Il partenariato

UE. Accordo con Canberra per i minerali critici, serviranno a produrre tecnologie a zero emissioni (il 40% made in Europe entro il 2030)

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L’Europa ha bisogno di minerali critici per le sue industrie strategiche (dalle rinnovabili alle tecnologie di rete, dall’elettrificazione al nucleare) e l’Australia è un nuovo partner per la fornitura di materie prime estrattive. Bruxelles approva definitivamente il regolamento per sviluppare un'industria a emissioni zero, pilastro del green deal.

Bruxelles e Canberra firmano partneriato strategico sui minerali critici, centrali per il Green Deal europeo

L’Europa cerca una strada per rafforzare rapidamente la propria autonomia strategica in termini di approvvigionamento di materie prime critiche, fondamentali per completare la transizione energetica, digitale ed ecologica.

L’accordo raggiunto dall’Unione europea (Ue) e l’Australia va verso questa direzione: un partenariato bilaterale per la cooperazione in materia di minerali critici e strategici sostenibili, firmato stamattina dal vicepresidente esecutivo e commissario per il Commercio, Valdis Dombrovskis, e dal commissario per il Mercato interno, Thierry Breton, con la ministra delle Risorse e del Nord dell’Australia, Madeleine King, e il ministro del Commercio e del turismo, Don Farrell.

La crescita dell’industria estrattiva australiana

L’accordo mira a consentire all’Ue di diversificare le sue forniture di materiali necessari per le transizioni verde e digitale, contribuendo nel contempo allo sviluppo del settore interno australiano dei minerali critici, su cui Canberra punta molto per migliorare il proprio export e confermare la leadership in alcuni mercati.

L’industria estrattiva australiana ha risposto alla crescente domanda di minerali critici con ulteriori esplorazioni. Le scorte nazionali sono aumentate di altri 13 minerali critici nel 2022: manganese (79%), elementi del gruppo del platino (45%), terre rare (34%), nichel (11%), cobalto (10%), rutilo (15%), zircone (12%), ilmenite (11%), vanadio (5%), grafite (6%), litio (5%), molibdeno (5%) e tantalio (5%).

L’accordo tra Australia e Ue copre l’intera catena del valore dei minerali critici e strategici: esplorazione, estrazione, trasformazione, raffinazione, riciclaggio e trattamento dei rifiuti di estrazione.

La fame di minerali critici dell’Ue

Il punto è che i fabbisogni di materie prime critiche sono in forte aumento per la produzione di motori elettrici, batterie, accumulatori, elettrolizzatori, turbine eoliche, chips, pannelli fotovoltaici, le tecnologie di rete, l’idrogeno, il nucleare, solo per citare i settori principali.

Nel 2023, il valore cumulato di importazioni ed esportazioni di materie prime tra l’Ue e il resto del mondo è stato di 165 miliardi di euro, per 358 milioni di tonnellate complessive (con l’import a 224 milioni di tonnellate, rappresenta il 62% del totale).

Tra il 2013 e il 2023, il commercio dell’UE di metalli e minerali è cresciuto del 30%, equivalente a una crescita media annua del 2,9%.

Via libera al Net Zero Industry Act europeo

L’adozione definitiva del Regolamento europeo sull’industria a zero emissioni (Net Zero Industry Act) consente al vecchio continente di rafforzare i propri obiettivi di decarbonizzazione, grazie al potenziamento dell’industria delle tecnologie pulite.

“L’Ue dispone ora di un contesto normativo che gli consente di espandere rapidamente la produzione di tecnologie pulite. La legge crea le migliori condizioni per quei settori che sono fondamentali per raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette entro il 2050. La domanda è in crescita a livello mondiale e siamo ora meglio attrezzati per aumentare l’offerta europea”, ha commentato la Presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen.

L’idea di Bruxelles è tentare la strada della leadership nel settore delle tecnologie pulite e dell’intelligenza artificiale (AI), con due obiettivi strategici: riuscire a produrne almeno il 40% in casa (sostanzialmente il made in EU) e raggiungere una quota del 15% della produzione mondiale.

Tramite queste tecnologie, l’Ue deve riuscire a stoccare nei siti continentale almeno 50 milioni di tonnellate di CO2 annue, entro la fine del decennio.

Cosa dice il regolamento

Il nuovo regolamento migliora inoltre le condizioni per gli investimenti nelle tecnologie a zero emissioni nette, semplificando e accelerando le procedure di autorizzazione, riducendo gli oneri amministrativi e agevolando l’accesso ai mercati.

Le autorità pubbliche dovranno prendere in considerazione la sostenibilità, la resilienza, la cybersecurity e altri criteri qualitativi nelle procedure di appalto, per le tecnologie pulite e nelle aste per la diffusione delle energie rinnovabili.

Gli Stati membri potranno così sostenere una serie di tecnologie a zero emissioni nette, tra cui l’energia solare fotovoltaica, l’energia eolica, le pompe di calore, le tecnologie nucleari, le tecnologie dell’idrogeno, le batterie e le tecnologie di rete, istituendo “progetti strategici” che beneficeranno di uno status prioritario a livello nazionale, di tempi di autorizzazione più brevi e di procedure semplificate.

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