Usa, dietro l’inversione di rotta di Trump il trionfo della corrente globalista alla Casa Bianca
14 apr 11:31 – (Agenzia Nova) – Il presidente Usa, Donald Trump, e’ praticamente irriconoscibile: il nazionalismo economico, il protezionismo commerciale e l’isolazionismo di cui si era fatto alfiere durante la campagna elettorale dello scorso anno sono stati abbandonati in favore di posizioni “assai piu’ vicine alla tradizionale visione dell’establishment di Washington” che pure il presidente ha additato come nemico giurato. A sottolineare questa svolta, emersa dapprima sul fronte della politica estera – con il rinnovato interventismo militare, la posizione di duro confronto con la Russia e l’endorsement alla Nato, prima contestata – e’ anzitutto il “Wall Street Journal”. il quotidiano ha intervistato il presidente questa settimana e ne ha raccolto una serie di clamorosi passi indietro in materia di economia e commercio: niente piu’ accuse di manipolazione valutaria alla Cina; niente piu’ guerra aperta alla Ex-Im Bank, che Trump ora ritiene anzi un asset importante per le piccole aziende usa esportatrici; e soprattutto, un cauto endorsement alla presidente della Federal Reserve Janet Yellen, che il presidente non esclude di riconfermare il prossimo anno alla guida della Fed. Dietro questa rivoluzione, scrive il “Wall Street Journal”, c’e’ il confronto della Casa Bianca con i grandi dirigenti aziendali statunitensi, in parte cooptati all’interno dell’amministrazione, che hanno convinto Trump a rivedere molte delle sue posizioni piu’ dure. La posizione di Trump in merito alla Ex-Im Bank, ad esempio, non sarebbe cambiata all’improvviso, ma all’inizio dell’anno, dopo l’incontro con Dennis Muilnburg, l’ad di Boeing Co.: il colosso aerospaziale Usa che e’ il principale beneficiario delle politiche e dei sussidi dell’agenzia per la promozione delle esportazioni. Piu’ in generale, la svolta riflette la vittoria della corrente “globalista” alla Casa Bianca, incarnata dal genero di Trump, Jared Kushner, dalla figlia del presidente Ivanka, e da alcuni altri esponenti di primo piano dell’amministrazione: primo tra tutti il direttore del Consiglio economico nazionale Gary Cohn, ex presidente di Goldman Sachs, cui la “Washington Post” dedica un editoriale. Sia Kushner che Cohn, che il quotidiano definisce “una voce moderata”, non hanno mai nascosto in passato il loro orientamento democratico. L’ascesa della loro corrente, comunemente definita “globalista”, coincide con l’apparente caduta in disgrazia del capo della strategia della Casa Bianca, Steven Bannon, principale esponente di quella “destra alternativa” e del nazionalismo economico che hanno proiettato Trump alla vittoria alle elezioni dello scorso novembre. Le voci piu’ maligne sostengono che Trump abbia sviluppato un’insofferenza nei confronti di Bannon, comunemente ritenuto la vera mente dietro il fenomeno politico incarnato da Trump, e addirittura una sorta di “presidente ombra”. Le parole riservate da Trump al suo consigliere, durante l’intervista al “Wall Street Journal”, paiono confermare del resto la sua caduta in disgrazia: Trump ha definito Bannon “un tizio che lavora per me”, ed ha precisato: “Io sono lo stratega di me stesso”. Significative a questo proposito anche le parole dell’ex presidente della Camera Newt Gingrich, sostenitore di Trump della prima ora: “Bannon e’ un brillante pirata, che ha avuto un impatto enorme. Alla fine, pero’, la Casa Bianca e’ come la Marina: una struttura corporativa assai dura coi pirati”.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
Usa, il direttore della Cia si scaglia contro Wikileaks: “E’ un’agenzia di intelligence ostile”
