tratta, infatti, dell’unico modello organizzativo che rimuove strutturalmente gli incentivi a intraprendere condotte discriminatorie da parte dell’impresa che gestisce la rete”.
Secondo l’Autorità, infatti, “…in linea generale, i rischi di discriminazione sono strettamente connessi con l’integrazione verticale dell’operatore di rete: un operatore di rete attivo anche nei mercati al dettaglio ha sia la capacità che l’incentivo a porre in essere forme di discriminazione per ricercare un (indebito) vantaggio competitivo nella vendita dei servizi finali agli utenti”.
Quanto ai ricorsi degli operatori, il Tar discuterà il merito del ricorso di Fastweb il 14 dicembre. Telecom, intanto, ha rinunciato alla richiesta di sospensiva e il ricorso sarà discusso nel merito dal Tar del Lazio il 25 gennaio 2017, quando bandi potrebbero essere già assegnati.
La decisione di Telecom di rinunciare alla richiesta di sospensiva della gara potrebbe essere stata dettata proprio dalla necessità di ammorbidire i toni dopo la presentazione delle offerte e in previsione dell’aggiudicazione di qualche lotto.
Il bando per le prime sei Regioni, pubblicato il 3 giugno scorso, prevedeva due fasi: quella di prequalifica, nella quale gli operatori economici interessati dovevano fornire informazioni sui requisiti di partecipazione e sulle infrastrutture esistenti che avrebbero riutilizzato nel progetto (questa fase si è conclusa lo scorso 25 luglio ed ha visto la partecipazione di 6 soggetti); quella della presentazione delle offerte tecniche ed economiche (lettera di invito del 9 agosto 2016), che si è conclusa il 17 ottobre.
La gara prevede la progettazione, realizzazione, manutenzione e gestione in modalità wholesale di una rete passiva ed attiva di accesso, che consenta di fornire servizi agli utenti finali a 100Mbps in download e 50Mbps in upload per almeno il 70% delle unità immobiliari nel Cluster C e di almeno 30Mbps in download e 15 Mbps in upload per le restanti unità immobiliari del Cluster C e per quelle del Cluster D.
La rete sarà data in concessione per 20 anni e rimarrà di proprietà pubblica. I cittadini interessati dagli interventi previsti in questo bando sono 6,5 milioni, più di 3,5 milioni le unità immobiliari più di 500 mila le sedi di impresa e la PA, 3 mila i comuni.
Per ciascuno dei cinque lotti sono giunte due o più offerte ma ancora non si conoscono i nomi dei partecipanti né se alcuni di questi figurano in entrambe le gare.