Venezuela, opposizioni pronte a governo parallelo; Trump minaccia Caracas
18 lug 11:04 – (Agenzia Nova) – Il giorno dopo la prova di forza delle opposizioni, il mondo attende dal governo venezuelano di Nicolas Maduro un cambio di rotta nella gestione della crisi politica. Ma Caracas resiste. Gli oltre 7 milioni di voti contati dalle opposizioni nel referendum informale celebrato domenica, danno forza e nuovi argomenti alla Mesa de unidad democratica (Mud), il cartello dei partiti ostili a Maduro. Oggi il Parlamento – organo controllato dalle opposizioni ma considerato senza poteri dal governo – nomina i giudici del Tribunale supremo. Domani, mercoledi’, verra’ annunciata l’apertura di un percorso per la nascita di un governo di unita’ nazionale, e per giovedi’ e’ stato convocato uno sciopero nazionale di 24 ore. L’esecutivo “parallelo”, difficile al momento capire quale potra’ essere la sua collocazione istituzionale, fondera’ la sua azione proprio sull’esito della consultazione popolare che ha bocciato la proposta governativa di procedere alla redazione di una nuova Carta costituzionale tramite elezione di una apposita Assemblea, il 30 luglio. Nel caso in cui Maduro dovesse fare marcia indietro sulla Costituente, le opposizioni hanno fatto capire che l’intero piano potrebbe essere rimesso nel cassetto. Al momento pero’ non ci sono segnali che i presidente intenda rinunciare all’appuntamento pensato per “riaprire il dialogo” nel paese. E buona parte della comunita’ internazionale torna a pressare Caracas, rilanciando il dibattito che per settimane ha animato l’Organizzazione degli Stati americani (Osa). “Gli Stati Uniti non rimarranno immobili mentre il Venezuela si disintegra”, ha detto il presidente Donald Trump: “Se il regime di Maduro impone la sua Assemblea Costituzionale il 30 luglio, gli Usa adotteranno immediate e forti azioni economiche” nei confronti del paese sudamericano. Ma messaggi di sostegno alle opposizioni arrivano da diverse paesi della regione – Brasile, Colombia, Peru’, Panam, Messico, Costa Rica, per citarne alcuni – e dall’Europa. Ed e’ proprio contro il Vecchio Continente che Maduro si e’ scagliato ieri per rivendicare la legittimita’ delle proprie azioni alla guida del Venezuela. Obiettivo polemico privilegiato e’ la Spagna, il cui presidente del governo Mariano Rajoy farebbe bene secondo Maduro ad occuparsi dei propri affari interni e della questione catalana. Il “figlio di Chavez” ricorda a Madrid che il referendum di domenica non era appoggiato dalle autorita’ elettorali nazionali e non puo’ pertanto essere dotato di validita’ legale. Per Rajoy, osserva Maduro, “e’ legale una consultazione parallela allo Stato; ma non e’ legale il referendum che chiede al popolo della Catalogna di decidere il suo status dinanzi allo Stato Spagnolo. Su quali basi, tu, Rajoy, dici che il referendum della Catalogna e’ illegale?”.
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Usa, il presidente Trump illustra gli obiettivi dei negoziati sul Nafta
18 lug 11:04 – (Agenzia Nova) – Il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha rinnovato la promessa di rafforzare la manifattura statunitense e ridurre il deficit commerciale con il Messico, che ad oggi ammonta a circa 64 miliardi di dollari. L’amministrazione del presidente, che ieri (lunedi’) ha organizzato un evento a Washington per presentare alcuni dei prodotti piu’ significativi del settore manifatturiero Usa da tutti e 50 gli Stati dell’Unione, ha pubblicato ieri il progetto del nuovo North American Free Trade Agreement (Nafta), l’accordo di libero scambio in vigore tra Usa, Canada e Messico che il presidente Trump si e’ impegnato a modificare per riequilibrare gli interessi commerciali tra i tre paesi. Il documento di 18 pagine, oltre a illustrare alcuni punti tesi a contenere il deficit commerciale Usa con i