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Tutti di corsa con le app per il running

Tra i segnali inequivocabili dell’autunno, c’è il fiorire di schermate prese da app dedicate alla corsa – ormai tutte con la loro brava funzione “condividi” – ed esibite con orgoglio sui social. Il primo risultato è far sentire in colpa tutti quelli che accostano l’arrivo del freddo a polenta e risotto ai porcini, non a scarpette indossate alle sei del mattino; il secondo, più raro, è spronare qualcuno dei pigri a contemplare allo specchio la propria forma fisica non proprio soddisfacente, scaricarsi una delle suddette app e iniziare un nuovo percorso. Va da sé che una consistente porzione di questi nuovi maratoneti smetterà dopo un paio di settimane, ma è comunque un fatto che l’avvento di applicazioni sempre più sofisticate, che puntano sullo sharing e sulla gamification per rendere più appetibile l’attività fisica – insieme al diffondersi di wearable da polso e non solo – abbia avuto un ruolo importante nel rendere la corsa «the new cool», come la definisce un recente articolo di Sportswear International.

Noioso correre? Non più

Per capire le dimensioni del fenomeno, basterà fare presente come nel 2018 il mercato della corsa – da magliette e pantaloncini a scarpe e smartwatch – ha raggiunto di 33 miliardi di dollari, con un salto del 7% fino all’anno precedente. A farle compagnia, il ciclismo e le camminate (incidentalmente, altre attività sportive che si prestano bene ad avere un “compagno” digitale).

I vantaggi della corsa rispetto ad altri sport sono evidenti: il costo è zero, una volta che si è acquistato l’outfit giusto per affrontare i chilometri quotidiani; può essere praticato ovunque, anche se si è lontani da casa; praticato con la giusta costanza, dà molti benefici a livello di forma fisica, aiuta a bruciare i grassi e, migliorando la capacità polmonare, è propedeutico per tante altre attività che prevedono scatti o percorsi su lunghe distanze, dal tennis al calcio fino alle escursioni in montagna.

Uno sport, se proprio bisogna trovare qualche difetto, che può essere un po’ noioso – soprattutto se non si variano mai i propri percorsi – e poco glamour. La tecnologia digitale ha consentito di rimediare a entrambi questi problemi, con la complicità di Internet mobile ormai diffuso ovunque a prezzi irrisori (per accorgersene basta consultare il comparatore di SosTariffe.it alla ricerca dell’offerta più interessante per i propri dispositivi).

Musica nelle orecchie di chi corre

Se correre per un’ora e più può essere meno divertente della partitella di calcio a cinque con gli amici o di una sfida a basket, le connessioni 4G consentono prima di tutto di ascoltare musica con playlist personalizzate (oltre a quelle curate dai fornitori di servizi in streaming, come Spotify) e darsi la carica per migliorare giorno dopo giorno i propri tempi o la distanza percorsa. Non solo: vanno molto anche le colonne sonore motivazionali, che simulano un trainer intento a darci la forza per fermarci un po’ più in là, non di rado con veri e propri scenari audio che vengono ricreati con tanto di uccellini che cantano e rilassanti suoni di ruscello, anche se ci si trova nella città più grigia; fino ad arrivare ad applicazioni come Zombie Run, dove lo stimolo a correre è dato da una voce concitata che spinge ad accelerare per non essere divorati… dagli zombie.

A tutto questo si aggiunge il fatto che il “setup” per una sessione di corsa con colonna sonora audio è molto più lineare e semplice di qualche anno fa. Un tempo si correva con un pesante smartphone al braccio collegato agli auricolari con filo, e bastava un movimento sbagliato per strapparseli dalle orecchie. Oggi sono sempre di più quelli che si limitano a un dispositivo indossabile – da quelli più semplici stile FitBit a quelli più costosi e completi come l’Apple Watch, che alla bisogna può servire anche da portafoglio virtuale grazie ad Apple Pay o per una telefonata – accompagnato da auricolari Bluetooth true wireless, realizzati con particolari accorgimenti che li rendono immuni alle gocce di sudore o alla pioggia (come i recentissimi e molto lodati Powerbeats Pro di Beats, ma tutto il mercato degli auricolari è in fase di forte espansione). C’è da dire anche che il GPS è sempre più sofisticato, grazie anche all’introduzione del GPS assistito o A-GPS, che permette di registrare i nostri movimenti appena usciamo dal portone di casa.

L’importanza della comunità

E per quanto riguarda l’aspetto “lifestyle” della corsa? A pensarci ci sono sempre le app, che propongono scarpe e abbigliamento esclusivi – per essere elegantissimi anche quando si suda con la lingua penzolini – concorsi mirati con sfide e premi ma soprattutto la possibilità di condividere i propri risultati con una community formata dai propri amici o anche da perfetti sconosciuti, per mettersi alla prova con corridori di tutto il mondo, scambiando commenti, foto, percorsi. Le principali app del settore – tra cui Strava o Runtastic che è diventato proprio pochi giorni fa Adidas Running, ma anche Nike+ Run Club o Runkeeper – curano moltissimo l’aspetto social, a cui fanno da eco le Stories su Instagram di tante celebrità di vario calibro, che amano pubblicizzare le proprie attività sportive (e i risultati che ne derivano).

Secondo due ricercatori del MIT, Sinan Aral e Christos Nicolaides, l’aspetto social è cruciale nel raggiungere buoni risultati nella corsa e, più in genere, nel fitness; analizzando infatti 2,1 milioni di relazioni social tra i corridori, per un totale di 350 milioni di chilometri in 5 anni, è emerso che nello stesso giorno un chilometro in più percorso dai propri amici porta un individuo a correre in media 300 metri in più, e un chilometro al minuto in più porta a correre 300 metri al minuto più in fretta; un effetto di emulazione che è particolarmente forte nel giorno stesso – in altre parole, se vediamo qualcuno con cui siamo collegati che registra un tempo migliore del solito, se usciamo in quella giornata siamo portati a spingere di più – e che svanisce via via col tempo. E quindi sì, il poter esibire a tutti il proprio record personale, in una società ultracompetitiva e iperconnessa, è come lanciare un guanto di sfida a distanza, aspettando che gli altri lo colgano.

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