14 apr 11:31 – (Agenzia Nova) – Il direttore della Central Intelligence Agency statunitense (Cia), Mike Pompeo, ha rivolto ieri un durissimo attacco pubblico contro la ong WikiLeaks, responsabile della pubblicazione di migliaia di documenti riservati sulle tecniche e i sistemi di spionaggio dei privati cittadini Usa da parte delle agenzie di sicurezza statunitensi. Nel corso del suo primo discorso pubblico dopo la nomina a capo dell’agenzia, tenuto presso il Centro per gli studi strategici e internazionali di Washington, l’ex deputato repubblicano ha dichiarato che WikiLeaks “opera come una agenzia di intelligence ostile e si esprime come una agenzia di intelligence ostile”: parole durissime, che seguono di poche ore un editoriale sulla “Washington Post” in cui il fondatore della Ong, Julian Assange, sosteneva invece che l’unico obiettivo di Wikileaks e’ alimentare un dibattito pubblico in merito “alla sicurezza e alla creazione, l’uso e la proliferazione del controllo democratico tramite le armi informatiche”. Le rivelazioni di Wikileaks, aveva scritto Assange, sono pericolose “soltanto per quanti vogliono evitare una delle piu’ grandi conquiste degli Stati Uniti, il dibattito pubblico”. Secondo Pompeo, pero’, WikiLeaks avrebbe attivamente spronato i suoi “seguaci” a infiltrare i ranghi della Cia per sottrarre informazioni riservate, e “si concentra quasi esclusivamente sugli Stati uniti, cercando al contempo il sostegno di paesi antidemocratici”. Pompeo ha rivolto l’attacco piu’ duro proprio ad Assange, che ha definito “un narcisista” e “un impostore, un codardo che si nasconde dietro uno schermo”. “E’ ora di definire WikiLeaks per quello che e’: un servizio di intelligence non-statale ostile spesso fiancheggiato da attori statali come la Russia”, ha aggiunto Pompeo, secondo cui durante le elezioni presidenziali Usa dello scorso anno, “il servizio di intelligence militare russo Gru ha sfruttato Wikileaks per pubblicare dati di vittime statunitensi (“vittime” come il candidato democratico alla presidenza Hillary Clinton, ndr) che il Gru stesso aveva ottenuto tramite operazioni di spionaggio informatico ai danni della Comitato nazionale democratico”. Pompeo non ha voluto commentare l’esito delle indagini sinora condotte in merito alla presunta influenza russa sulle elezioni presidenziali statunitensi, ma e’ tornato ad accusare Mosca di voler minare il processo democratico negli Stati Uniti e in Europa.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
Germania, ancora nessuna certezza sulle responsabilita’ dell’attentato di Dortmund
14 apr 11:31 – (Agenzia Nova) – Gli ordigni esplosivi impiegati contro il pullman del Borussia Dortmund sono stati realizzati modo altamente professionale, secondo quanto riportato dal ministro dell’interno del Nord Reno-Vestfalia, Ralf Jaeger (Spd). “La quantita’ di esplosivo era importante”, ha detto giovedi’ il ministro in una riunione della commissione per gli Affari interni del parlamento statale, tornando a ipotizzare – dopo i dubbi in merito alle reali responsabilita’ del cittadino Iracheno affiliato allo Stato islamico, e nonostante le rivendicazioni di stampo islamista rinvenute sul luogo dell’attentato – che i responsabili fossero vicini agli ambienti della tifoseria calcistica violenta. “Prendiamo molto sul serio questa minaccia”, ha detto Dieter Schuermann, direttore della polizia criminale. Secondo il capo della Protezione della Costituzione del land, Burkhard Freier, le tre lettere rinvenute sono identiche e imputabili ad estremisti politici o ad ambienti islamisti, ma sono state scritte in lingua tedesca, e non in arabo. Il sospetto iracheno arrestato, il 26 enne Abdul Beset A. Haftbefehl, non sarebbe parte di alcuna cellula o gruppo terroristico organizzato in Germania. L’uomo avrebbe combattuto con l’Isis in Iraq, e partecipato a sequestri, rapimenti, estorsioni e omicidi. Nel 2015 si sarebbe recato in Turchia e da li’ sarebbe arrivato in Germania, a Wuppertal, nel 2016, dove avrebbe mantenuto i contatti con l’Isis. Oggi la Corte federale decidera’ l’eventuale custodia cautelare del sospettato. L’esperto dell’Isis Peter Neumann, pero’, ritiene che le rivendicazioni rinvenute sul luogo dell’attentato siano poco convincenti.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
Regno Unito, May difende il lavoro di Johnson sulla Siria