paesi vicini, prevede l’inserimento nel testo del trattato di un capitolo sull’economia digitale, il rafforzamento degli standard ambientali e del lavoro per i vicini degli Stati Uniti – cosi’ da riequilibrare le condizioni in cui si trovano ad operare gli attori produttivi dei tre paesi – e preservare le norme che gia’ oggi favoriscono i produttori Usa in alcune delle gare d’appalto per le forniture al governo statunitense. Il piano introduce anche a grandi linee un meccanismo teso a prevenire la manipolazione delle valute da parte dei paesi firmatari al fine di ricavarne un vantaggio competitivo indebito: si tratta, sottolinea a tal riguardo il “Wall Street Journal”, di una questione che desta crescente preoccupazione tra i legislatori e gli economisti Usa, anche se pare non riguardare direttamente i partner del Nafta, Canada e Messico. Durante la campagna elettorale dello scorso anno, Trump aveva minacciato piu’ volte di abbandonare il Nafta, che aveva descritto come “il peggior trattato commerciale mai sottoscritto in qualunque parte del mondo”. Secondo il quotidiano economico Usa, il piano presentato ieri affronta alcune delle questioni sollevate da Trump durante la campagna elettorale e tiene conto delle istanze della classe operaia statunitense, che ha votato in massa per l’outsider repubblicano lo scorso novembre, ma in linea di massima non sembra deviare in maniera significativa o filosoficamente rilevante dalla politica commerciale statunitense gia’ in essere. Il Messico, non a caso, ha accolto positivamente le linee guida, ed ha anticipato l’inizio di negoziati formali con Usa e Canada entro meta’ agosto; anche il ministro degli Esteri del Canada, Chrystia Freeland, ha reagito compostamente alla pubblicazione del documento, ribadendo che Ottawa e’ pronta a collaborare al miglioramento dell’accordo commerciale, pur “difendendo l’interesse nazionale canadese e i nostri valori”. Tiepida la risposta dei rappresentanti dell’industria Usa e dei Repubblicani, i cui voti saranno necessari per ratificare al Congresso la nuova versione del trattato. Prevedibilmente critici i Democratici, che hanno attaccato la proposta della Casa Bianca definendola “vaga e insufficiente”. Infine, sottolinea il “Wall Street Journal”, non mancano disposizioni destinate a complicare le trattative tra i tre paesi: il quotidiano cita in particolare l’eliminazione, nell’ambito del Nafta “rinnovato”, dell’attuale sistema di arbitrato che consente a Messico e Usa di contestare i dazi imposti da Washington in risposta a presunte attivita’ di dumping.
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Usa, 5 miliardi di dollari di debito studentesco potrebbero svanire assieme ai documenti che lo certificano
18 lug 11:04 – (Agenzia Nova) – Decine di migliaia di studenti ed ex studenti universitari Usa che si sono indebitati per potersi permettere gli studi, e che non sono piu’ in grado di far fronte ai loro obblighi con i creditori, potrebbero essere “graziati” a causa dello smarrimento totale o parziale dei documenti che certificano i loro obblighi finanziari. Il National Collegiate Student Loan Trusts, uno dei principali titolari del debito studentesco Usa, e’ al centro di una disputa legale da 5 miliardi di dollari per il recupero di crediti arretrati, ha riferito lunedi’ il “New York Times”. Le corti Usa, pero’, hanno gia’ rigettato decine di cause intentate dall’operatore finanziario proprio a causa dell’insufficienza della documentazione attestante la titolarita’ dei crediti. National Collegiate e’ una rete di 15 trust finanziari titolari dei prestiti contratti privatamente con diverse banche da 800 mila studenti Usa, per un valore nominale complessivo di circa 12 miliardi di dollari; di questi 12 miliardi, cinque sono in stato di default, stando ai documenti processuali consultati dal “New York Times”.
