Usa, il presidente Trump licenzia il direttore dell’Fbi James Comey
10 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha licenziato a sorpresa ieri il direttore del Federal Bureau of Investigation (Fbi), James Comey, dopo aver ricevuto una raccomandazione in tal senso dal vice procuratore generale, Rod Rosenstein, e dal procuratore generale Jeff Sessions. La decisione del presidente e’ giunta come un fulmine a ciel sereno, e pare che Comey l’abbia appresa dai media: la Casa Bianca, infatti, ha inviato una lettera del presidente alla sede dell’agenzia investigativa in formato digitale e cartaceo, ma Comey era fuori sede, impegnato in una conferenza a Los Angeles; appena due giorni prima, durante una conferenza presso il College di Boston, aveva baldanzosamente dichiarato al suo uditorio: “Avrete a che fare col sottoscritto per altri sei anni e mezzo”. E’ chiaro che l’ormai ex direttore dell’Fbi non aveva il minimo sospetto che di li’ a poche ore sarebbe stato congedato dalla Casa bianca: e questo a dispetto delle polemiche piovute sul suo capo da un anno a questa parte per la gestione dello scandalo delle e-mail di Hillary Clinton, la sua condotta a pochi giorni dalle elezioni presidenziali – con l’annuncio della riapertura delle indagini a carico della Democratica pochi giorni prima del voto, e la loro successiva richiusura – oltre alle incessanti fughe di notizie riguardo le indagini di contro-intelligence sulle intromissioni della Russia nel processo elettorale statunitense. I Democratici, che per mesi hanno chiesto le dimissioni di Comey, accusandolo d’aver causato la sconfitta di Clinton, ieri hanno denunciato il suo licenziamento come un tentativo di Trump di insabbiare le indagini sui presunti contatti tra la sua campagna elettorale e la Russia. Questa tesi, che i Democratici sostengono sulla base del “tempismo” del licenziamento, e’ sposata da alcuni quotidiani Usa, a partire dal “New York Times”, che in un editoriale della direzione la propugna alla stregua di un fatto acclarato: “Comey – accusa il quotidiano – e’ stato licenziato perche’ stava conducendo una indagine che potrebbe portare alla destituzione del presidente. Anche se compromesso dalla sua scarsa capacita’ di giudizio, Comey e l’agenzia da lui diretta hanno avviato una indagine sui legami tra il governo russo, Trump e i suoi collaboratori, con conseguenze potenzialmente rovinose per l’amministrazione”. Nonostante quasi un anno di indagini non abbia ancora prodotto alcuna prova di queste tesi, parte della stampa Usa e i Democratici hanno rievocato il “Saturday Night Massacre” del 20 ottobre 1973, ovvero l’ordine del presidente Richard Nixon, gia’ gravemente compromesso dallo scandalo Watergate, di licenziare il procuratore speciale Archibald Cox. La “Washington Post”, pur egualmente critica in merito alla decisione di Trump, sottolinea che il rapporto tra il presidente e l’ex direttore e’ sempre stato pessimo, e non e’ vero si sia improvvisamente deteriorato, magari a causa di nuove rivelazioni relative alle indagini sulla Russia, come sostenuto dal Partito democratico. Nondimeno, scrive il quotidiano, il licenziamento rafforza quanti – Democratici in primis – chiedono di affidare le indagini sui presunti rapporti tra Trump e la Russia a una “commissione indipendente”, anziche’ alle commissioni competenti di Camera e Senato. Secondo il “Wall Street Journal”, invece, il licenziamento di Comey e’ “meritato”, ed anzi tardivo: “Meglio tardi che mai”, esordisce la direzione del quotidiano in un editoriale non firmato, che ricorda come il “Wall Street Journal” avesse criticato la nomina di Comey a direttore dell’Fbi sin dalla prima ora. “Nell’arco dell’ultimo anno il direttore dell’Fbi ha commesso errori piu’ che sufficienti a giustificarne il licenziamento”, prosegue l’editoriale, che ripercorre le numerose e gravi “violazioni del protocollo” da parte dell’ex direttore, a partire dalle sue conferme o smentite pubbliche in merito alle indagini in corso nell’agenzia, e dalla sua decisione di scagionare pubblicamente Clinton da qualunque responsabilita’ penale in merito alla gestione delle e-mail del dipartimento di Stato, scavalcando cosi’ le competenze del procuratore generale. Non e’ ancora chiaro chi succedera’ a Comey alla guida dell’Fbi: il suo vice, Andrew McCabe, e’ a sua volta al centro di polemiche per i 700 mila dollari donati alla campagna elettorale della moglie dal Partito democratico, subito prima che questi assumesse la supervisione delle indagini sulla Clinton.
