Usa, discorso sullo stato dell’Unione: Trump rivendica i successi economici della sua amministrazione
31 gen 10:42 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha tenuto ieri sera il suo primo discorso sullo stato dell’Unione, di fronte alle Camere del Congresso federale riunite in sessione comune. A un anno dall’inizio del suo mandato, il presidente ha rivendicato i successi della sua amministrazione sul fronte economico e occupazionale, parlando di un “nuovo momento americano” di benessere e opportunita’. “Non c’e’ mai stato un momento migliore per cominciare a vivere il sogno americano”, ha detto Trump. Nonostante gli ultimi sviluppi dello scandalo “Russiagate” – con la circolazione di un rapporto, ancora non pubblicato, che attesterebbe l’uso politico dell’intelligence e della Giustizia da parte della precedente amministrazione per sorvegliare la sua campagna elettorale – Trump ha accantonato l’antagonismo partitico, ed ha optato per un approccio bipartisan, invitando il Congresso a lavorare per costruire “un’America sicura, forte e orgogliosa”. L’inquilino della Casa Bianca ha ribadito il proprio impegno a unificare il paese “in un’unica squadra, un unico popolo, una sola famiglia americana”. “Sto tendendo una mano aperta ai membri di entrambi i partiti, Democratico e Repubblicano, per proteggere i nostri cittadini di tutte le origini, tutti i colori, tutti i credo”, ha detto il presidente nel corso del suo lungo discorso, che si e’ protratto per oltre 80 minuti. Centrale, nella visione di Turmp di un paese in grado di superare i veleni della contrapposizione ideologica, e’ proprio la diffusione del benessere economico. Gli sgravi fiscali adottati dall’attuale amministrazione lo scorso anno hanno gia’ garantito ai lavoratori statunitensi sostanziosi aumenti in busta paga, ha detto Trump. “Da quando abbiamo approvato i tagli delle tasse, circa 3 milioni di lavoratori hanno gia’ ottenuto bonus sotto forma di sgravi fiscali, in molti casi per migliaia di dollari a lavoratore”, ha detto il presidente. Nel corso del suo intervento, Trump ha menzionato i piani della sua amministrazione per lo sviluppo infrastrutturale, per la riforma del sistema penitenziario, per i congedi parentali retribuiti e per i finanziamenti alla formazione professionale. Tra gli ospiti inviati dai coniugi presidenziali al discorso sullo stato dell’Unione sedevano i parenti di vittime delle bande di immigrati sudamericani clandestini – una critica evidente alle cosiddette “citta’ santuario”, le amministrazioni democratiche che rifiutano di collaborare col governo all’applicazione delle norme federali sull’immigrazione. Pochi passaggi dell’intervento di Trump hanno suscitato applausi bipartisan: tra questi, il saluto al deputato repubblicano Steve Scalise, ferito gravemente in una aggressione armata a politici conservatori lo scorso anno, e al 12enne Preston Sharp, che ha lanciato un movimento per porre bandiere nazionali sulle lapidi dei veterani. I Democratici non hanno colto l’invito alla collaborazione del presidente, ribadendo le accuse di razzismo e addirittura di suprematismo bianco che gli rivolgono sin dall’indomani delle elezioni per le sue dure posizioni in materia di immigrazione clandestina. “Questa amministrazione sta bersagliando le leggi che ci proteggono, il concetto stesso secondo cui siamo tutti degni di protezione”, ha dichiarato ad esempio il democratico Joe Kennedy del Massachusetts, ribadendo quella che e’ ormai la linea ufficiale del suo partito, che professa la totale equiparazione tra cittadini statunitensi e immigrati, legali o illegali, in termini di diritti e tutele. Il leader dei Democratici al Senato, Chuck Shumer, che nelle scorse settimane si e’ battuto senza successo per la concessione della cittadinanza a due milioni di immigrati giunti illegalmente nel paese da minorenni – i cosiddetti “dreamers” – ha accusato Trump di aver alimentato anche col suo ultimo discorso “le fiamme della divisione, anziche’ avvicinarci tutti”.
