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Ucraina, sempre più campo di battaglia per robot militari. Il ruolo dell’IA

Macchine da guerra in Ucraina

La guerra in Ucraina potrebbe passare alla storia, tra le altre cose, come il primo conflitto combattuto sul campo anche da robot militari armati e non, quindi da macchine da guerra senza pilota, guidati da software di intelligenza artificiale.

Non che sia la prima volta in assoluto, macchine da combattimento telecomandate, anche se sperimentali, sono state schierate fin dalla Seconda guerra mondiale, con i primi droni d’assalto armati e pilotati da remoto schierati dagli Stati Uniti nel 2020 in diversi scenari militari.

Rispetto alle ultime guerre in Iraq, Afghanistan e Siria, però, in Ucraina entrambi le forze sul campo stanno impiegando droni d’assalto tecnologicamente equivalenti, quasi da lasciare immaginare i primi scontri tra robot di opposti fronti.

Al momento, sono lanciati contro il nemico attacchi dal cielo con droni autonomi, o inviate macchine blindate per supporto alla fanteria a terra. In molti casi sono robot in fase di test, mai impiegati prima in territorio di guerra.

Alcuni esempi di UGV armati o meno

Secondo un articolo pubblicato da thenextweb.com, questo spiegherebbe anche il motivo per cui diversi Governi hanno offerto numerosi modelli di queste macchine militare, sostanzialmente da testare sul campo.

Per quel che riguarda gli Ugv (Unmanned ground vehicle) militari, veicoli terrestri pilotati da remoto, ha spiegato Alex Stornell, analista UGV presso Janes, “tutti hanno parlato dell’Uran 9, UGV da combattimento russo in Ucraina, ma nessuno lo ha visto davvero in azione, e questo perché sicuramente è ancora in fase di sperimentazione sul campo”.

Un altro esempio della pioggia di offerte di robot militari, armati o meno, alle forze armate militari ucraine e russe (sicuramente Mosca ha ricevuto droni dall’Iran e qualcuno parla anche di forniture da Pechino, ma non confermate), è l’annuncio del ministero della Difesa tedesco, che ha ordinato l’invio immediato di 14 THeMIS, mezzi Ugv non armati, attrezzati per l’evacuazione delle vittime e per la ricerca e la rimozione di mine antiuomo e dispositivi esplosivi simili.

Ci sono poi i robot M-UMT (Manned-unmanned teaming), che sono dei blindati automatizzati pensati per seguire, come i vecchi muli della prima guerra mondiale, i soldati sul terreno di battaglia, portando attrezzature e altri dispositivi di soccorso.

Secondo l’articolo, inoltre, la Russia avrebbe emesso un premio di un milione di rubli (circa 15.000 euro) a chiunque catturi un’unità Milrem THeMIS in Ucraina.

Paura dei robot, o dell’IA? Chi sarà a sparare il prossimo colpo, un umano o un software?

Più che dei mezzi meccanici equipaggiati per la guerra, con armi o senza, per combattere o solo supportare truppe a terra, secondo il giornalista sembra che il pericolo maggiore proverrà col tempo dagli sviluppi e le applicazioni militari dell’intelligenza artificiale.

Più che le pallottole o i missili, insomma, c’è da temere il sistema decisionale autonomo che li spara. Finchè la guerra in Ucraina andrà avanti, vedremo sempre più test di UGV dotati di software IA, con buona pace di chi voleva individuare dei principi etici guida per regolamentare questi impieghi tecnologici in ambito militare e civile.

I prossimi lanci di missili e i futuri bombardamenti saranno quindi decisi da un’IA? La risposta non ce l’abbiamo ancora, ma già è inquietante la domanda di per sé.

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