Nel giorno della relazione annuale di Aeranti Corallo, che rappresenta radio ed emittenti locali, il presidente Marco Rossignoli attacca a testa bassa il governo. “La crisi del mercato pubblicitario, i cambiamenti tecnologici e i nuovi modi di fare impresa radiotelevisiva – ha detto Rossignoli – imponevano scelte governative strutturali per accompagnare efficacemente il comparto in questa delicata fase in cui tutto è in continua evoluzione. Al contrario, nulla, in questo senso, è stato fatto e addirittura sono state assunte, su iniziativa del Governo, una serie di scelte legislative che hanno, più volte, rimesso completamente in discussione spazi e ruolo dell’emittenza locale, generando una situazione di incertezza permanente che ha impedito e sta impedendo qualsiasi programmazione aziendale da parte delle imprese. In questo contesto – ha aggiunto Rossignoli – molte emittenti radiotelevisive locali sono state costrette a ricorrere agli ammortizzatori sociali per il proprio personale dipendente, ad avviare procedure di mobilità e di licenziamento collettivo, a proporre procedure concorsuali per cercare di dare soluzione alle proprie posizioni debitorie”. Per Rossignoli, “l’interrogativo che si pone è quello di comprendere se il Governo voglia ancora un sistema radiotelevisivo dove ci sia spazio per l’emittenza locale”.
144 emittenti
Sono 144 le emittenti locali sfrattate sul territorio nazionale a causa delle interferenze generate dal segnale di trasmissione del digitale terrestre su quello dei paesi confinanti con il nostro paese e si stabilisceuna netta separazione tra operatori di rete (come RaiWay ed Ei Towers) e fornitori locali di contenuti. Il Governo ha previsto indennizzi complessivi per 50 milioni di euro per le emittenti che devono chiudere gli impianti. Una misura giudicata insufficiente come indennizzo, tanto più che l’assegnazione di frequenze sostitutive agli operatori che vorranno continuare la loro attività verrà pescata dalle frequenze non assegnate dall’ex beauty contest, di qualità sicuramente meno pregiata rispetto alle attuali.
Frequenze Tv, Giacomelli: ‘Agcom le pianifichi in tutte le regioni’
“Ci aspettiamo che Agcom pianifichi le frequenze in tutte le regioni e non a macchia di leopardo ed ho massima fiducia sul fatto che l’Autorità sarà impermeabile alle pressioni delle emittenti nazionali e si muoverà in sintonia con il governo”. Lo ha detto il sottosegretario alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, al convegno annuale di Aeranti-Corallo, in merito alle nuove frequenze messe a disposizione dal governo per le tv locali.
“Il passaggio al digitale – ha spiegato Giacomelli – è stato realizzato in modo da tutelare il duopolio, per questo si è saturato lo spettro, arrivando ad assegnare le frequenze coordinate alle reti nazionali e lasciando alle locali frequenze non assegnate all’Italia, senza alcun accordo con i paesi confinanti. Occorre dunque intervenire, senza arrivare alla chiusura delle tv locali. Per questo abbiamo messo a disposizione nuove frequenze e siamo in attesa che vengano pianificate dall’Autorità. Di fronte a ciò qualcuno ha storto il naso, ma noi l’abbiamo fatto lo stesso”.
“L’obiettivo – ha sottolineato il sottosegretario – è avere tutte le frequenze italiane riconosciute a livello internazionale”. Giacomelli ha inoltre ricordato che il governo attuale ha trovato “una legge sulla rottamazione delle frequenze con risorse inadeguate: i fondi ora sono più che raddoppiati, passando da 20 a 50 milioni di euro”.
L’esponente governativo ha quindi fatto sapere che nel ddl di riforma della Rai, nell’ambito della delega sul canone, “è stato inserito un punto relativo al finanziamento delle tv locali”. “I contributi – ha spiegato – sono simili a una lotteria: si parte da certe cifre all’inizio dell’anno e sia arriva a cifre molto inferiori. Il sistema deve cambiare per dare certezza e risorse adeguate. Se si desse, inoltre, valore giuridico al ruolo di servizio pubblico delle tv locali cambierebbe anche il rapporto con lo stato”.
Interferenze
La situazione è difficile, perché se da un lato c’è in gioco il futuro di molte emittenti che sono già in stato di agitazione, dall’altro c’è da rispettare gli impegni che l’Italia ha preso con l’ITU (International Telecommunication Union) per risolvere i problemi interferenziali, in primis con Slovenia e Croazia, ma anche con Francia, Malta, Svizzera e San Marino.