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Spagna, polemiche per il cambio al vertice della Polizia catalana
18 lug 11:04 – (Agenzia Nova) – Per la giornata di oggi e’ attesa la nomina di Pere Soler alla guida dei “Mossos d’Esquadra”, il corpo di polizia che opera nella comunita’ autonoma della Catalogna. Soler prende il posto di Albert Batlle, dimessosi lunedi’, e la sua nomina si intreccia pericolosamente con il delicato braccio di ferro tra Madrid e Barcellona sull’indipendenza della Catalogna dal resto della Spagna. I media locali hanno pochi dubbi nel descrivere Soler come un “indipendentista convinto”, forti anche di alcune uscite pubbliche dell’avvocato di cui si ricorda la lunga carriera alle spalle. “Spero che che ce ne possiamo andare via in fretta, perche’ voi spagnoli mi fate pena”, scriveva Soler il 23 ottobre scorso, rispondendo a un messaggio del Psoe su twitter. Il 4 luglio, il futuro capo dei “Mossos” era all’affollato atto con cui il governo presentava il provvedimento pensato per dare basi legali al referendum che la Catalogna intende celebrare il prossimo 1 ottobre, contro il parere del governo centrale. “Voteremo il 1 ottobre. Non potranno evitarlo”, era stata la sua sintesi sui social. Il contrasto con il profilo del comandante uscente basta al quotidiano “EL Pais” a spiegare il perche’ dell’avvicendamento: “quando a Batlle veniva chiesto di pronunciarsi sul processo secessionista, rispondeva che la polizia autonoma avrebbe eseguito la legge e, nel caso in cui un giudice lo avesse chiesto, avrebbe arrestato la presidente del ‘Parlament’ Carme Forcadell, o della governo locale (‘generalitat’), Charles Puigdemont”. Da tempo, riportano le cronache locali, i partiti vicini al governo catalano chiedevano un cambio al vertice delle forze di sicurezza. Anche se molto duro, al momento il contenzioso tra Madrid e Barcellona e’ di tipo legale e politico. Ma ad ottobre, se nessuna delle due parti fara’ marcia indietro, il ruolo della polizia diverra’ centrale: verranno smobilitati i gazebo allestiti per la consultazione? Verranno eseguite misure sanzionatorie per i funzionari pubblici coinvolti nel processo? La dimissione di Batlle, scrive il quotidiano “El Mundo” nell’editoriale di oggi, dimostra “che le autorita’ catalane sono decise a consumare uno scontro frontale con lo Stato”.
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Regno Unito, May richiamera’ i ministri alla disciplina
18 lug 11:04 – (Agenzia Nova) – La premier del Regno Unito, Theresa May, nel consiglio settimanale in programma questa mattina, ordinera’ ai suoi ministri di smettere di far trapelare notizie sulle riunioni di governo, dopo giorni di conflitti interni, che hanno avuto come principale bersaglio il cancelliere dello Scacchiere, Philip Hammond, i cui appunti personali, con controversi commenti sulle retribuzioni dei lavoratori statali, sono stati resi pubblici. Un portavoce ha annunciato che la leader di Downing Street richiamera’ l’esecutivo alla riservatezza e al senso di responsabilita’. Sulla rivelazione si sono moltiplicate le congetture: un alleato anonimo di Hammond l’ha attribuita al segretario all’Ambiente, Michel Gove, che respinge l’accusa, negata anche da altre fonti Tory. Sono stati chiamati in causa anche il segretario agli Esteri, Boris Johnson, e quello per l’Uscita dall’Unione Europea, David Davis, che hanno anch’essi smentito. E’ certo che Hammond e’ visto con sospetto da una parte del suo Partito conservatore per la visione della Brexit aperta a una soluzione “morbida”. Nonostante il richiamo alla disciplina, May restera’ probabilmente in una posizione debole: “Questo e’ un governo senza autorita’”, ha sintetizzato Michael Heseltine, ex vice primo ministro e membro della Camera dei Lord. Una parte dei deputati conservatori vorrebbe sostituirla in autunno; ci sarebbe gia’ una lettera di sfiducia in circolazione, anche se finora con poche firme; la situazione potrebbe cambiare dopo la pausa estiva.
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Regno Unito, John Kerr chiede un dibattito nazionale per fermare la Brexit
18 lug 11:04 – (Agenzia Nova) – In una lettera aperta pubblicata sul “Financial Times”, l’ex diplomatico John Kerr, autore dell’articolo 50 del Trattato di Lisbona, e altre 65 figure di spicco scozzesi chiedono un ripensamento sull’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, essendo a loro parere sempre piu’ chiaro che le conseguenze potrebbero essere “disastrose”. L’intervento cade in un momento delicato per il governo, diviso al suo interno e in calo di popolarita’: un sondaggio di Survation di pochi giorni fa mostra che solo un’esigua minoranza del campione (sedici per cento) ritiene che l’esecutivo stia gestendo positivamente l’iter della Brexit, mentre il quaranta e’ convinto del contrario. “In una democrazia e’ sempre possibile ripensarci e scegliere un’altra direzione. Dobbiamo riflettere di nuovo sulla Brexit, avere un dibattito nazionale su come bloccare il processo e cambiare idea”, scrivono i firmatari, tra i quali figurano anche l’ex segretario alla Difesa George Robertson, l’imprenditore Ian Ritchie e lo storico Tom Devine. Kerr, che nel 2003 redasse l’articolo sulla clausola di uscita, ha gia’ spiegato in passato che la decisione di uscire puo’ essere revocata, non essendoci nel testo alcuna prescrizione contraria. Il governo, invece, in sede giudiziaria, ha sostenuto che la notifica e’ irreversibile. Gli autori della lettera evidenziano “il calo degli standard di vita, l’aumento dell’inflazione, il rallentamento della crescita e la minore produttivita’”, oltre che il “grave danno” alla reputazione internazionale seguiti al voto referendario dell’anno scorso. “Riconosciamo che una stretta maggioranza ha votato per lasciare l’Unione Europea, ma le disastrose conseguenze stanno ora diventando sempre piu’ chiare, ogni giorno”. Finora, tuttavia, i Liberaldemocratici e il Partito nazionale scozzese (Snp), i soli grandi partiti su posizioni decisamente europeiste, non hanno avuto buoni risultati alle ultime elezioni; i conservatori hanno guadagnato dodici seggi in Scozia, benche’ la nazione costitutiva avesse votato “Remain”.
