Il futuro dell’emittenza locale, dal punto di vista della tutela occupazionale e della difesa del pluralismo dell’informazione, in vista della migrazione dei broadcaster dalla banda 700 che si dovrà chiudere entro il 2022, per fare spazio al 5G. Questo in sintesi l’oggetto dell’interrogazione a risposta in commissione Trasporti e Telecomunicazioni rivolta al ministro dello Sviluppo Economico Luigi Di Maio, firmata da Federica Zanella, deputata di Forza Italia membro della Commissione Trasporti e Telecomunicazioni, del collega Mauro D’Attis.
L’interrogazione arriva in concomitanza con la presentazione da parte del Mise delle prime conclusioni programmatiche del Tavolo 4.0, in corso al ministero per accompagnare la migrazione dei broadcaster sulla banda sub 700.
In dettaglio, l’interrogazione di Zanella e D’Attis, parte dal fatto che il settore dell’emittenza locale occupa circa 5mila persone, tra cui tanti giornalisti che rischiano di perdere il posto, visto che non poche emittenti chiuderanno i battenti in questa fase.
Per questo, gli esponenti azzurri chiedono al ministro Di Maio “quali siano le intenzioni del Governo in relazione alla soppressione della riserva di un terzo della capacità trasmissiva a favore delle emittenti locali e se si ritenga con essa di risolvere il problema del rilascio della banda 700; quali siano le intenzioni del Governo in relazione ai finanziamenti pubblici all’editoria radiotelevisiva locale privata e come intenda garantire, in termini economici e di capacità trasmissiva, la continuità aziendale e il futuro delle televisioni locali, anche in seguito al rilascio della banda 700”.
“Il Ministro Di Maio si è più volte espresso contro tale categoria (i giornalisti ndr), auspicando altresì la fine di molte realtà editoriali – si legge nell’interrogazione – e dimostrando, a giudizio degli interroganti, evidente fastidio per il pluralismo di cui sopra e per la libertà di stampa che, tuttavia, ci si permette di ricordare è sancita dall’articolo 21 della Costituzione. Vale pertanto la pena chiedersi se le manovre in atto, successivamente illustrate, non siano volte proprio a eliminare una parte di quella libera informazione che evidentemente infastidisce, perché non può essere gestita né sottomessa”.
Zanella e D’Attis ricordano inoltre che l’asta 5G ha garantito un introito di ben 4 miliardi di euro in più rispetto alla stima minima indicata nella legge di bilancio 2018, ma che il Governo “non mostra alcuna intenzione né di ristorare in maniera più adeguata la perdita di capacità trasmissiva per quanto concerne le tv locali, né di reimpiegare tali risorse per interventi mirati e concreti, oltre che adeguatamente finanziati sul settore, e si limita invece a impiegare queste risorse per l’abbattimento del debito”.
A tutto questo, scrivono i deputati azzurri, “si aggiunge la volontà dichiarata di rivedere, quantomeno, se non proprio eliminare completamente, quanto previsto dalla legge 28 dicembre 2015, n. 208 (legge di stabilità 2016) che regola l’impiego del cosiddetto extra gettito Rai, cioè le eventuali maggiori entrate derivanti dal canone, prevedendo un finanziamento fino a 125 milioni di euro annui al fondo per il pluralismo e l’innovazione dell’informazione, destinato al sostegno dell’editoria e dell’emittenza radiofonica e televisiva locale”.
tutto quanto sopra riportato è “fortemente discrasico”, secondo gli interroganti, per quanto concerne le dichiarazioni del Ministro Di Maio, “con quanto asserito dallo stesso durante l’audizione del 26 luglio 2018, unica nella quale è intervenuto in IX Commissione trasporti e telecomunicazioni, dove ha posto la necessità di accelerare l’erogazione dei contributi relativi alle annualità 2017/18 poiché fondamentali per la sopravvivenza di molte realtà radiotelevisive locali di cui sottolineava l’importanza”.