14 apr 11:31 – (Agenzia Nova) – La premier del Regno Unito, Theresa May, riferisce il quotidiano britannico “The Times”, ha difeso la gestione della crisi siriana da parte del suo segretario agli Esteri, Boris Johnson, dichiarando che ha fatto un “lavoro eccellente” nel costruire un consenso internazionale sulla guerra in Siria dopo il recente attacco chimico. Il titolare del Foreign Office, al quale la prima ministra, fino a ieri in vacanza in Galles, ha delegato la questione siriana, si e’ trovato al centro di critiche nei giorni scorsi per la cancellazione della visita a Mosca e per il fallito tentativo, in occasione del G7 dei ministri degli esteri a Lucca, di convincere i partner europei a imporre nuove sanzioni alla Russia. May, toccando l’argomento per la prima volta al rientro dal soggiorno gallese, ha evitato di menzionare il mancato accordo sulle misure sanzionatorie, ma ha detto che Johnson ha svolto un ottimo compito nel “far convergere l’opinione internazionale e mettere in grado il segretario di Stato Usa, Rex Tillerson, di andare a Mosca con un messaggio molto chiaro”. La leader di Downing Street ha aggiunto che “la Russia e’ dalla parte sbagliata”, che gli esperti del centro scientifico militare di Porton Down hanno trovato prove evidenti dell’impiego di gas nervino e che e’ molto probabile che la responsabilita’ sia del regime di Bashar al Assad. Jeremy Corbyn, leader del Labour, principale partito di opposizione, continua a sostenere, invece, che sia necessaria un’inchiesta indipendente sotto l’egida delle Nazioni Unite.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
La Catalogna da’ due mesi al governo per negoziare il referendum sull’indipendenza
14 apr 11:31 – (Agenzia Nova) – Il dialogo con il governo centrale e’ “bloccato”, ma la Generalitat si da’ due mesi di tempo per negoziare un referendum sull’indipendenza della Catalogna prima di prendete una decisione unilaterale. Lo ha detto la portavoce del governo della Catalogna, Neus Munte. “Teniamo alta la bandiera del dialogo, ma farlo per sempre ci portera’ al collasso perche’ incompatibile con la nostra determinazione. Questo referendum si puo’ fare e dobbiamo poterlo fare, perche’ questo e’ cio’ che chiede la maggioranza dei cittadini”, ha affermato la portavoce in un’intervista con l’agenzia “Efe”, spiegando che due mesi e’ il tempo che il governo della Catalogna si e’ dato per fissare la data del quesito referendario, che avra’ luogo al piu’ tardi nella seconda meta’ di settembre. Un termine che “non e’ un capriccio”, ma il tempo necessario alla piattaforma del Patto nazionale per il referendum per completare il suo lavoro. La portavoce ha ammesso che finora “il dialogo non e’ mai esistito”, in particolare sul tema del referendum, “ne’ ha portato ad un incontro pubblico” tra i presidenti Mariano Rajoy e Carles Puigdemont. “La situazione e’ bloccata, anche se non per volonta’ di Puigdemont”, che sarebbe disposto a organizzare la sua agenda, se Rajoy lo chiamasse per un incontro, ha concluso.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
Francia, le presidenziali sono piu’ che mai una partita a quattro
14 apr 11:31 – (Agenzia Nova) – Piu’ la Francia si avvicina alle presidenziali e piu’ la situazione si fa di grande incertezza: lo scrive il quotidiano economico “Les Echos” commentando il sondaggio realizzato dall’istituto Elabe ieri giovedi’ 13 aprile. A soli 10 giorni dal voto, dalla rilevazione emerge che al primo turno elettorale del 23 aprile prossimo la partita si giochera’ a quattro: il candidato “indipendente” di centrosinistra, Emmanuel Macron; la leader del Front national (Fn) di estrema destra, Marine Le Pen; il candidato del centro-destra, Francois Fillon; e Jean-Luc Me’lenchon, leader della coalizione di estrema sinistra “La France insoumise” (La Francia non-sottomessa”, ndr). Secondo il sondaggio, infatti, le intenzioni di voto a favore di questi quattro candidati sono raccolte in un fazzoletto che si e’ andato restringendo nelle ultime settimane: Macron conserva la prima posizione con il 23,5 per cento, davanti alla Le Pen accreditata del 22,5 per cento; ma il duetto di testa ora e’ tallonato da Fillon, che e’ risalito al 20 per cento; e soprattutto da Me’lenchon che e’ balzato al 18,5 per cento. Si tratta, commenta “Les Echos”, di una situazione inedita: ben quattro candidati in una forchetta di appena cinque punti percentuali. E’ un differenziale che corrisponde al margine di errore dei sondaggi: cio’ significa, scrive il quotidiano economico, che fino al giorno del voto tutto puo’ ancora succedere. In linea con il passato invece e’ il “potenziale di partecipazione” al voto degli elettori: il 63 per cento di coloro che hanno risposto al sondaggio dichiarano di essere “assolutamente certi” di andare a votare e il 14 per cento sono “quasi certi”; cio’ significa che l’affluenza alle urne potrebbe sfiorare