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Il Fmi incoraggia la Francia a proseguire le riforme
18 lug 11:04 – (Agenzia Nova) – Il Fondo monetario internazionale (Fmi) mostra un raro ottimismo sulla politica economica della Francia all’inizio del quinquennato del presidente Emmanuel Macron: cosi’ il quotidiano economico “Les Echos” presenta il rapporto annuale del Fmi pubblicato ieri lunedi’ 17 luglio. Mai tenero con la Francia, l’organismo finanziario mondiale nel suo rapporto loda le riforme “ambiziose” e “coraggiose” avviate o annunciate dall’esecutivo di Macron e del suo primo ministro Edouard Philippe: “Siamo impressionati dall’energia e dall’ottimismo” impressi dal novo governo francese, ha dichiarato il vice direttore del dipartimento Europa del Fmi, Christian Mumssen, al termine di due settimane di consultazioni con i ministri e le organizzazioni sindacali e padronali; “Il programma economico e’ ambizioso, completo ed equilibrato”, ha aggiunto. Particolare soddisfazione hanno suscitato le promesse di riduzione della spesa pubblica francese per 80 miliardi di euro nell’arco del quinquennato, che nel 2022 dovrebbero portare all’equilibrio i conti pubblici della Francia. Secondo il Fmi inoltre le riforme fiscali annunciate da Macron dovrebbero poter stimolare l’occupazione; e ancor di piu’ ci si attende dalla riforma del Codice del lavoro gia’ messa in cantiere e dall’annunciata riforma della formazione professionale e dell’apprendistato: “Profonde riforme si impongono a tutti i livelli delle amministrazioni pubbliche” si legge nel rapporto, che esorta dunque il duo Macron-Edouard ad “agire rapidamente per fissarne la direzione in una legge pluri-annuale”. Il Fmi sottolinea che la congiuntura e’ propizia alle riforme: e d’altronde nel rapporto ha anche alzato le sue previsioni di crescita della Francia all’1,5 per cento del Pil nel il 2017, rispetto alla precedente valutazione che si era fermata all’1,4 per cento; lo stesso, secondo il Fmi, dovrebbe accadere nel 2018.
