“Questo memorandum riconquista la sovranità e la competitività economica della nostra Nazione chiarendo che il Global Tax Deal non ha forza o effetto negli Stati Uniti”. Così Donald Trump ha cancellato per gli USA la Global Minimum Tax, su cui era stato raggiunto, faticosamente, l’accordo in sede Ocse da 137 Paesi nell’ottobre del 2021.
Ogni accordo raggiunto dall’amministrazione Biden “non ha effetto negli Stati Uniti in assenza di un’azione del Congresso nell’adottare il Global Tax Deal”, si legge nel memorandum presidenziale, in cui Trump esorta il Tesoro a preparare misure ritorsive contro chi applica prelievi “extraterritoriali” sulle multinazionali a stelle e strisce. Il Segretario del Tesoro deve consegnare i risultati e le raccomandazioni al Presidente entro 60 giorni.
Qual è l’effetto?
La Global Minimum Tax è stata introdotta nel 2024 per tassare almeno al 15% i profitti delle grandi multinazionali con fatturato superiore a 750 milioni di euro in ogni Paese in cui operano, se la tassa è stata accettata. Nelle giurisdizioni in cui l’azienda non raggiunge un’aliquota del 15%, dovrà pagare una tassa aggiuntiva per soddisfare questo minimo.
Nel dicembre del 2021 la Global Minimum Tax è stata adottata anche dall’Unione Europa, superando le obiezioni di Paesi come l’Irlanda che prevedeva regimi fiscali agevolati anche a imprese provenienti dai 27 Stati membri. L’Italia ha recepito la direttiva europea con un decreto legislativo nel dicembre del 2023.
Ed ora il PD, attraverso il capogruppo democratico nella commissione Bilancio della Camera, Ubaldo Pagano, ha chiesto al ministro Giorgetti “di dirci quanto incide sul gettito fiscale italiano la decisione annunciata da Donald Trump”.
La scelta di Trump vale solo per gli Stati Uniti.
Sarà un’amministrazione Tech-Driven
Ecco, allora, un altro assist alle Big Tech da parte del nuovo presidente.
Il primo è stato annullare l’ordine esecutivo firmato nel 2023 dal suo predecessore Joe Biden, che mirava a mitigare i rischi posti dall’intelligenza artificiale per la sicurezza nazionale, i lavoratori e i consumatori.
L’ordine di Biden richiedeva agli sviluppatori di sistemi di AI, potenzialmente rischiosi per la salute pubblica o l’economia, di condividere i risultati dei test di sicurezza con il governo prima del rilascio commerciale.
Ora hanno campo libero.
Ecco spiegato perché tutti i principali CEO delle Big Tech si sono prostrati a Trump, sostenendo le sue politiche, finanziando la sua campagna e l’Inauguration Day. Hanno ricevuto subito dei benefici economici e regolamentari. E così sarà per i prossimi 4 anni, anche in termini di antitrust ci sarà un approccio molto soft. Meno controllo per chi entra nella “stanza dei bottoni”.
Sarà un’amministrazione Tech-Driven.
Questo abbassare la testa al nuovo re e applaudirlo a qualsiasi cosa sensata e non sensata dicesse lo abbiamo visto, plasticamente, anche in TV durante la cerimonia di insediamento dai volti di Tim Cook di Apple (che tiene nell’azienda il programma su diversità, equità e inclusione) di Mark Zuckerberg di Meta, di Jeff Bezos di Amazon e di Sundar Pichai di Google. Erano anche presenti Shou Zi Chew di TikTok, Sam Altman di OpenAI, e Dara Khosrowshahi di Uber.
E poi c’era, gioioso, Elon Musk.
L’ascesa di questa oligarchia tech nello Studio Ovale sarà un “problema per la democrazia, per i nostri diritti e libertà fondamentali e per avere eque opportunità” – questa la preoccupazione di Biden – oppure, sarà una spinta a raggiungere prima del tempo eccezionali traguardi nel campo dell’Innovazione tecnologica, dall’AI fino alle nuove conquiste nello Spazio, a partire da Marte, con più benefici per tutti?
Vedremo.
Key4biz giudicherà le politiche tecnologiche di Trump senza ideologia, ma con un approccio tecnico, analizzando i risultati.