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Energia, da Saudi Aramco a “Nikkei”: espansione nella regione asiatica
31 gen 10:42 – (Agenzia Nova) – Saudi Aramco, il colosso petrolifero di Stato dell’Arabia Saudita, intende espandere le proprie operazioni nella regione asiatica nell’ambito degli sforzi di Riad per diversificare la propria economia. Lo ha dichiarato in una intervista a “Nikkei” il presidente e amministratore delegato della compagnia, Amin Nasser. “Saudi Aramco sta valutando ulteriori investimenti in Cina, e l’India e’ un’altra destinazione molto importante cui stiamo riservando una grande attenzione. Stiamo discutendo con alcune aziende”, ha spiegato l’ad, confermando indirettamente il progresso dei piani di Saudi Aramco per la realizzazione di una raffineria in India. L’Asia rappresenta gia’ oggi il principale mercato del colosso petrolifero saudita: la domanda di petrolio nel mondo avanzato ha raggiunto il picco nei primi anni Duemila, mentre la domanda di energia dei paesi asiatici in via di sviluppo continuera’ a crescere negli anni a venire. Aramco ha risposto a queste dinamiche avviando un progressivo consolidamento della propria presenza nella regione. La compagnia opera gia’ una raffineria e uno stabilimento petrolchimico nella provincia cinese di Fujian, in collaborazione con la cinese China Petroleum & Chemical (Sinopec) e con la statunitense Exxon Mobil. Durante un tour di un mese nella regione asiatica, la scorsa primavera, il re saudita Salman ha dato il via libera a massicci investimenti per un progetto in Malesia, e Aramco partecipa anche a un progetto per l’ammodernamento di una raffineria in Indonesia. In Giappone e Corea del Sud il colosso saudita ha investito rispettivamente in Showa Shell Sekiyu e in S-Oil. L’India e’ il tassello piu’ significativo ancora mancante in questo quadro, ma Aramco sta lavorando per partecipare ad un progetto anche in quel paese. Nel corso dell’intervista a “Nikkei”, Nasser affronta anche il tema dell’attesissima offerta pubblica iniziale di Saudi Aramco, che si prospetta l’ipo piu’ vasta e importante nella storia dell’economia globale. La quotazione sul mercato del 5 per cento di Aramco dovrebbe fruttare a Riad una cifra record, nell’ordine di 100 miliardi di dollari: piu’ dei 25 miliardi di dollari dell’ipo di Alibaba e dei 16 di Facebook. La Piazza internazionale che ospitera’ l’operazione, pero’, e’ ancora ignota. A contendersi l’ipo del secolo sono le Borse di New York e Londra, ma anche quelle di Hong Kong e Tokyo. Nasser ha preferito non sbilanciarsi: “Aramco ha valutato tutte le opzioni per il listing, saranno gli azionisti a decidere dove quotare l’azienda a tempo debito valutando fattori come la liquidita’ e l’ecosistema legale”, ha detto l’ad. Nasser ha pero’ aggiunto che si aspetta una partecipazione di societa’ giapponesi all’operazione, come sottoscrittori istituzionali o in altri ruoli.
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Difesa, amministrazione Trump non imporra’ sanzioni a chi acquista armi dalla Russia
31 gen 10:42 – (Agenzia Nova) – L’amministrazione del presidente Donald Trump ha annunciato ieri che non verranno imposte sanzioni sui paesi che acquistano equipaggiamenti militari dalla Russia, giustificando la decisione con la nuova legge che gia’ agisce da deterrente. La legge in questione, precisa il quotidiano “New York Times”, prevede l’imposizione di sanzioni su grandi acquirenti di armi russe, ma contempla anche delle eccezioni per motivi vari. La decisione di ieri rientrerebbe tra le eccezioni. Gli accordi sulla difesa richiedono in genere diversi anni e la legge del 2017, la Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act (contrastare gli avversari degli Stati Uniti attraverso le sanzioni) sta dispiegando solo ora i suoi effetti. La legge e’ stata varata a larghissima maggioranza dal Congresso in risposta alle interferenze russe nelle presidenziali del 2016, ma il provvedimento e’ stato un rompicapo per l’amministrazione Trump, che non lo voleva, perche’ alleati cruciali degli Usa e suoi partner, come l’India, la Turchia e alcuni Paesi dell’Est europeo (membri dell’Alleanza Atlantica) continuano ad acquistare equipaggiamenti militari da Mosca. Alcuni degli oppositori del presidente non hanno accolto positivamente il rifiuto di imporre sanzioni data la perdurante minaccia dell’influenza del Cremlino.