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Migrazioni, ministro Interno austriaco Sobotka attacca le Ong e minaccia chiusura frontiere
18 lug 11:04 – (Agenzia Nova) – Il ministro dell’Interno austriaco, Wolfgang Sobotka, chiede di limitare le attivita’ dei “soccorritori autoproclamati” di migranti nel Mediterraneo, un chiaro riferimento alle organizzazioni non governative che giocano un ruolo ormai centrale nelle attivita’ di soccorso dei migranti al largo delle coste libiche. Intervistato dal quotidiano tedesco “Bild”, il ministro accusa gli equipaggi di queste organizzazioni di cooperare direttamente coi trafficanti di esseri umani. Bisogna certo fare tutto il possibile per evitare che si muoia nel mediterraneo, afferma Sobotka, “ma dobbiamo impedire che i cosiddetti cooperanti continuino a penetrare con le loro navi nelle acque territoriali libiche e li’ prendano in consegna i migranti direttamente dai trafficanti”, ha dichiarato. In Italia dall’inizio dell’anno sono gia’ sbarcati piu’ di 85.000 migranti. “E’ prevedibile che la situazione peggiori ulteriormente, e questo non e’ accettabile”, afferma il ministro, le cui parole fanno eco a quelle dell’omologo tedesco, Thomas de Maizi’ere: “In questo momento c’e’ la necessita’ di riconoscere chi consente (ai migranti, ndr) di venire in Europa: si tratta di organizzazioni criminali, quelle dei trafficanti di esseri umani, il cui solo criterio e’ il portafogli dei migranti”, sostiene il ministro tedesco. “Gli italiani ad esempio stanno indagando sulle ong che spengono irregolarmente il trasponder delle loro navi per non farsi individuare e mascherare la loro posizione. Questa condotta causa sfiducia. Il mio collega italiano Minniti mi dice che ci sono navi che solcano le acque libiche e che lanciano segnali sulle spiagge”, aggiunge Maizi’ere. Quanti sbarcano in Italia solcando il Mediterraneo non sono rifugiati siriani o iracheni in fuga dalla guerra, ma migranti economici africani e non. “A differenza di quanti arrivano cercando protezione, in questo caso noi e gli altri Stati membri non abbiamo alcuna volonta’ di accoglienza”, ribadisce il Ministro degli Interni. Ruben Neugebauer, portavoce dell’organizzazione Sea-Watch, e’ tornato a respingere le accuse mosse alle ong, che ha definito “completamente infondate”. Nel frattempo, l’Ue prova a elaborare misure per limitare i flussi di migranti attraverso le aree desertiche meridionali della Libia. I ministri degli Esteri dei Paesi dell’Unione europea hanno stabilito restrizioni all’esportazione di gommoni e motori fuoribordo verso la Libia, che potrebbero essere utilizzati per il trasporto dei migranti. L’Austria ha ribadito la sua minaccia di blindare il confine l’Italia. “Noi chiuderemo il Brennero se il numero di immigrati clandestini verso l’Austria continua ad aumentare”, ha ribadito alla “Bild” Sobotka.
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Migrazioni, il braccio di ferro tra Italia e Ong e’ appena iniziato
18 lug 11:04 – (Agenzia Nova) – Per i migranti che salpano dalle coste libiche verso l’Italia, la traversata dura solitamente meno di quattro ore, perche’ le navi europee dell’operazione Sophia e quelle delle Ong recuperano i migranti al largo delle coste libiche. Lampedusa dista dalle coste nordafricane almeno 20 ore, ben piu’ dei porti sicuri piu’ vicini, in Tunisia e a Malta. Chi ha messo il piede su una delle navi di soccorso, pero’ sottolinea la “Frankfurter Allgemeine Zeitung – di fatto e’ gia’ arrivato in Europa, e le prospettive di incrociare una delle navi delle organizzazioni non governative che operano nell’area sono piuttosto buone. In Italia quest’anno sono gia’ arrivate 85.000 persone, circa il venti per cento in piu’ rispetto all’anno record 2016. Piu’ di 2.200 persone risultano morte o disperse nelle acque del Mediterraneo dall’inizio dell’anno: anche questo e’ un record, nonostante la presenza navale senza precedenti. La pressione da Roma per arginare i flussi e’ forte, e la Commissione europea ha presentato un piano d’azione all’inizio di questo mese, ma ha respinto chiusure delle frontiere e ribadito che gli sbarchi devono avvenire tutti in Italia. Il governo italiano ha elaborato un codice di condotta per le ong con il sostegno di Bruxelles. In futuro, solo alle organizzazioni che lo firmano dovrebbe essere consentito di attraccare nei porti italiani e sbarcare i migranti. I ministri dell’Interno della Ue hanno approvato il progetto la settimana scorsa. Questa settimana e’ arrivata la risposta da Human Rights Watch e Amnesty International: a loro dire, migliaia di rifugiati potrebbero perdere la vita se il codice di condotta fosse applicato. Tre degli undici punti sono particolarmente criticati: che alle navi delle agenzie umanitarie non sia piu’ permesso di entrare nelle acque libiche per soccorrere i profughi; che non sia piu’ permesso usare le luci per marcare la propria posizione alle navi che minacciano di