La comunità scientifica preoccupata dalle bizze di Elon Musk. Il sito di microblogging è diventato uno strumento prezioso per decine di medici, virologi, infettivologi, epidemiologi che stanno moltiplicando i loro messaggi di allarme via Twitter, indicando ai loro follower dove seguirli su altre piattaforme in caso di spegnimento del sito da parte di Elon Musk.
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Via metà dei dipendenti
Il social network dell’uccellino blu ha perso in pochi giorni metà dei suoi 7.500 dipendenti, e diverse altre centinaia hanno sbattuto la porta, sollevando diversi dubbi sulla capacità del sito di restare in piedi.
Il carattere totalmente imprevedibile del suo nuovo proprietario fa inoltre temere nuove misure che altererebbero profondamente l’essenza stessa della piattaforma.
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C’è da dire che dai tempi della pandemia Twitter è diventato un vero strumento di lavoro per un numero cospicuo di medici: per informarsi. Per condividere le loro ricerche, per comunicare dei messaggi di salute pubblica o ancora per creare delle relazioni di lavoro con colleghi più disparati.
Una risorsa importante per il mondo accademico e della ricerca
La popolarità di Twitter nel mondo scientifico si è diffusa di pari passo con il virus. La diffusione di studi e raccomandazioni si è sviluppata a macchia d’olio a partire dal gennaio del 2020 sia per quanto riguarda le pre-pubblicazioni di articoli e studi scientifici sia per quanto riguarda articoli scientifici ancora inediti e in cerca di una rivista riconosciuta. La capacità di disseminazione scientifica di Twitter supera di gran lunga quella delle riviste scientifiche, perché raggiunge un pubblico più ampio e più vario, che esula dalla nicchia della comunità scientifica.
Ceryo, l’altra faccia della medaglia è che in mancanza di una censura specifica, alcuni ricercatori e lavori ottengono un successo e una popolarità immeritati. Il processo di validazione scientifica di un lavoro avviene per così dire in tempo reale si Twitter.
Collaborazione internazionale
Quel che è certo è che grazie a Twitter molti ricercatori si sono messi a collaborare, a distanza.
Molte collaborazioni scientifiche sono nate in quel periodo di pandemia, e pensa che tutto ciò possa cambiare in un futuro prossimo solleva più di una preoccupazione nel mondo della scienza, ha dichiarato ad esempio Jason Kindrachuk, 22mila follower, che da tempo lavora sull’ebola in Africa.
Molti esperti condividono il nome del loro profilo sulla rete rivale Mastodon e altri un collegamento al loro feed di notizie Substack.
In caso di problemi con Twitter, “troveremo altre piattaforme”, relativizza Jason Kindrachuk, “ma ci vorrà del tempo, e purtroppo le malattie infettive non aspetteranno che troviamo nuovi meccanismi di comunicazione”.