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Gran Bretagna, migliora la fiducia dei consumatori ma i prezzi continuano a calare
31 gen 10:42 – (Agenzia Nova) – In Gran Bretagna i consumatori hanno iniziato il 2018 con un atteggiamento meno depresso ed una migliorata fiducia nella propria situazione finanziaria: lo scrive il quotidiano economico “The Financial Times” commentando i dati pubblicati oggi mercoledi’ 31 gennaio di una societa’ di ricerche demografiche. L’indice GfK della fiducia dei consumatori questo mese e’ salito di quattro punti, attestandosi a – 9: il dato mostra un quadro piu’ roseo di come lo avevano dipinto le previsioni economiche elaborate dall’agenzia “Reuters”, che si aspettavano un indice in calo a -13. Il responsabile del settore delle dinamiche di mercato di GfK, ha detto al “Financial Times” che “i britannici sono sopravvissuti al Natale, al Capodanno, alla stagione dei saldi ed al Blue Monday, ed ora guardano con maggiore ottimismo alle loro prospettive economiche per il 2018”. Tuttavia Staton fa notare che l’indice della fiducia dei consumatori britannici e’ ancora cinque punti sotto il livello del gennaio 2017 e che “in assenza di buone notizie in materia di aumento delle paghe e di diminuzione della pressione inflazionistica, il buon risultato di gennaio rischia di essere un dato isolato e non il segno di una forte ripresa”. Infatti la tendenza al ribasso dei prezzi dei negozi nello stesso mese di gennaio ha rallentato, ma e’ comunque rimasta in territorio deflazionistico per il 57esimo mese consecutivo, soprattutto a causa delle promozioni offerte dai commercianti per invogliare la domanda: lo attestano i dati diffusi sempre oggi dal British Retail Consortium (BRC, Consorzio del commercio al dettaglio; ndr) in collaborazione con la societa’ Nielsen di rilevazioni statistiche di mercato. L’indice BRC-Nielsen dunque ha rilevato che a gennaio i prezzi al dettaglio in Gran Bretagna sono scesi dello 0,5 per cento rispetto allo stesso mese del 2017, dopo il calo dello 0,6 per cento registrato nello scorso mese di dicembre; nel dettaglio, i prezzi dei prodotti non-alimentari sono invece saliti dell’1,9 per cento su base annua: meno comunque del mese scorso quando erano aumentati del 2,1 per cento.
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Tunisia-Francia, il presidente Macron a Tunisi per una visita di due giorni
31 gen 10:42 – (Agenzia Nova) – Oggi il presidente francese Emmanuel Macron e’ in visita in Tunisia “per sostenere l’economia e, allo stesso tempo, la democrazia”. E’ quanto afferma “Les Echos”, ricordando le manifestazioni e le “tensioni sociali” che due settimane fa hanno scosso il paese. Il capo dell’Eliseo dara’ il suo sostegno al processo democratico. In agenda c’e’ un incontro con il suo omologo Be’ji Caid Essebsi, seguito da un discorso davanti ai deputati e un colloquio con il Quartetto del dialogo nazionale. Il quotidiano economico ricorda che il Fondo monetario internazionale ha sbloccato 2,9 miliardi di dollari nei prossimi quattro anni per aiutare il paese a risollevarsi. Nel 2016 la Francia ha annunciato un aiuto di un miliardo di euro su cinque anni. “Se vuole decollare e creare occupazione, la Tunisia deve fare un lavoro su se stessa, cambiare il suo modello economico al fine di poter optare per una crescita con un piu’ forte valore aggiunto” nota il giornale. La disoccupazione riguarda un giovane laureato su tre. Dopo i disordini scoppiati all’inizio dell’anno a causa dell’aumento delle tasse, il governo ha annunciato un piano di aiuto per i piu’ poveri. Nel corso della sua visita, che durera’ due giorni, Macron affrontera’ anche temi riguardanti la sicurezza, il dossier libico e il rientro dei foreign fighters.
