Paese che vai, incumbent ‘colpevole’ che trovi. Come è spesso accaduto in Italia, dove le colpe del ritardo digitale sono state sovente attribuite a Telecom Italia, anche nel Regno Unito BT è sul banco degli imputati.
In un rapporto sullo stato della banda larga nel paese, la commissione Cultura, Media e Sport del Parlamento sottolinea che BT sta investendo troppo poco in Openreach, la divisione che si occupa delle infrastrutture. Un deficit stimato in centinaia di milioni di sterline all’anno.
Accuse pesanti quelle che la Commissione rivolge a BT, che avrebbe sfruttato la sua posizione dominante per prendere decisioni “in favore delle priorità e degli interessi del gruppo” a scapito degli azionisti e dei consumatori. Gli investimenti in Openreach sono rimasti invariati dal 2009 e la qualità dei servizi è scarsa, come scarsa è la trasparenza riguardo le spese e i piani di sviluppo della divisione, rimarca ancora il rapporto.
Ecco dunque che a BT viene chiesto di investire molto di più in Openreach e dare alla divisione maggiore autonomia su dove, come e quanto investire. Se l’ex monopolista non darà le adeguate garanzie del suo impegno a risolvere le criticità evidenziate dal rapporto, la Commissione potrebbe raccomandare all’Ofcom di procedere con la piena separazione di Openreach.
Ovviamente, comunque, la colpa del ritardo del Regno Unito non può essere solo di BT ma va ricercata anche nelle azioni del governo, del regolatore e – last bur not least – dei consumatori.
Perchè se, come dice il rapporto, “Il Regno Unito non sta investendo adeguatamente nelle infrastrutture critiche” ed è in ritardo rispetto agli standard internazionali sulla connettività, non può essere completamente colpa di BT. La struttura dell’industria e le strategie per lo sviluppo della banda larga sono infatti determinate in larga parte dall’Ofcom e dall’azione di governo, che negli ultimi anni sembra siano state orientate più dalla quantità che dalla qualità.
Come dire: l’importante è dare la banda larga ai consumatori il prima possibile e al prezzo più conveniente per salire nelle classifiche relative alla copertura e livello di utilizzo dei servizi.
Ofcom, dal canto suo, è stata troppo lenta – nove anni – a introdurre standard minimi di servizio con sanzioni finanziarie per Openreach e a prendere le adeguate misure per stimolare gli investimenti nelle infrastrutture, essendo l’Authority troppo focalizzata sui risultati nel breve periodo per incentivare un ambiente digitale veramente competitivo e ‘pro-futuro’.
A fare le spese di questa miopia, imputabile anche al Governo, sono state soprattutto le piccole e medie imprese, costrette a pagare prezzi esorbitanti per una connessione alternativa o ad aspettare che BT decidesse di coprire la loro zona.
Mentre, insomma, torna lo spauracchio dello scorporo – se ne discuterà probabilmente per molti anni ancora come successo in Italia – il Regno Unito dovrà capire su che tipo di banda larga vuole garantire ai consumatori.