Viaggi

Turismo, come la pandemia sta ridisegnando i viaggi in Europa

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Da Barcellona a Venezia, da Praga a Parigi, le città d’arte europee e le località di villeggiatura più famose soffrono della pandemia, del distanziamento sociale e delle sue conseguenze sulla mobilità delle persone e l’accesso ai luoghi di arte, storia e cultura.

Fino ad un anno fa circa, in questo periodo, a Barcellona, Amsterdam, Berlino e Venezia, enormi folle di turisti, provenienti da ogni parte del mondo, riempivano a più non posso piazze, vie, musei e monumenti, con non poche critiche e lamentele da parte dei cittadini residenti.

Una reazione anche comprensibile, se si pensa che città come Venezia, con appena 270 mila residenti, è stata invasa nel 2019 da oltre 25 milioni di turisti, mentre altre come Barcellona, che conta 1,6 milioni di residenti, è stata attraversata da un fiume di 30 milioni di turisti.

Oggi, non solo tutto ciò non c’è più, a causa dell’epidemia, ma gli stessi cittadini si lamentano di questa nuova situazione, di questa “mancanza di massa” dei turisti, che se da un lato, a volte, possono portare alcuni disagi e fastidi a chi abita le città, dall’altra sono una sicura fonte di guadagni.

Turisti al tempo del Covid-19

Il Covid-19 ha cambiato le carte in tavola quest’anno e visto che la pandemia non sembra intenzionata a mollare la presa, molte destinazioni turistiche sono ancora off-limits, o in altri casi prevedono la quarantena volontaria per chi arriva.

In un articolo sul quotidiano britannico The Guardian, si vuole però suggerire un modo diverso di affrontare il tema “virus/turismo”. Vista la situazione di crisi generalizzata e di forte contrazione dei viaggi con destinazione città d’arte e capitali europee, non sarà il caso di ripensare il modello di business legato a quest’economia?

Il risultato di questa riflessione potrebbe essere qualcosa di diverso rispetto a prima e allo stesso tempo di simile: “non vogliamo più turisti mordi e fuggi, ma visitatori, gente che passi del tempo nella nostra città, tanto da conoscerla ed amarla”, ha spiegato al quotidiano Barbora Hrubá, dipendente di un’agenzia di viaggi di Praga.

Della stessa idea è stato Xavier Marché, Assessore al turismo per la Città di Barcellona, “vogliamo più visitatori che turisti, siamo una città in crisi e stiamo cercando di costruire qualcosa di nuovo per il futuro”.

La cosa migliore è riuscire a sviluppare un’economia di visitatori più sostenibile, che non vada a danneggiare la qualità della vita dei residenti in città”, ha affermato al giornale Heleen Jansen, responsabile corporate communication di Amsterdam&Partners nella Capitale olandese.

Ripensare un nuovo modello di turismo

È l’occasione di ripensare il modo in cui si entra in una città d’arte da turista: non solo qualche ora o due notti per poi spostarsi in un altro centro, ma fermarsi più giorni.

Un modo efficace per conoscere i segreti di una città, per comprendere gli abitanti, per assaporare le atmosfere e i gusti dei quartieri più popolari e vivi, per ridistribuire ricchezza.

Il problema è che al momento, gran parte degli alberghi e degli hotel è chiuso o mezzo vuoto. Chi è aperto registra ancora un 60-70% di camere vuote.

A Barcellona, le associazioni di categoria hanno stimato una mortalità aziendale nel settore del 15% entro la fine dell’anno, mentre nella ristorazione non riapriranno più almeno un ristorante su quattro.

Un fenomeno che in parte è anche frutto delle politiche turistiche degli ultimi anni, che in più di un’occasione hanno chiuso un occhio sui B&B, le case private che affittano alloggi a prezzi spesso piuttosto elevati e senza versare un euro di tasse.

Resilienza turistica urbana

Bisognerebbe allora tornare ad affittare le stanze agli studenti universitari, magari ad un prezzo ragionevole, ha spiegato l’assessore al Turismo della città di Venezia, Paola Mar, un modo per mantenere viva l’economia cittadina per più mesi l’anno.

Un’esigenza che lega tutte queste città, le loro amministrazioni e chi vi abita, in un impegno che va verso la ridefinizione dei flussi turistici, non più concentrati in pochi giorni estivi, ma su più mesi l’anno, di modo che il fenomeno non impatti negativamente sui servizi e la qualità della vita.

Le città potrebbero risultare resilienti al Coronavirus, ma rimangono i problemi legati al libero accesso alle attrazioni, che non essendo più possibile “in massa”, va spalmato nel tempo.

Anche ripartendo dai residenti stessi, che negli ultimi anni si sono sentiti quasi respinti dalle proprie città, nel tentativo di riallacciare un rapporto andatosi deteriorando nel tempo.

Il turismo è una risorsa strategica per Paesi come l’Italia e la Spagna (e non solo), ma questa emergenza sanitaria ed economica legata alla pandemia è davvero l’opportunità di riorganizzare il settore turistico, con nuove idee e soluzioni più aderenti alle criticità del momento e del futuro prossimo.

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