Negli Usa non hanno nulla di simile a Immuni, ma sono mesi, già da prima del virus, che Uber fornisce alle autorità sanitarie americane (e non solo) dati per il tracciamento di potenziali malati di Covid-19. Lo scrive la Reuters, aggiungendo che la app per il servizio di trasporto ha messo a punto un portale apposito destinato alla richiesta di dati su passeggeri e autisti da parte delle autorità sanitarie.
Il nuovo servizio ha ricevuto 560 richieste di informazioni sul coronavirus, 158 delle quali dagli Usa, da 29 paesi nel primo semestre del 2020.
Non è la prima volta che Uber fornisce dati degli utenti alle autorità, ad esempio alla polizia per indagini relative a un crimine.
Le autorità possono richiedere informazioni sui dati relativi ai nomi dei passeggeri e alle ricevute degli autisti. L’idea è poter entrare in contatto con qualche passeggero o autista che ha bisogno della quarantena. Il servizio è attivo da mesi e la compagnia è in grado di dare informazioni spesso rilevanti nel giro di poche ore dalla richiesta.
Il servizio, secondo quanto dichiarato da Uber, era in funzione anche prima dell’esplosione della pandemia negli Usa.
L’anno scorso la compagnia ha iniziato a ricevere richieste di informazioni da parte delle autorità sanitarie americane dopo lo scoppio di un’epidemia di morbillo.
Alcuni manager aziendali hanno poi tenuto degli incontri a gennaio 2020 con le autorità sanitarie americane e Los Angeles dei Centers for Disease Control (CDC) per capire in che modo i dati di Uber potessero essere usati a scopi sanitari.