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Francia, il ritorno del Front National sulla scena politica francese
31 gen 10:42 – (Agenzia Nova) – Il Front National cerca di riprendersi dopo i “fallimenti elettorali” dello scorso anno. “Le Figaro” dettaglia la strategia del partito di Marine Le Pen, che nei primi mesi della presidenza di Emmanuel Macron sembra essere scomparso dalla scena politica nazionale. Il partito si difende evocando un silenzio “strategico” necessario per preparare il ritorno. Adesso l’obiettivo e’ rappresentato dalle prossime elezione europee, in cui Marine Le Pen cerchera’ di riguadagnare il titolo di primo partito di opposizione al presidente Macron. Il Front National intende avanzare sul terreno della sicurezza attraverso una serie di iniziative, come quella riguardante la creazione di un comitato contro la nuova misura del governo che fissa il limite di velocita’ a 80 Km/h, l’immigrazione o la situazione nei penitenziari. Il partito avra’ poi una nuova visione dell’Europa, meno scettica e maggiormente orientata verso un progetto alternativo Questi temi saranno al centro del prossimo congresso, previsto per il 10 e l’11 marzo a Lille.
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Libano, il presidente tedesco Steinmeier critica la politica di Trump in Medio Oriente
31 gen 10:42 – (Agenzia Nova) – Durante la sua visita in Libano, tappa del suo viaggio ufficiale in Medio Oriente, il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier ha auspicato la riconciliazione e il superamento della violenza nella regione. “A mio parere, la strada per garantire un futuro al Medio Oriente non puo’ passare attraverso la tensione e la polarizzazione”, ha detto il presidente agli studenti dell’Universita’ libanese di Beirut, riferendosi alla scelta degli Usa di spostare la loro ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme. Steinmeier e’ il primo presidente federale tedesco a recarsi in Libano. Il conflitto irrisolto tra Israele e palestinesi resta un fattore di forte destabilizzazione regionale, ha detto Steinmeier. Il presidente tedesco ha criticato la politica in Medio Oriente del presidente degli Stati Uniti Donald Trump. “Anche in Germania, ci sono molti dubbi sul fatto che il riconoscimento unilaterale di Gerusalemme come capitale di Israele da parte degli Stati Uniti ci avvicini effettivamente all’obiettivo di un Medio Oriente pacifico”. Lo status finale di Gerusalemme puo’ essere negoziato solo nel quadro di una soluzione a due Stati, ha aggiunto il capo dello Stato tedesco. Prima del suo discorso all’Universita’, Steinmeier ha incontrato il primo ministro libanese Saad Hariri, un sunnita, e il predicatore sciita Nabih Berri. La coesistenza delle diverse religioni e gruppi etnici nel Libano, ha detto Steinmeier, rappresenta “un modello per l’intera regione”. Lunedi’ il presidente, assieme alla moglie Elke Buedenbender, ha visitato un campo profughi a Nord Est della capitale giordana Amman, dove hanno trovato rifugio 36 mila siriani. Durante la visita il presidente tedesco ha incontrato anche i 300 soldati tedeschi schierati ad Asrak con 4 ricognitori Tornado in appoggio alla coalizione che combatte contro l’Isis.
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Germania, il governo e il danno d’immagine dell’operazione militare turca in Siria
31 gen 10:42 – (Agenzia Nova) – Il ministro degli Esteri tedesco, Sigmar Gabriel, e’ preoccupato per i danni d’immagine e credibilita’ che l’operazione militare turca contro i curdi siriani sta arrecando al governo di Berlino. Alcuni giornalisti curdi sono finiti in carcere perche’ avrebbero scoperto che parte degli aiuti concessi negli anni allo Stato islamico provenivano proprio dalla Turchia, scrive la “Sueddeutsche Zeitung”. La comunita’ internazionale, inclusa la Germania, non pare opporsi all’invasione turca dei territori del nord della Siria controllati dai curdi, nonostante l’operazione militare faccia largo uso di sistemi d’arma prodotti proprio dalla Germania. La Russia e’ piu’ interessata alla crisi latente in Medio Oriente. La risposta di Berlino, sostiene il quotidiano tedesco, e’ patetica: il governo si e’ limitato a sospendere la fornitura alla Tuchiadi parti di ricambio per i carri armati Leopard. Anche gli Stait Uniti di Donald Trump paiono aver abbandonato i loro alleati curdi, che pure hanno sostenuto gran parte dell’operazione terrestre contro l’Isis. Solo il presidente francese Emmanuel Macron ha osato formulare una obiezione, chiedendo l’intervento del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite La “guerra privata di Erdogan contro i curdi, il suo disprezzo per lo Stato di diritto, la sua discriminazione contro le minoranze nel suo stesso paese, confermano che la Turchia non ha piu’ nulla a che fare con la Nato, di cui non condivide i valori”, scrive la “Sueddeutsche Zeitung”. E cio’ vale anche per la violazione della sovranita’ della Repubblica Araba di Siria, sostiene il quotidiano, che valgono “anche durante il mandato dell’attuale presidente Bashar al Assad”. La politica del vicino e del medio Oriente dovrebbe essere oggetto del previsto nuovo trattato franco-tedesco dell’Eliseo. La Germania, conclude il quotidiano, ha un volume annuo di esportazioni di duemila miliardi di euro, ma non e’ disposta a sacrificare in nome dei principi fondamentali nemmeno 10 miliardi di esportazioni di armamenti.
