Trump ha vinto con uno spostamento d’onda a destra di tutto l’elettorato e molto più del 2016 prendendosi anche Camera e Senato accorpando un potere enorme e dunque la domanda è per farne cosa ? Certo i democratici “non l’hanno visto arrivare” o non han voluto vedere una protesta e malessere diffusi. Primo mandato non consecutivo dopo 120 anni vincendo anche nel voto popolare ben oltre il 51% e con una forte campagna di marketing politico tutti i ceti popolari, minoranze comprese e anche le donne. Intercettando una protesta e un malessere che ha incrociato tagli al welfare, salari sferzati dall’inflazione, miseria che si allarga e allarmi ben allargati ad hoc su immigrazione che hanno rappresentato il fuel del “miracolo americano”, ora infranto. Le guerre in Ucraina e a Gaza hanno sospinto la barca del consenso democratico in alto mare in balia delle onde, isolandosi in un “interventismo non spiegato”. Con democratici che hanno inseguito la destra invece che proporre alternative sensate sui temi ora richiamati visto che paure e insicurezze portano da sempre voti alla destra. Le due grandi questioni sulle quali Trump ha battuto Harris sono stati dunque economia e immigrazione rimanendo “divisivo” su guerre e politica internazionale. In questo quadro è del tutto chiaro che Trump proverà a riconfermare i suoi precedenti 4 anni con spinte alla crescita con detassazioni robuste e un “disimpegno globale” con un “depotenziamento” della Nato che certo lascerebbe gli europei senza ombrello di protezione e che per questo dovranno rapidamente trovare una integrazione di difesa e di politica industriale per rispondere ai dazi che arriveranno.
Dall’emergente messianesimo alla chiusura protezionistica: vecchie elite verso nuove elite “oligarchiche”
Eppure l’ economia di Biden non è andata male anzi forse piuttosto bene sia per occupati che per inflazione, ma sgonfiando i “ceti medi” – almeno in una larga parte e forse con effetti più percepiti che effettivi – ma che hanno votato per Trump, essendo cresciute sia la loro insicurezza che le paure di perdita di status anche per aver favorito i “Grandi Oligarchi” dell’High Tech e dei social di cui Elon Musk è ormai leader indiscusso.
Certo la chiusura protezionistica verso la Cina ma anche verso l’Europa non potrà essere la soluzione se spegnerà il commercio internazionale e se metterà a rischio la coesistenza pacifica globale con dazi che colpirebbero soprattutto l’ Europa, Italia compresa con 40 mil.di di dollari di surplus commerciale e secondo esportatore verso USA.
Tanto che Wall Street brinda ma non le borse europee. In una situazione che vede la fragilità politica dei due grandi partner europei del secondo dopoguerra, Macron e Scholz pressati dalle destre anti-sistema emergenti. Sull’immigrazione clandestina, pensare di fermarla ai confini o di “confinarla” (deportando 20 milioni di persone?) in una qualche isola sembra una “mission impossibile” ma che soffia sulla propaganda anche costruendo muri ulteriori. Sulle “guerre” tra fronte ucraino- russo e medio-oriente non si tratta ” solo” di fermarle ma sarà rilevante il “come” dopo avere ottenuto un qualche tipo di “cessate il fuoco”. Sapendo bene Trump che guerra ed economia non possono convivere.
Ma in medio-oriente un Israele anti – Iran non potrà che essere confermato. Ma la domanda in sospeso che rimarrà è : quale pace e quanto giusta per una stabilità di medio- lungo termine? Su questo il quasi neo-Presidente USA non si è mai espresso ma l’ipotesi più probabile di commentatori autorevoli su entrambe le sponde dell’Atlantico è che si tratti di “frizzare” il fronte russo-ucraino con i relativi risultati sul campo e di ri-negoziare con l’Iran gli sviluppi nucleari. Ma con quali soluzioni per il popolo Palestinese oltre che per quello Ucraino viste le tragiche carneficine su campi martoriati? Trump ha vinto promettendo di “fare l’autocrate per battere le elite globaliste e liberiste” degli ultimi 30 anni.
Se manterrà le promesse e se riuscirà a fare tutto questo con quali alternative economiche e sociali e con quale capitalismo? Un post-capitalismo senza concorrenza, oligarchico e corporatista? Riducendo le tasse ai ricchi e ad Elon Musk ( che ha guadagnato 13 mil.di di dollari in 24 ore per la scommessa sul tycoon) come potrà proteggere il maschio bianco colpito dalla globalizzazione e dalle delocalizzazioni?
Basteranno i dazi a fermare le delocalizzazioni e l’onda cinese oltre alle qualità produttive europee? Battere le “vecchie elite” con “nuove elite da confezionare con una “iper-oligarchia” al potere (non più delegata e votata con Musk al Governo) con grandi ricchi sempre più ricchi in attesa di nuovi “sgocciolamenti”, sempre promessi e mai arrivati? Se così saremo al declino della democrazia americana come a molte democrazie europee, dunque della democrazia come l’abbiamo conosciuta e vista sbocciare dal “secolo breve” e dalla Rivoluzione del 1789 dopo essere stata gemmata da Rinascimento e Illuminismo? Siamo ad un evidente ritorno al passato con meno garanzie che non siano quelle dell'”Uomo della Provvidenza” scansato anche da una pallottola e dunque eletto “dal destino condottiero di una nuova e storica missione da compiere” con un movimento di fedeli che lo incensano perché riporti gli antichi splendori dopo 300 anni di “dominio bianco” tra schiavismo, razzismo e colonizzazione ora fratturati da globalizzazione e denaro dei nuovi oligarchi che non vogliono più redistribuire la ricchezza prodotta da popoli, comunità e imprese dietro alle promesse messianiche della prosperità alimentate da nuove tecnologie avveniristiche che vogliono cambiare la stessa natura dell’uomo e spararlo su Marte: vetrina planetaria o miniera di Terre Rare” ?