“Se la risposta fosse positiva è evidente, però, che occorra un immediato cambiamento di rotta con la previsione di un serio progetto politico che, nel riaffermare il ruolo dell’emittenza locale, definisca in un’ottica di salvaguardia del pluralismo sul territorio, prospettive e percorsi che diano certezze alle imprese che intendano continuare ad investire nel settore, favorendo la ripresa del mercato pubblicitario, eliminando l’eccessiva e ingiustificata burocrazia, attuando decisi interventi di semplificazione e di liberalizzazione e aprendo la strada alla conversione dell’ormai vecchio modello di emittente locale in quello di azienda multimediale del relativo territorio”.
Secondo Aeranti Corallo, è inaccettabile l’esclusione dalla pianificazione di 76 frequenze regionali, con conseguente chiusura di 144 operatori di rete televisivi locali che danno occupazione a oltre duemila lavoratori e che corrispondono a circa un terzo degli operatori di rete locali esistenti e a circa il cinquanta per cento di quelli operanti nelle regioni che si affacciano sulla costa adriatica.
Lcn
“E’ inaccettabile – ha continuato Rossignoli – perché tali 144 emittenti operano in virtù di diritti d’uso delle frequenze rilasciati, per la durata di vent’anni, dal Ministero dello Sviluppo economico a seguito di gare svoltesi negli anni 2011-2012, nelle quali dette emittenti sono risultate utilmente collocate nelle rispettive graduatorie.” E, ancora, “E’ inaccettabile perché la problematica della compatibilizzazione radioelettrica con i paesi esteri confinanti è stata posta esclusivamente a carico delle tv locali in piena violazione delle norme che prevedono che almeno un terzo delle frequenze competa alle stesse tv locali.”
Rossignoli ha poi aggiunto di ritenere inaccettabile la scelta di relegare l’emittenza televisiva locale a svolgere l’attività di fornitore di servizi di media audiovisivi senza che, allo stesso tempo, siano attive reti tecnicamente idonee a veicolare i contenuti nei diversi ambiti territoriali nei quali le tv locali operano. “La previsione di graduatorie per accedere alla capacità trasmissiva degli operatori di rete e per ottenere l’attribuzione di nuove numerazioni lcn, con validità di solo tre anni e basate su criteri in alcuni casi inidonei, come, ad esempio, quello degli indici di ascolto, conferma l’inadeguatezza del progetto definito con la legge di stabilità 2015. E’ evidente, infatti, – ha proseguito Rossignoli – che rimettere in discussione ogni tre anni le assegnazioni della capacità trasmissiva e le attribuzioni delle numerazioni Lcn renda insostenibile ogni impegno e investimento nell’emittenza locale”.
Rossignoli ha, quindi, affermato che “la legge di stabilità 2015 debba essere modificata sopprimendo la previsione dell’utilizzo di tali graduatorie ai fini di un nuovo piano di attribuzione delle numerazioni dell’ordinamento automatico dei canali della tv digitale terrestre. E’ evidente, infatti, che dopo cinque anni di utilizzo delle attuali numerazioni, ogni eventuale variazione sarebbe estremamente penalizzante per tutte le tv locali. In caso di modifica delle numerazioni le trasmissioni di ogni tv locale non sarebbero, infatti, più ricevibili fino alla risintonizzazione dei televisori e dei decoder ubicati nell’area di operatività della tv stessa”.
Radio digitale
Sul tema della radiofonia, Marco Rossignoli, nel corso della propria relazione annuale, ha affermato che questa sta scontando un grave ritardo nella evoluzione tecnologica.
“L’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – ha detto Rossignoli – ha, recentemente esteso alle regioni Umbria e Valle D’Aosta, nonché alle province di Torino e di Cuneo, il progetto pilota avviato, negli scorsi anni, nelle province di Trento e di Bolzano, per le trasmissioni radiofoniche digitali terrestri.” E ancora, “E’ evidente, però, che l’avvio delle trasmissioni radiofoniche digitali in altre aree del Paese sarà possibile solo in presenza di una quantità di risorse frequenziali e di una pianificazione che permettano ad ogni soggetto interessato, locale e nazionale, avente titolo, di poter effettivamente accedere alla nuova tecnologia trasmissiva a parità di condizioni con tutti gli operatori”. Rossignoli auspica quindi l’acquisizione del canale 13, attualmente in mano alla Difesa, nella pianificazione nazionale delle frequenze.