I due tweet al vetriolo di Trump contro Google hanno scatenato negli Usa un forte dibattito sulla ‘linea editoriale’ del motore di ricerca e di Facebook e Twitter. Secondo il presidente degli Stati Uniti “Google è truccato” e insieme ai due social favoriscono principalmente notizie e post contro di lui e il suo operato, censurando la voce dei conservatori, suoi sostenitori “Credo che Google, Twitter e Facebook stiano in acque pericolose e devono stare attenti”, ha dichiarato martedì durante la conferenza stampa tenuta nello studio ovale. Ieri ha rincarato la dose “Molte persone pensano che Google, Facebook, Twitter e Amazon siano in una situazione di Antitrust”, il richiamo alla scarsa competizione è stato messo in evidenza durante l’intervista di ieri a Bloomberg News.
Un social di destra per sostenere la campagna presidenziale del 2020
Oltre alle accuse dirette, Trump ha in mente due piani contro i giganti del web: studiare una norma per regolare l’imparzialità del principale motore di ricerca, Google, e sostenere la nascita di un social che dia spazio alle idee dei conservatori. L’obiettivo è stato svelato dal figlio del presidente, Donald Jr: “Mi piacerebbe finanziare una versione conservatrice di Facebook”, ossia di un nuovo social da far sviluppare subito nella Silicon Valley per dare voce ai sostenitori del padre ed essere online per lanciare la campagna presidenziale del 2020.
Facebook, l’accusa di un suo lavoratore ‘Non tollera le idee conservatrici dei dipendenti’
In attesa di vedere gli sviluppi di quest’idea, l’accusa di Trump contro i giganti del web ha fatto subito breccia nel cuore di un dipendente di Facebook, che ha accusato la società di discriminare, internamente, i lavoratori con idee conservatrici. Così Brian Amerige, un ingegnere senior della società, ha pubblicato, sulla bacheca interna di Facebook, il post ‘Abbiamo un problema con il pluralismo’.
Il testo, in sintesi, accusa Facebook di discriminare i conservatori: «Noi siamo una monocultura politica, che è intollerante verso i punti di vista differenti. Sosteniamo di accettare tutte le prospettive, ma siamo molto veloci ad attaccare – spesso aggredire – chiunque presenti una opinione che appare in opposizione all’ideologia di sinistra». Amerige continua accusando i colleghi di etichettare i dissidenti, intimidendo chi ha idee conservatrici: “Tutti sanno che la pretesa di “apertura verso le prospettive differenti” non si applica alle cause di giustizia sociale, immigrazione, diversità, ed eguaglianza. Su questi temi, o stai zitto, oppure sacrifichi la tua reputazione e la tua carriera”.
Amerige scrive che questo atteggiamento non è accettabile «non solo per la nostra cultura interna, ma per la nostra sostenibilità come compagnia». Perché il mondo si aspetta da Facebook di essere una piattaforma imparziale, ma il Congresso, il presidente, e peggio ancora il pubblico «fuori dalle nostre mura» comincia a dubitarne. L’autore del post conclude dicendo che non sa come risolvere il problema, ma ritiene sia utile parlarne apertamente. Perciò ha creato un gruppo chiamato «FB’ers for Political Diversity» («Utenti Fb per il pluralismo»), in cui è possibile discutere ogni idea, a condizione di non lanciare mai attacchi personali.
Vediamo come va.
Censura e ingerenza sulle elezioni dei social network, audizioni al Congresso di Google, Facebook e Twitter
Il Congresso sta portando avanti l’indagine contro la disinformazione e l’odio online, la censura e l’ingerenza sulle elezioni dei social network. Il 5 settembre prossimo al Senato saranno interrogati, durante le audizioni, i rappresentanti di Google, Facebook e Twitter. L’amministratore delegato di Twitter, Jack Dorsey, e il direttore operativo di Facebook, Sheryl Sandberg, hanno confermato la presenza. Google deve ancora decidere.
Dovranno tutti prepararsi, bene, alla raffica di domande pungenti dei senatori repubblicani.