“Eppure si muove”: anche la democrazia (in parte?) ha funzionato
Anche a rischio di manomettere i principi democratici della separazione dei poteri e con uno “Stato snello” ma che spende e spande affidando le decisioni economiche e sociali ai nuovi oligarchi al comando di Elon Musk eletto sul campo vero capo del Movimento MAGA avendo finanziato la campagna trumpista con 130 milioni di dollari e con al seguito le grandi corporation high tech e non solo, avendo provato anche a scientificare il “voto di scambio” con improbabili lotterie sul voto repubblicano. Un Musk che vuole cambiare la natura umana verso il transumano e con tanti robot che non votano per liberarsi della democrazia che è definita lenta, pesante e burocratizzata.
Dunque – dice – “da sostituire con decisioni rapide e forti del capo illuminato che per questo farà la cosa giusta e tutto da solo” senza il “fardello della democrazia e della giustizia”.
Ponendo la seguente terribile domanda: per avere un “buon governo” e la “rule of law” serve ancora la divisione dei poteri e la rete di istituzioni intermedie che la rendono concreta e affidabile per una società giusta e libera tra checks and balances? Dopo 500 anni e il declino delle chiese e delle monarchie assolute e lo spegnimento della nobiltà, la sconfitta della proletarizzazione di massa, l’avanzata della borghesia capitalistica ora dovremo assistere al declino della democrazia? Per una post-democrazia?
E per quale capitalismo sostenibile, responsabile e competitivo? La democrazia può per questo finire se non viene dunque difesa e protetta da questi nuovi poteri oligarchici e dai “nuevos conducatores” concentrati ed esclusivi verso un assetto populista compiuto che mette in relazione diretta il capo supremo con il popolo che a questo punto diventa un messia senza “i lacci e lacciuoli” di impiccio della democrazia liberale. A partire dalla apicalità dell’esecutivo che si impone sul legislativo e sul giudiziario che è il potere ora concentrato di Trump come presidente e come controllo sulle due camere e sul Parlamento, di fatto per liberarsene come ha già annunciato con 300 ordini esecutivi a partire dal dimezzamento della burocrazia statale mascherandolo con motivazioni di costi ed efficienza.
Risonanze europee e locali si avvertono con chiarezza. A livello dei rapporti internazionali ci appare una storia vecchia di una strategia transattiva (interna ed esterna) che ci riporta a catene di rapporti bilaterali che non funzionerà ma intanto qualcuno (pochi ma buoni) se ne avvantaggerà e poi come diceva Keynes “nel lungo periodo saremo tutti morti“. La prima verifica dell’agenda del “ritorno del trumpismo arrembante” sarà sulle guerre e sulla “deportazione” di 20 milioni di clandestini, la seconda sul rilancio della locomotiva americana ma in un “un sistema chiuso e autarchico” verso dove non si sa perché i dazi scatenerebbero “guerre commerciali” con esiti imprevedibili.
Quel che è certo è che avverrà al prezzo di un indebitamento che volerà al 150% del Pil con poteri squilibrati e con una ricchezza sempre meno distribuita e dunque diseguale verso una “decrescita infelice”.
“Oltre” la democrazia liberale e “Rule of Law“ tra sgocciolamenti e decrescita infelice?
A pagare saranno i ceti popolari anche con tagli ai servizi pubblici e al welfare. “Pazienza” lui ci sarà almeno per 4 anni poi riguarderà altri con qualche bel/bella giovane della larga nidiata perché Trump torna al Governo con tutta la famiglia-clan ancora più allargata come nel 2016, avendo deglutito definitivamente il GOP (dei Nixon, dei Regan e dei Bush) come un “ferro vecchio”. Ma come si può governare una società complessa e inesorabilmente aperta e libera senza corpi intermedi che vestono di architravi e reti necessarie le istituzioni utili a condividere una ricchezza che è condivisa o non è quale condizione per una crescita duratura e sostenibile?
I dati ci dicono infatti che negli ultimi 200 anni crescono i paesi più egualitari, liberi e aperti promotori della dignità umana e decrescono quelli più diseguali e chiusi. In fondo, perché investire su un incerto e disconnesso futuro se si può galleggiare sul passato in sicurezza e senza paure con un formidabile capo messianico che ci protegge con atto compassionevole da tutti gli eventi distruttivi con dazi, muri e isolamento? Ma la domanda finale è perché dovremmo fidarci di lui dopo che abbiamo abbandonato Dio crocifiggendo il figlio, avendo decapitato il monarca assoluto, e appesi ai piedi della storia i capi del nazismo e del fascismo oltre che del comunismo?
Ai democratici di tutto il mondo l’ardua sentenza con soluzioni alternative senza infingimenti e rincorse a questa “destra messianica” perché il compito della democrazia è e continua ad essere quello di redistribuire nella cura, nell’inclusione, nell’educazione, accogliendo il bisogno di tutti accendendone le aspirazioni e diffondendo innovazioni sociali per società aperte, libere e sempre più eguali nelle opportunità per ognuno con quel che sa e con ciò che può e farci avanzare da un benessere economico ad uno che sia anche relazionale e spirituale e dalle quantità alle qualità di una “Vita Buona” già richiamata da David Hume nel 1749.