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Siria, l’amministrazione Trump suscita l’ira di Ankara con la decisione di armare i Curdi
10 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha approvato i piani del Pentagono che prevedono la fornitura diretta di armi ai miliziani delle Unita’ di protezione popolare curde (Ypg),in vista dell’offensiva finale contro la capitale autoproclamata dello Stato islamico a Raqqa. La decisione di armare i curdi dell’Ypg, che gli Usa ritengono i loro alleati piu’ affidabili nel teatro siriano, e’ giunta al termine di un lungo e articolato dibattito alla Casa bianca, ed e’ stata accolta con ira dalla Turchia, partner statunitense della Nato che ritiene l’Ypg una organizzazione terroristica e una minaccia diretta alla propria integrita’ territoriale. La decisione dell’amministrazione Trump pare destinata ad aggravare ulteriormente lo stato delle relazioni tra Washington e Ankara, gia’ peggiorato durante gli anni dell’amministrazione Obama. Il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, dovrebbe recarsi a Washington la prossima settimana, per il primo faccia a faccia ufficiale con il presidente Usa. La base aerea turca di Incirlik e’ la principale piattaforma da cui decollano gli aerei Usa impegnati nella campagna di bombardamenti contro l’Isis. La decisione relativa ai combattenti curdi rientra nel contesto di una piu’ ampia revisione della politica estera Usa da parte dell’amministrazione Trump, che potrebbe anche approvare l’invio di altri 3 mila militari Usa in Afghanistan, per contenere l’avanzata dei talebani.
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Migranti, in Italia le Ong sono disarmate di fronte al veleno dei sospetti
10 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – Nel Mediterraneo il drammatico flusso migratorio prosegue con intensita’ ed al largo delle coste della Libia i drammi ad esso legati si susseguono al ritmo regolare di un metronomo; in Italia pero’ il consenso che circondava le operazioni di soccorso in mare e’ andato in frantumi: lo constata il quotidiano progressista francese “Le Monde” in un reportage in cui il suo corrispondente da Roma Je’rome Gautheret riferisce della polemica politica scoppiata nelle ultime settimane in Italia intorno al ruolo delle organizzazioni non governative (Ong). Tutto e’ iniziato, racconta il “Monde”, con lo sbarco in Italia di 8.500 migranti nel corso del fine settimana di Pasqua: e da allora il paese e’ teatro di uno strano processo mediatico alle Ong. A dare la stura alla polemica e’ stato il fondatore del Movimento 5 stelle (M5s), Beppe Grillo, che sul suo blog ha accusato apertamente “una dozzina di Ong tedesche, francesi, spagnole ed olandesi, dai finanziamenti e dalle motivazioni opache”, di essere in combutta con i trafficanti di uomini che sulle coste libiche stipano di migranti delle imbarcazioni di fortuna. Alle accuse di Grillo ha fatto seguito il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro che, pur ammettendo di non avere prove valide penalmente, ha affermato che esisterebbero legami tra le Ong ed i trafficanti. Nonostante le riserve espresse da diversi ministri e personalita’ dei partiti politici di governo, la polemica e’ montata, scrive il quotidiano francese, senza che tuttavia sia stata formulata alcuna accusa precisa contro una Ong in particolare o singoli individui. “E’ una campagna mediatica che comunque ha gia’ ottenuto i suoi obbiettivi” ha denunciato dopo la sua audizione davanti ad una commissione del Senato Fulvio Vassallo, presidente di Medici senza frontiere in Italia: “Le Ong sono ormai screditate davanti all’opinione pubblica”; con prevedibili conseguenze sulle loro campagne di raccolta di quei fondi attraverso donazioni che sono vitali per la loro esistenza. Secondo il giornalista francese a cio’ si aggiunge il rischio che la polemica in corso diminuisca l’impegno dell’Agenzia europea per le frontiere (Frontex) con la diretta conseguenza di un aumento dei morti in mare dei disperati che tentano la traversata per raggiungere l’Italia e l’Europa.
