Sta facendo discutere l’incontro alla Casa Bianca tra Donald Trump e il co-fondatore di Twitter, Jack Dorsey, perché secondo i critici il social non dovrebbe “stringere la mano” a chi vìola le regole della piattaforma (il presidente americano pubblica tweet contenenti minacce, commenti fuori luogo o veri e propri insulti nei confronti di altre persone), ma bannarlo. Anche se è il presidente degli Stati Uniti.
“Un sacco di argomenti discussi per quanto riguarda la piattaforma di Twitter e il mondo dei social media in generale. Non vedo l’ora di mantenere un dialogo aperto sul tema”, ha twittato Trump, a cui ha risposto, sempre sul social, Dorsey: “Grazie per il tempo. Twitter è qui per servire l’intera conversazione pubblica, e intendiamo renderlo più sano e più civile. Grazie per la discussione”.
Infatti, secondo una nota di Twitter i due hanno discusso su come “proteggere la salute della conversazione pubblica” sulla piattaforma in vista delle elezioni presidenziali degli Stati Uniti del 2020.
Tra gli altri presenti riunione, Dan Scavino, il direttore dei social media della Casa Bianca, che spesso pubblica per Trump su Twitter. Dorsey è stato accompagnato da Vijaya Gadde, responsabile legale, policy, fiducia e sicurezza di Twitter.
L’incontro alla Casa Bianca tra Trump e Dorsey è avvenuto alcuni giorni dopo l’attacco del presidente che ha accusato Twitter di essere “molto discriminatorio”, di avergli “cancellato costantemente follower” e di “non trattarlo bene come repubblicano” e di essere vittima “dei giochi politici di Twitter”, invocando così un intervento del Congresso. Già nell’agosto dell’anno scorso Trump si è scagliato contro l’imparzialità di Twitter, Facebook e Google: “Credo stiano in acque pericolose e devono stare attenti”.
Il vertice di Trump con Dorsey è arrivato anche un mese dopo l’annuncio della società di prendere in considerazione l’idea di etichettare tweet che violano le regole della piattaforma, e allo stesso tempo di non bannare chi non rispetta la policy, perché ritenuto di interesse pubblico.
Una mossa, quella delle etichette dei tweet, che potrebbe, potenzialmente, avere un impatto proprio su Trump, dal momento in cui alcuni critici hanno osservato che i molti suoi tweet hanno violato le regole della piattaforma.
Ma perché allora Twitter non cancella il profilo di Trump?
Ecco la motivazione del social, che non cita mai direttamente il presidente degli Stati Uniti:
“I leader mondiali eletti rivestono un ruolo critico nel dibattito per via del loro grande impatto sulla nostra società. Bloccare un leader mondiale da Twitter o rimuovere i suoi tweet controversi nasconderebbe informazioni importanti che la gente dovrebbe essere libera di vedere e discutere. Non porterebbe nemmeno a togliere la voce a quel leader, ma danneggerebbe certamente l’essenziale dibattito intorno alle sue azioni e alle sue parole”.
Questa decisione può essere stata prese perché a Twitter non conviene affatto cancellare il profilo di Donald Trump, che conta 25 milioni di follower ed è lo strumento principale con cui comunica il presidente degli Stati Uniti. Dunque, Trump può anche violare le regole della piattaforma senza conseguenze, perché genera traffico… Dalla sua elezione, Twitter è il social network di riferimento per la politica statunitense.
Trump su Twitter non può, però, bloccare gli utenti, perché “è contro il Primo emendamento”, ha stabilito un giudice americano. Per questo motivo il presidente Usa è stato costretto a sbloccare 48 utenti, che sul social l’hanno criticato.
Il principio potrebbe valere anche in Italia dove è l’art.21 della nostra Costituzione a garantire il libero pensiero?