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Ultimatum di Bruxelles sullo smog
31 gen 10:42 – (Agenzia Nova) – La Commissione europea ha chiesto alla Spagna e ad altri otto paesi membri dell’Unione europea di presentare relazioni entro la prossima settimana con le misure che si intendono adottare per garantire il rispetto della legislazione comunitaria sull’inquinamento atmosferico, prima di prendere la decisione se procedere con un possibile reclamo alla Corte di giustizia dell’Ue. Lo riferiscono oggi i principali quotidiani spagnoli, che aggiungono come l’avviso sia arrivato ieri da Karmenu Vella, eurocommissario dell’Ambiente, che ha riscontrato un superamento dei livelli massimi di inquinamento atmosferico in Spagna, Germania, Francia, Italia, Ungheria, Romania, Slovacchia, Repubblica Ceca e Regno Unito. “Considerati questi duraturi fallimenti nell’adottare azioni serie e data la prospettiva che i processi legali in corso continuino, chiedo a tutti gli Stati membri di affrontare questo problema con l’urgenza che richiede”, ha affermato il commissario durante una conferenza stampa a margine dell’incontro con i rappresentanti diplomatici dei paesi interessati. Vella ha sottolineato che “non ci sono nuove scadenze” riguardo al processo legale in corso, sebbene la Commissione continui a dialogare con i paesi interessati dal problema dell’eccessivo inquinamento atmosferico, un problema che causa 400.000 morti ogni anno nell’Unione europea. Dopo l’incontro, il sottosegretario di Stato spagnolo per l’Ambiente, Mari’a Garci’a, ha dichiarato che la Commissione europea ha tenuto conto delle misure adottate a livello nazionale, nonche’ dei miglioramenti raggiunti e “di quelli che le amministrazioni responsabili prevedono di raggiungere a breve termine”.
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Qualche strada porta a Roma, grafico quotidiano dei sondaggi sulle elezioni in Italia
31 gen 10:42 – (Agenzia Nova) – L’Italia votera’ il 4 marzo prossimo per elezioni da cui sembra abbastanza sicuro che uscira’ un Parlamento privo di maggioranza: lo afferma oggi mercoledi’ 31 gennaio il settimanale britannico “The Economist” a commento del grafico quotidiano dei sondaggi di opinione elaborati dalla societa’ National polls. Il voto di marzo sara’ probabilmente seguito da lunghi negoziati tra i partiti politici e forse persino da nuove elezioni entro l’anno se le trattaive non riusciranno a formare un governo. Il settimanale sottolinea come sia particolarmente arduo prevedere i risultati delle imminenti elezioni perche’ l’Italia andra’ alle urne per la prima volta con la complessa nuova legge che mescola sistema proporzionale e maggioritario: circa un terzo dei parlamentari sara’ eletto con il sistema maggioritario, mentre i restanti due terzi saranno eletti con il proporzionale in liste presentate dai vertici dei partiti. Secondo “The Economist”, l’esito piu’ probabile sara’ appunto un caotico stallo, nel quale nessun partito o coalizione sara’ in grado da solo di formare il nuovo governo e molti attori avranno una capacita’ di veto: a quel punto tocchera’ al presidente della Repubblica Sergio Mattarella scegliere un possibile candidato di compromesso alla carica di presidente del Consiglio; l’attuale primo ministro italiano, l’educato Paolo Gentiloni, potrebbe quindi emergere, secondo il settimanale britannico, come il solo uomo capace di essere accettato da abbastanza forze politiche per mettere insieme una nuova coalizione di governo.
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