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Spagna, l’economia ha il vento in poppa ma Rajoy avverte: non c’e’ spazio per altre riforme
10 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – Piu’ di questo non si puo’ fare. E’ il messaggio che il presidente del governo spagnolo Mariano Rajoy ha lanciato agli imprenditori, desiderosi di assistere al varo di nuove riforme “profonde”, sulla scia dei buoni risultati economici che si stanno registrando. “Abbiamo 137 deputati”, ha detto Rajoy ricordando che il governo non gode della la maggioranza assoluta dei seggi al parlamento e puo’ contare sui soli voti certi del suo partito, il Partido popular (Pp). A puntellare l’azione di governo ci pensano i centristi di Ciudadans e, a corrente alternata, i socialisti del Psoe. Ma gli eredi di Jose’ Luis Rodriguez Zapatero sono alle prese con un difficile percorso di ristrutturazione che culminera’ a fine mese con l’elezione di un nuovo segretario generale. E ancora non si sa se vincera’ una linea di “responsabilita’” che ha di fatto spinto il partito a far nascere – con un voto di astensione – il governo Rajoy, o se vincera’ la linea piu’ battagliera, interpretata dal segretario uscente Pedro Sanchez. E’ arrivato il momento di mettere mano “a riforme strutturali che facciano della Spagna un posto migliore dove vivere e per sviluppare l’attivita’ imprenditoriale”, ha detto il presidente dell’Instituto de empresa familiar (sigla che raccoglie decine di importanti aziende nazionali) Ignacio Osborne. “La mia maggiore preoccupazione in questo momento non e’ fare riforme, ma che si mantengano quelle che si sono fatte”, ha risposto Rajoy alludendo anche alle parole rese proprio dal candidato socialista Sanchez: “C’e’ chi ha in mete di fare marcia indietro su tutte le decisioni prese sin qui, e questo sarebbe un pessimo segnale”. Madrid mantiene comunque l’impegno sul consolidamento fiscale e la speranza di mettersi in testa alla classifica di crescita in Europa. L’auspicio e’ che la crescita si mantenga al ritmo del 2,5 per cento fino al 2020 e che la disoccupazione scenda di due punti. Il deficit dovrebbe chiudersi sotto quota 3 per cento entro il 2018 e nel 2020 la Spagna dovrebbe raggiungere l’equilibrio di bilancio.
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Messico, i timori esterni per la vittoria del candidato “anti-Usa”
10 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – Il consenso crescente di Andres Manuel Lopez Obrador, candidato alla presidenza del Messico nel 2018, mette in allarme Fitch. Un’eventuale vittoria di “Amlo” “puo’ portare incertezza politica e possibili cambi nella politica macroeconomica”, ha spiegato l’analista dell’agenzia di rating Selly Shety. Perche’, avverte, e’ vero che il leader del partito Morena (Movimento regeneracion nacional) ha promesso di mantenere l’inflazione sotto controllo e di ridurre il debito pubblico, ma e’ anche vero che ha parlato di nuove tasse e di aumento della spesa, in linea con una politica che spingendo “a sinistra” assegna un peso maggiore allo Stato nell’economia. E, d’altro canto, gli stessi sondaggi che danno Amlo in crescita non prevedono una adeguata maggioranza parlamentare per il partito Morena. Lopez Obrador si era gia’ lanciato alla presidenza del paese ma una certa critica al liberalismo economico, alimentata dai danni che starebbe provocando l’apertura al mercato del settore energetico, unita al sentimento di diffidenza nei confronti degli Stati Uniti sta dando chance reali di successo. Il quotidiano “El Universal” rilancia le parole del senatore statunitense John McCain, “preoccupato” per l’eventuale vittoria di “un candidato antiamericano”: manca il riferimento esplicito ad Amlo, ma “non sarebbe una buona cosa”.