l’80 per cento degli aventi diritto. Simile al passato e’ anche la percentuale degli indecisi, con il 30 per cento circa degli elettori che nel sondaggio hanno detto di poter ancora cambiare la propria scelta. Ma anche qui c’e’ una sostanziale novita’, come fa rilevare “Les Echos”: gli indecisi sono soprattutto numerosi a sinistra, particolarmente tra i sostenitori del candidato ufficiale del Partito socialista (Ps), Benoit Hamon, assai distanziato nel sondaggio; e’ proprio su questi “indecisi di sinistra” che conta Me’lenchon per le sue chance di vittoria. E’ qui, conclude l’analisi dei risultati del sondaggio, che quasi certamente si giochera’ la partita elettorale: saranno gli indecisi a decidere chi, tra i quattro principali candidati, superera’ il primo turno ed approdera’ al secondo turno di ballottaggio del 7 maggio prossimo.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
Francia, la Marina fa pressioni sui candidati presidenziali per avere una seconda portaerei
14 apr 11:31 – (Agenzia Nova) – La tensione nel Pacifico tra la Corea del Nord e gli Stati Uniti ricorda a tutto il mondo l’importanza che hanno le portaerei come strumento di proiezione dell’influenza delle grandi potenze nelle crisi internazionali: e’ da questo assunto che il quotidiano economico “Les Echos” parte per lanciare il tema delle pressioni che la Marina militare francese sta facendo sui candidati alle elezioni presidenziali del 23 aprile e del 7 maggio perche’ si pronuncino a favore della costruzione di una seconda portaerei. L’unica di cui la Francia ora e’ dotata, ricorda il giornale, e’ la “Charles De Gaulle”: che attualmente pero’ e’ in cantiere, sottoposta a radicali lavori di ristrutturazione che la terranno fuori gioco fino almeno al 2018; cio’ significa, scrive “Les Echos”, che il prossimo presidente francese, al contrario di Francois Hollande, per circa un anno non potra’ contare su questo strumento per far sentire la voce della Francia nelle crisi mondiali. In una nota pubblicata oggi venerdi’ 14 aprile dall’Istituto Thomas More e citata da “Les Echos”, l’esperto Jean-Sylvestre Mongrenier, professore di geopolitica all’Universita’ Parigi-VIII, spiega gli argomenti che militano a favore della costruzione di una seconda portaerei francese: secondo la Marina, il piano costerebbe piu’ o meno 4,5 miliardi di euro; una somma che potrebbe essere facilmente spalmata su diversi anni di bilancio statale e che costituirebbe quindi appena l’1,5 per cento dell’attuale spesa del ministero della Difesa. Finora hanno risposto “si” alla richiesta dei militari la leader del Front national (Fn) di estrema destra, Marine Le Pen, ed il candidato ufficiale del Partito socialista (Ps), Benoit Hamon. Piu’ prudenti invece si sono mostrati il candidato “indipendente” di centrosinistra, Emmanuel Macron, e quello del centro-destra, Francois Fillon: entrambi sono coscienti delle difficolta’ delle finanze pubbliche della Francia e si sono limitati a riconoscere che il problema esiste. L’eventualita’ di costruire una seconda portaerei merita un posto d’onore nel dibattito della campagna presidenziale, conclude l’analisi della giornalista Anne Bauer di “Les Echos”: si tratta infatti di una questione eminentemente politica; in gioco c’e’ la “grandeur” della Francia, una potenza di rango mondiale, la sua diplomazia navale e la potenza di fuoco delle sue forze armate, elemento essenziale del successo dei suoi futuri interventi militari sugli scacchieri internazionali.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
La corruzione mette con le spalle al muro il presidente del Brasile
14 apr 11:31 – (Agenzia Nova) – Le indagini sulla vasta rete di corruzione in Brasile hanno finito per colpire il presidente Michel Temer. Secondo il procuratore generale della repubblica Rodrigo Janot il capo dello stato avrebbe ricevuto tangenti attraverso il suo Partito del Movimento Democratico Brasiliano, quando era vice-presidente con Dilma Rousseff. I video diffusi dal Tribunale federale supremo, ripresi da tutti i media brasiliani, contengono le testimonianze di78 ex dirigenti della Odebrecht che hanno accettato di collaborare con la giustizia. La storia e’ quella di una classe politica corrotta sia a destra che a sinistra, che ha chiesto alla compagnia denaro per finanziare le proprie