affondare subito; che siano costretti a portare rifugiati e migranti nel porto piu’ vicino piuttosto che, “se necessario” in un’altra nazione. In Italia l’attivita’ delle Ong “umanitarie” e’ oggetto di polemiche e sospetti: un procuratore siciliano aveva sostenuto nel mese di aprile che queste organizzazioni coordinassero le proprie operazioni con i trafficanti di esseri umani. Matteo de Bellis, responsabile per Amnesty International per le questioni migratorie, ha definito il codice di condotta come “confuso”. “Crediamo che il governo italiano e l’Unione europea intendano mantenere le ong il piu’ lontano possibile dalle acque libiche. Si vuole esternalizzare il salvataggio della guardia costiera libica” ha affermato. Al largo della Libia operano nove organizzazioni non governative con 14 navi. Queste organizzazioni denunciano il codice di condotta elaborato dal governo italiano come una mossa populista, ma per il momento non c’e’ accordo sulla risposta da dare a Roma. Alcune ong hanno gia’ messo in chiaro la loro categorica opposizione al codice, altre vorrebbero prima confrontarsi con le autorita’ italiane. Michael Buschheuer, di Sea-Eye, ha dichiarato: “Potrei firmare immediatamente ogni singolo punto contenuto nel codice, tranne uno: le organizzazioni devono certificare le loro navi come unita’ di soccorso”. Il governo italiano, scrive il quotidiano tedesco, si sente impotente di fronte l’afflusso di migranti. Solo una frazione dei migranti che giungono in Italia provengono dall’Eritrea, il paese africano con il piu’ alto tassodi approvazione delle pratiche di asilo, mentre sono preponderanti i migranti economici che giungono da paesi come il Bangladesh. Roma vorrebbe che venissero rispettate le 12 miglia nautiche di attribuzione di responsabilita’ della Guardia costiera libica. Il fatto che le ong si spingano ad operare nelle acque territoriali del paese nordafricano ha gia’ creato contatti pericolosi; le organizzazioni non governative, pero’, denunciano il mancato rispetto dei diritti civili nei campi profughi libici, dove vengono ricondotti i migranti intercettati dalla Guardia costiera. L’anno scorso, i soccorritori privati hanno tratto in salvo un migrante su quattro, quest’anno uno su due, ma lamentano di avere poche navi e di essere costretti a effettuare il trasbordo dei migranti nelle navi di Frontex, operazione che peraltro verrebbe proibita dal codice. L’organizzazione tedesca Sea Watch si sta gia’ organizzando per dotarsi di una nave piu’ grande, cosi’ da attraccare direttamente nei porti italiani. In questo modo, pero’, aumenterebbero anche gli sbarchi: il problema, scrive il quotidiano, pare privo di soluzione.
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Luci ed ombre in Italia per il bonus cultura da 500 euro ai 18 enni
18 lug 11:04 – (Agenzia Nova) – Mentre in Francia il governo del primo ministro Edouard Philippe annuncia la prossima creazione di un bonus cultura per i giovani, il quotidiano “Le Figaro” ricorda i dati del primo bilancio pubblicato in Italia sull’analoga iniziativa lanciata nell’ottobre scorso dall’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi; dati che, secondo il giornale conservatore, potrebbero far cambiare idea al governo francese. Alla chiusura delle domande alla fine dello scorso mese di giugno, solo 350 mila diciottenni hanno completato le procedure necessarie all’ottenimento del bonus da 500 euro che secondo le intenzioni dell’esecutivo e’ destinato a spese legate alla cultura: si tratta del 60 per cento di quanti ne avevano diritto, segno che molti sono stati dissuasi dalla farraginosita’ e dalle difficolta’ burocratiche del meccanismo di concessione del bonus. Quel che e’ peggio, scrive il “Figaro” citando la stampa italiana, e’ che sono stati registrati numerosi casi di abusi: molti giovani hanno venduto i voucher ricevuti per una somma in contanti inferiore al valore ufficiale di 500 euro a commercianti compiacenti; e sulle reti sociali si sono persino formati gruppi per organizzare la rivendita del bonus alla meta’ del suo valore. Questi abusi tuttavia non hanno impedito al governo italiano di prolungare il dispositivo ai giovani nati nel 1999, inserendolo nella legge Finanziaria per il 2017. Un sistema equivalente dovrebbe essere creato in Francia come promesso in campagna elettorale dal presidente Emmanuel Macron e confermato dal discorso programmatico pronunciato dal premier Philippe il 4 luglio scorso alla seduta inaugurale della nuova Assemblea Nazionale: la differenza sostanziale e’ che il costo del bonus cultura, che in Italia e’ stato stimato attorno ai 300 milioni di euro, in Francia invece dovrebbe essere in gran parte finanziato dai provider internet e dai giganti del web come Google, Apple, Facebook ed Amazon (il quartetto delle “superpotenze” di internet che sui media francesi viene ormai comunemente indicato con la sigla Gafa, ndr).
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