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Francia, l’interminabile calvario del Partito socialista
10 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – Le elezioni parlamentari dell’11 e 18 giungo prossimi rischiano di dare il colpo di grazia al Parito socialista francese (Ps) gia’ tramortito dal disastroso risultato ottenuto al primo turno del voto presidenziale dal suo candidato Benoit Hamon, che il 23 aprile scorso ha raccolto appena il 6 per cento dei suffragi: lo scrive il popolare quotidiano “Le Parisien” in un’analisi delle estreme difficolta’ che il Ps sta incontrando, diviso com’e’ tra diverse linee politiche tra loro assolutamente incompatibili e sull’atteggiamento da assumere nei confronti del neoeletto presidente Emmanuel Macron. La riunione della direzione nazionale convocata ieri martedi’ 9 maggio per rilanciare il Ps al prossimo appuntamento elettorale e’ stata uno psicodramma simile a quelli che in passato avevano fatto il fascino del partito; ma questa volta non c’era nulla da ridere: poco prima l’ex primo ministro Manuel valls, sconfitto da Hamon alle primarie di gennaio, ha rilasciato dichiarazioni dirompenti sulla “morte dei partiti” tradizionali ed ha annunciato di volersi candidare sotto le bandiere del movimento “La Re’publique en marche” (“La Repubblica in marcia”, ndr) del neopresidente Macron. In questo clima da fine del mondo, perlomeno del loro mondo, ieri i dirigenti socialisti hanno finito per mettersi d’accordo su una “piattaforma di autonomia costruttiva” nei confronti della presidenza Macron; ma l’ala guidata dallo sconfitto Hamon non ci sta e sembra piuttosto orientata verso una decisa opposizione al nuovo presidente ed alla ricerca di una problematica unita’ con altre formazioni di sinistra e di estrema sinistra. La verita’, scrive il “Parisien”, e’ che il Ps sarebbe gia’ andato totalmente in pezzi e i suoi parlamentari sarebbero gia’ passati armi e bagagli con la “Re’publique en marche” o la “France insoumise” di Jean-Luc Me’lenchon, se entrambi questi due poli non avessero posto rigidi paletti all’adesione dei socialisti. Macron, in particolare, con la sua intransigenza sembra voler fare “tabula rasa” della politica del passato, a rischio pero’ di non riuscire alle elezioni parlamentari a mettere assieme una propria maggioranza nell’Assemblea Nazionale; ed e’ proprio a questo sperato parziale insuccesso del movimento del neo presidente che si appigliano le restanti chance di sopravvivenza del vetusto Partito socialista: “Siamo come delle comparse in un film di cui non siamo noi a scrivere il copione”, riassume al “Parisien” Thomas Puijalon, candidato socialista nel dipartimento Hauts-de-Seine.
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Germania, Istituto medicina legale Amburgo chiede “il Dna di ogni persona nel nostro Paese”
10 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – L’Istituto di medicina legale di Amburgo esegue ogni anno autopsie su 4 mila cadaveri, in diversi casi vittime di reati violenti. L’identita’ degli individui deceduti non e’ sempre nota: i dipendenti della struttura diretta da Klaus Pueschel sono chiamati a stabilire proprio l’identita’ e le circostanze dei decessi. Quando si tratta di un crimine, spetta a loro anche individuare elementi probatori sicuri. “Dovremmo disporre del codice del Dna di ogni persona nel nostro paese”, dichiara Pueschel al settimanale “Spiegel”. Secondo lo specialista, di Dna dovrebbe essere prelevato a ogni neonato e a tutti gli adulti, ma anche a tutti i turisti e a tutti i rifugiati presenti nel paese. “Potremmo risolvere i crimini molto piu’ velocemente e in maniera piu’ efficace, anche dopo un incidente”, sostiene Pauschel. “La Germania sarebbe molto piu’ sicura, ci troveremmo in un’oasi rispetto all’ambiente criminale”, afferma lo specialista, che non manca di esprimere premura per la sicurezza di dati cosi’ sensibili, specie contro possibili attacchi informatici. L’accesso ai dati del Dna, prosegue Pueschel, andrebbe affidato ai giudici, che dovrebbero rilasciare permessi regolamentati per legge nei casi “di rapimento, stupro, omicidio e omicidio colposo”. Lo scenario apparentemente distopico auspicato da Pueschel incassa anche il sostegno di Jan Reinecke, presidente nazionale della Federazione degli investigatori tedeschi di Amburgo: “Sarebbe un discorso interessante dal punto di vista penale. Il lavoro della polizia potrebbe essere semplificato in modo significativo”. Anche Reinecke, pero’, si pone il problema della sicurezza dei dati: “Chi ci assicurerebbe che questo database non potrebbe finire nelle mani sbagliate? Ad esempio in quelle di criminali, o di altri Stati, o dell’economia privata?”. L’esperto di sicurezza dei dati di Amburgo, Johannes Caspar, mette invece in guardia dall’idea di Pueschel: “La raccolta dei codici genetici della popolazione rappresenterebbe un’interferenza massiccia nel diritto fondamentale di autodeterminazione e della dignita’ umana”, obietta l’esperto. “La detenzione dei codici genetici non e’ compatibile con la presunzione di innocenza, ne’ con il principio di proporzionalita’. Il controllo degli individui trattati come oggetti e’ tipico degli Stati totalitari, non di quello di diritto”, accusa Caspar. Il direttore Pueschel non e’ d’accordo: “Non c’e’ nulla della nostra personalita’ nei dati. Nessuno sa qual e’ il colore degli occhi o se avete i capelli grigi. E’ solo un codice numerico”, replica. “Gli investigatori non potrebbero sapere queste caratteristiche, ma solo arrivare alla persona in questione. Molti dati si trovano comunque su internet. Dov’e’ il problema con una combinazione di numeri?”.
