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Turismo, l’Italia rischia il default post-Coronavirus: potrebbero fallire più di 40 mila imprese

App coronavirus immuni

Il 2019 è stato un ottimo anno per il turismo in Italia e le sue imprese. Secondo il ministero dei Beni culturali e il turismo e l’Enit, sono state 260 milioni le notti trascorse da turisti stranieri nel nostro Paese, con un aumento del +4,4%, per una spesa complessiva di 40 miliardi (+6% sul 2018).

Il turismo per l’Italia ha sempre rappresentato una voce di massima rilevanza, sia perché da lavoro a 4,2 milioni di occupati (totale dell’indotto), sia perché vale il 13% del PIL nazionale.

L’epidemia di Covid-19, il blocco delle attività e il confinamento domestico di tutti noi, hanno drasticamente trasformato il quadro generale, da molto positivo, a drammatico. Le decine di migliaia di decessi, le famiglie spezzate, i contagi, la disoccupazione crescente, non solo in Italia, ma in mezzo mondo, Europa compresa, sono tutti argomenti che non depongono a favore di una ripresa o “Fase 2” rapida ed efficace.

Il rischio fallimento per le imprese

Il turismo vive di investimenti, di imprese, di innovazione, di competenze, di fiducia ed ottimismo da parte dei cittadini, che poi sono coloro che spendono. Il Coronavirus ha spezzato per il momento la propensione alla spesa e al viaggiare e per questo motivo, secondo un nuovo studio Demoskopika, si registra già una prima perdita di fatturato delle aziende turistiche valutata attorno ai 10 miliardi di euro.

Sono oltre 40 mila le imprese del comparto turistico italiano che rischiano il fallimento a causa della perdita di solidità finanziaria alimentata dalla crisi sanitaria, stando al risultato dell’indagine, con il pericolo di arrivare a perdere 184 mila i posti di lavoro.

Un dato negativo che comunque è sottostimato. Solo nel primo trimestre 2020 sono state chiuse 7 mila imprese. Il risultato peggiore degli ultimi 25 anni.

Contrazione della spesa turistica

Nel 2020, secondo quanto riportato nel saggio “Turismo in quarantena”, scritto dal presidente dell’Istituto di ricerca, Raffaele Rio, l’emergenza Coronavirus potrebbe bruciare 18 miliardi di spesa turistica: 9,2 miliardi per la contrazione dell’incoming e 8,8 miliardi per la rinuncia alle vacanze degli italiani nel Bel Paese.

Il 70% della rilevante “sforbiciata”, pari a 12,6 miliardi di euro, sarebbe concentrata in sei sistemi regionali: Veneto, Lombardia, Toscana, Lazio, Emilia-Romagna e Trentino-Alto Adige.

La contrazione del consumo totale di beni e servizi sarebbe diretta conseguenza della riduzione di 29 milioni di arrivi che genererebbe, a sua volta, ben 143 milioni di presenze in meno con una flessione rispettivamente pari al 22,1% e al 34,2% rispetto al 2019.

Crisi e disoccupazione a livello regionale

Poco più della metà dei fallimenti, pari a 20.183 imprese, sarebbe concentrata nei sistemi a maggiore numerosità imprenditoriale per il comparto turistico italiano: Lombardia con 5.665 imprese, Lazio con 4.544 imprese, Campania con 3.896 imprese, Veneto con 3.071 imprese e Emilia-Romagna con 3.007 imprese.

Un lavoratore su dieci rischia di rimanere senza occupazione. A livello regionale, poco meno di 31 mila sarebbe la perdita quantificata nel solo sistema turistico della Lombardia, a cui seguirebbero il Veneto (-18.597 addetti), il Lazio (-18.095 addetti), l’Emilia-Romagna (-16.823 addetti) e la Toscana (-14.302 addetti).

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