campagne elettorali in cambio di leggi e concorsi pubblici favorevoli. Le rivelazioni sono un nuovo colpo per Luiz Ina’cio Lula da Silva, l’operaio metalmeccanico che divenne presidente, diventato un mito per decine di milioni di brasiliani finora abbandonati in condizioni di poverta’. Marcelo Odebrecht, presidente della societa’ di costruzioni, in prigione da piu’ di un anno, ha segnalato che la societa’ avrebbe predisposto un fondo di riserva di 40 milioni di reais (12 milioni di dollari) per soddisfare le esigenze di Lula e la sua forza politica, il Partito dei lavoratori (Pt). Oltre ai finanziamenti per le loro campagne, Lula e’ accusato di avere chiesto favori personali per lui e i suoi famigliari.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
Regno Unito, il Labour lancia la battaglia contro la riduzione delle filiali bancarie
14 apr 11:31 – (Agenzia Nova) – Il Labour, principale forza politica di opposizione del Regno Unito, riferisce il quotidiano britannico “The Guardian”, si e’ impegnato a contrastare la riduzione delle filiali bancarie. Il cancelliere ombra dello Scacchiere, John McDonnell, ha illustrato un piano per sostituire l’attuale protocollo sulle chiusure, concordato dalle banche, dalle associazioni di consumatori e dal governo, con nuove regole in base alle quali ogni chiusura sarebbe subordinata a una consultazione a livello locale e all’autorizzazione della Financial Conduct Authority (Fca), l’organismo di vigilanza finanziaria, che acquisirebbe cosi’ nuovi poteri. Il partito ha citato i dati della Consumers’ Association: in Gran Bretagna sono stati chiusi 1.046 sportelli tra il dicembre 2015 e il gennaio 2017; altri 486 chiuderanno quest’anno. Secondo McDonnell si tratta di una vera e propria “epidemia” che danneggia i centri storici e colpisce soprattutto i clienti piu’ vulnerabili e le piccole imprese, che utilizzano meno l’internet banking; a suo parere e’ arrivato il momento di riconoscere che gli istituti di credito svolgono un “servizio pubblico”. Il Labour sottolinea, inoltre, che i quattro gruppi piu’ grandi – Barclays, Lloyds, Hsbc e NatWest/Rbs – hanno registrato complessivamente profitti per oltre undici miliardi di sterline nel 2015 e che quindi non vi sono pressanti ragioni di costi per chiudere cosi’ tante filiali.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata
Germania, l’eolico offshore ha sempre meno bisogno dei sussidi pubblici
14 apr 11:31 – (Agenzia Nova) – Gli operatori tedeschi dei parchi eolici offshore nel Mare del Nord non contano piu’ sugli aiuti di Stato per produrre energia. L’ultimo bando di gara nel settore, lanciato giovedi’, non prevede la concessione di sovvenzioni pubbliche forfettarie. La media dei contributi pubblici in futuro dovrebbe calare a 0,44 centesimi per chilowattora, ma gli operatori del settore contano di poter avanzare comunque offerte a prezzi convenienti. Ad oggi in Germania l’eolico offshore gode ancora di sussidi medi per un importo di 19,2 centesimi per chilowattora, con scadenza a 12 anni. Giovedi’ sono stati assegnati quattro progetti con un volume di 1.500 megawatt, come riferito dall’Agenzia federale per le reti. L’offerta piu’ alta e’ stata pari a 6 centesimi per chilowattora. Vattenfall ha avuto dalla Danimarca un supplemento di 4,99 centesimi per chilowattora. Jochen Homann, presidente dell’Agenzia, si e’ detto piacevolmente sorpreso dai risultati. Le turbine offshore sono piu’ produttive di quelle a terra, per cui le sovvenzioni sono minori pur essendo la costruzione su acqua piu’ complessa. Tuttavia, le correnti eoliche sono piu’ forti e costanti, cosicche’ l’affidabilita’ si avvicina a quella delle centrali elettriche “tradizionali”. Tre dei quattro progetti assegnati, da 600 megawatt, saranno portati a termine dal gruppo danese Dong; il quarto, da 900 megawatt, e’ stato concesso alla societa’ statale tedesca EnBw. Nei prossimi anni e’ previsto un calo dei prezzi dell’energia, grazie agli ulteriori sviluppi tecnologici e alla riduzione dei costi di manutenzione. Il ritardo nella costruzione delle autostrade dell’energia ha rallentato lo sviluppo dei parchi marini del Mare del Nord e ha accelerato quello nel Mar Baltico, dove per il prossimo anno e’ prevista una vendita all’asta di 1.500 megawatt.
© Agenzia Nova – Riproduzione riservata