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Germania, estremismo Forze armate: arrestato un terzo uomo vicino al sospetto Franco A
10 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – Gli investigatori che stanno indagando sul caso del tenente dell’Esercito tedesco Franco A., estremista di destra sospettato di aver pianificato un atto terroristico, hanno arrestato un altro 27enne tedesco, tal Maximilian T.. Lo ha annunciato il procuratore generale a Karlsruhe. Secondo lo “Spiegel online” l’arrestato avrebbe espresso orientamenti di estrema destra, come Franco A. e Mathias F., altro sospetto arrestato a fine aprile. I tre avrebbero pianificato assieme un attacco ai danni di politici e personaggi pubblici coinvolti nella definizione delle politiche di immigrazione e accoglienza della Germania. Secondo indiscrezioni del quotidiano “Die Welt”, che cita documenti rinvenuti dagli investigatori durante le perquisizioni nelle abitazioni dei sospettati, tra i possibili bersagli dell’attentato pianificato dai sospettati figuravano l’ex presidente della Repubblica Joachim Gauch e il ministro della Giutizia Heiko Maas (Spd). L’intento dei tre arrestati sarebbe stato quello di effettuare l’attacco sotto mentite spoglie, per far ricadere la responsabilita’ sull’islamismo radicale: per questa ragione Franco A. si era finto un rifugiato siriano, riuscendo dapprima ad ingannare le autorita’ tedesche, che gli avevano concesso un alloggio e del denaro. L’uomo era stato arrestato dalle autorita’ austriache, dopo aver nascosto una pistola illegalmente detenuta in una toilette per disabili dell’aeroporto di Vienna. Nel frattempo proseguono le indagini dell’Ispettore Volker Wieker all’interno delle Forze armate tedesche. Il comandante delle operazioni internazionali a Ulm, Richard Rossmanith, ha commentato alla “Dpa” che alla luce dei casi di nonnismo e molestie ed estremismo emersi nelle ultime settimane e’ normale che si stia verificando quanto accade all’interno delle Forze armate. Tuttavia, il comandante ha negato con veemenza che le Forze armate tedesche diano asilo all’attivismo di estrema destra. Questo mercoledi’ il ministro della Difesa, Ursula von der Layen (Cdu), informera’ i membri della commissione Difesa in merito ai progressi delle indagini.
