Twitter cambia policy sulla data protection e decide che, per tutti gli utenti al di fuori degli USA, saranno applicate le norme sulla privacy in vigore in Irlanda. Resta da capire come reagirà Bruxelles a questo cambiamento di rotta da parte dell’azienda Usa.
L’annuncio della compagnia Usa è arrivato venerdì scorso, precisando che dal 18 maggio in poi, tutte le informazioni sul conto degli utenti di Twitter extra-USA saranno soggette alle norme di privacy vigenti in Irlanda, norme che -in altre parole- si basano sulla direttiva europea della Data Protection.
Dagli uffici del Garante Privacy si commenta che per ora “Quello di Twitter è ancora un annuncio, andrà valutato alla prova dei fatti. Vedremo, potrebbe essere un fatto positivo. Probabilmente è un portato del Regolamento europeo di prossima approvazione e degli effetti della sentenza Google Spain”.
Per quanto riguarda gli account statunitensi non ci saranno cambiamenti. I dati verranno ancora gestiti dalla sede centrale di Twitter a San Francisco, saranno quindi soggetti alla legislazione americana.
La notizia non può che stabilire un precedente importante, dal momento che l’Europa e gli Stati Uniti non vanno d’accordo sul tema privacy. Sicuramente, la differenza di posizioni nasce dai trascorsi non ‘rassicuranti’ degli USA in materia di monitoraggio dati (vedi il caso Snowden ndr.) e da una regolamentazione altrettanto ‘blanda’ in materia, che permetterebbe al governo di ottenere dati personali con più facilità da compagnie OTT rispetto all’Europa.
Una situazione, di fatto, delicata quella della protezione dati che potrebbe complicarsi ancora di più il 24 giugno, data entro la quale è previsto il parere della Corte Europea di Giustizia sul Safe Harbour, l’accordo bilaterale sulla data protection in vigore tra Europa e Stati Uniti, per regolare il trasferimento dati da una società europea a una statunitense. Un accordo che, secondo molti esperti e attivisti, non garantisce la tutela dei dati personali dei cittadini Ue, ma che -dato il suo carattere di trasmissione di dati transfrontaliero- potrebbe creare, negli anni a venire, non pochi problemi per le autorità nazionali.
Twitter ha inoltre aggiunto qualche dettaglio in più nella sua politica sulla privacy, chiarendo –ad esempio- che qualsiasi utente può usare uno pseudonimo, che si può usare il numero di telefono come informazioni del contatto e che ci saranno delle opzioni in più nella categoria privacy (ad esempio la possibilità di non essere taggato in foto ndr.)
Ma alla domanda perché Twitter stia operando questi ‘delicati’ cambiamenti, l’azienda fa sapere nella nota che “poiché sempre più persone nel mondo utilizzano i nostri servizi, abbiamo ampliato le operazioni per migliorare l’assistenza ai nostri utenti a livello globale. Le modifiche ai Termini di Servizio e all’Informativa sulla Privacy manifestano questa espansione e rappresentano meglio il nostro approccio nella fornitura dei servizi agli utenti”.
Una motivazione, quella data da Twitter, che sembra più ‘politically correct’ che di sostanza. Tutto fa presumere, invece, che l’aggiustare ‘il tiro’ sulla protezione dati e privacy sia stata una mossa ben architettata dall’azienda, quasi a rappresentare una chiara e tangibile offerta di pace nei confronti dell’Europa, rassicurandola sul fatto che i nostri dati personali non verranno più trasferiti agli Stati Uniti.