Tariffe

Trump, dazi su merci cinesi al 40% nel 2025. Pechino potrebbe perdere 1 punto di PIL

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Dazi USA-Cina, Trump minaccia tariffe record nel momento peggiore per Pechino, che deve affrontare nuove sfide economiche. Il sondaggio Reuters tra gli economisti.

Trump pronto ad imporre dazi elevati, potenzialmente fino al 60% sulle importazioni cinesi

A partire dal 2025, gli Stati Uniti potrebbero imporre dazi pari al 40% sulle importazioni dalla Cina, riducendo potenzialmente dell’1% la crescita della potenza asiatica, secondo un sondaggio Reuters rivolto agli economisti.

Donald Trump, che dovrebbe entrare in carica il prossimo 20 gennaio, durante la campagna elettorale ha promesso di imporre dazi elevati sulle importazioni cinesi, come parte di un pacchetto di misure commerciali denominato “America First“, creando ovviamente disagio e preoccupazioni a Pechino, che vede in questo moto fortemente limitate le prospettive di crescita per i prossimi trimestri.

Secondo gli esperti, la stima media dei dazi si aggira attorno al 38%, ma rimangono le proiezioni iniziali, che arrivavano anche al 60%.

Un livello di tariffazione ritenuto improbabile dalla maggioranza degli intervistati, anche perché avrebbe come conseguenza, tra le altre, un’impopolare impennata dell’inflazione in tutti gli Stati Uniti.

La vulnerabilità del gigante asiatico

Oggi l’economia cinese soffre e si trova in una situazione di maggiore vulnerabilità rispetto agli anni della prima presidenza Trump.

Tra il 2018 ed il 2021, infatti, il Presidente americano aveva imposto dazi tra il 7,5 ed il 25%, ma il gigante asiatico mostrava un’economia in salute.

Oggi la situazione è ben diversa, data la prolungata crisi immobiliare, i rischi del debito e la domanda interna tropo debole.

Salvare i governi locali diventa l’obiettivo primario della Cina di Xi Jinping che svela un programma straordinario da 6mila miliardi di yuan (839 miliardi di dollari) per rifinanziare il debito delle municipalità dissestate, messe ancor piu in crisi dalla bolla immobiliare.

Vista la situazione generale e le notizie poco confortanti provenienti dagli Sati Uniti, gli economisti cinesi dovranno impegnarsi seriamente per sostenere la crescita del Paese e la domanda interna per compensare i tagli all’export, che rimane una voce fondamentale per la crescita economica.

Nuovi stimoli all’economia cinese o la crescita sarà rivista al ribasso

Il Pil cinese è atteso crescere del +4,5/+4,8% quest’anno e del +4,2% nel 2026, ma si vuole anche verificare l’impatto dei dazi annunciati da Trump, che potrebbe far rivedere al ribasso tali stime.

Pechino è pronto a scommettere su una crescita del +5% per il 2024 (stima condivisa anche da UBS, Goldman Sachs e Nomura), proprio grazie al pacchetto di stimoli già approvato (con le misure adottate dalla banca centrale e dal ministero delle Finanze), ma per 19 economisti su 24 raggiunti dalla Reuters, ne serviranno altri ancora per supportare l’economia cinese.

Riteniamo che il governo cinese abbia ancora tempo per monitorare e reagire alla politica statunitense e al suo effetto sulla crescita della Cina, per poi introdurre risposte politiche in una fase successiva“, ha affermato Jian Chang, capo economista cinese di Barclays.

Gli economisti intervistati hanno anche abbassato le loro previsioni sull’inflazione dei prezzi al consumo all’1,1% per il prossimo anno e all’1,4% per il 2026, rispetto alle precedenti stime dell’1,4% e dell’1,6% nell’indagine di ottobre.

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