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Regno Unito, il Labour promette di espandere il bilancio dell’istruzione aumentando le tasse per le imprese
10 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – Se il Labour andasse al governo del Regno Unito, riferisce il quotidiano britannico “The Guardian”, aumenterebbe le tasse a carico delle imprese per finanziare un’espansione del bilancio dell’istruzione di sei miliardi di sterline all’anno entro la fine della prossima legislatura e creare un servizio educativo nazionale che prepari i lavoratori per l’economia post Brexit. Il leader laborista, Jeremy Corbyn, ha lanciato la campagna per le elezioni politiche dell’8 giugno con un appassionato discorso a Manchester, promettendo di “trasformare la Gran Bretagna” ed evidenziando la determinazione ad alleviare la pressione sui servizi pubblici. Il programma elettorale non e’ ancora stato pubblicato, ma il partito ha gia’ preso alcuni impegni da quando e’ stato indetto il voto anticipato, come quelli di migliorare gli stipendi nella sanita’ e di costruire un milione di nuove abitazioni. La leadersip punta sul messaggio anti-austerita’ per ottenere il sostegno degli elettori che si sentono abbandonati, “quelli che si barcamenano”, come li chiama la premier, Theresa May, anche lei interessata a questo elettorato. Il Labour pensa che, revocando gli sgravi concessi alle aziende dal 2010, possa trovare le risorse per abolire le tasse universitarie e mantenere le borse di studio per gli studenti poveri; aumentare i fondi per la scuola di 5,7 miliardi all’anno per far si’ che le classi non superino i trenta alunni; estendere la formazione gratuita per gli adulti e ripristinare l’indennita’ di mantenimento agli studi per i sedici-diciottenni. Il pacchetto istruzione e formazione costerebbe complessivamente 6,7 miliardi all’anno. Le ultime stime prevedono, invece, un calo dei fondi per ogni studente dell’otto per cento in termini reali entro il 2020; l’Inghilterra, in particolare, secondo la commissione Conti pubblici della Camera dei Comuni, dovra’ risparmiare altri tre miliardi nei prossimi tre anni, dopo aver gia’ tagliato i costi del personale, della manutenzione, degli investimenti nelle tecnologie e dei servizi pastorali. Angela Rayner, segretaria ombra all’istruzione, ha spiegato che l’apprendimento permanente e’ la chiave per garantire che la forza lavoro raggiunga il suo pieno potenziale nella nuova situazione economica che seguira’ all’uscita dall’Unione Europea e che il partito intende investire nei giovani invece di tagliare le tasse societarie a “livelli insostenibili in un momento in cui i servizi pubblici sono a un punto di rottura”. Il cancelliere ombra dello Scacchiere, John McDonnell, ha piu’ volte parlato di un’inversione di tendenza rispetto alla riduzione dell’aliquota per le imprese, scesa dal 28 al 19 per cento dal 2010. Oggi saranno precisati i dettagli: l’aumento sara’ graduale, fino al 26 per cento nel 2020-21, comunque il livello minimo nel G7; l’aliquota sara’ piu’ bassa per le piccole imprese.
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Regno Unito, i conservatori corteggiano gli elettori del Labour
10 mag 11:08 – (Agenzia Nova) – Maurice Glasman, ex guru politico di Ed Miliband, ex leader del Labour, principale partito di opposizione del Regno Unito, rivela il “Financial Times”, ha avuto colloqui con Nick Timothy, responsabile del programma elettorale del Partito conservatore, guidato dalla premier Theresa May, segno che i Tory si stanno muovendo aggressivamente per conquistare il terreno del ceto medio abbandonato dall’attuale leader laborista, Jeremy Corbyn. Diversi temi scelti dalla prima ministra nella campagna per le elezioni politiche dell’8 giugno – inclusa la proposta per mettere un tetto alle tariffe energetiche, definita “marxista” dal suo predecessore, David Cameron, quando fu lanciata dal suo avversario – ricordano quelli cavalcati da Miliband nel 2015. L’incontro tra Glasman – oggi membro della Camera dei Lord, pioniere del progetto “Blue Labour”, volto a riconnettere il partito con la classe lavoratrice e a tener conto delle preoccupazioni popolari sull’Unione Europea, l’immigrazione e la globalizzazione – e Timothy indica che le idee della precedente leadership laborista sono oggetto di studio a Downing Street. La rivelazione, con ogni probabilita’, destabilizzera’ ulteriormente l’ala thatcheriana dei conservatori, che teme un riposizionamento del partito. May ha cosi’ replicato alle critiche: “Siamo conservatori. Crediamo nel libero mercato e nella concorrenza, ma vogliamo che la concorrenza funzioni. A volte la gente mi dice che cose come queste non suonano molto conservatrici. La mia risposta e’ che quando si tratta di considerare come sostenere le persone che lavorano, cio’ che conta non e’ l’ideologia ma fare cio’ che si ritiene giusto”. Dal Partito conservatore hanno confermato lo scambio di opinioni tra Glasman e Timothy, ma precisato che e’ avvenuto dopo la decisione sulla politica energetica. Proprio Timothy e’ tra i piu’ convinti sostenitori di un intervento pubblico nel settore, al quale ha cercato di opporsi, invece, il cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond; favorevole a un governo piu’ interventista anche il segretario per le Imprese, l’energia e la strategia industriale, Greg Clark, soprattutto in materia di acquisizioni straniere e rappresentanza dei lavoratori nei consigli di amministrazione.
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