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#Truenumbers. Francesco Galietti (Policy Sonar): ‘Ecco perché in Italia c’è poca libertà’

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L’Italia è un paese libero, ma meno di tanti altri in Europa. E’ quanto emerge dalla classifica di Freedom House, ONG americana che promuove libertà e democrazia nel mondo.

#Truenumbers, la prima trasmissione giornalistica per il web, visibile in questa pagina, ne ha parlato con Francesco Galietti, fondatore del centro di analisi politica Policy Sonar, partendo dai dati dell’indice di libertà di Freedom House, che consiste nella somma di due punteggi. Uno va da 0 a 40 e riguarda le libertà politiche, il secondo va da 0 a 60 e riguarda le libertà civili. Il punteggio totale è dato dalla somma dei due.

I Paesi sono stati divisi in tre categorie, sulla base del punteggio totale: i Paesi definiti “liberi” sono quelli che hanno un punteggio tra 100 e 71, quelli “relativamente liberi” hanno un punteggio tra 70 e 50 e quelli “non liberi” un punteggio inferiore a 50.

L’Italia è nella parte bassa della classifica europea, con 89 punti, appena sotto la Francia (91) e al livello della Slovacchia (89). Ci battono anche alcuni Paesi ex comunisti come la Repubblica Ceca (97), la Polonia (95), l’Estonia (94) la Slovenia (92) e la Lituania (91), mentre in cima ci sono Svezia e Finlandia, con 100 punti, seguite da vicino da altri due Paesi del Nord: Olanda (99) e Danimarca (98).  Austria e Germania si trovano nella parte alta della classifica, con 96 punti. Il Paese dell’Europa meridionale con il punteggio più alto è il Portogallo (97), che batte di due punti la Spagna (95) e il Regno Unito (95).

Peggio di noi, in Europa, solo Croazia (87), Lettonia (86), Grecia (83), Romania (83) e Bulgaria (80) e Ungheria (79).

Francesco Galietti, prova a spiegarci meglio perché l’Italia è un paese libero, ma non troppo: “La fotografia di Freedom House è una sintesi per forza di cose non cattura i vari elementi che compongono. C’è però da dire che per gli italiani questa non dovrebbe essere una novità. La nostra libertà è relativa. C’è, di questo non dobbiamo aver paure, però nelle sue varie componenti mostra la corda. Particolarmente problematica è la libertà di iniziativa economica che in Italia risente del fatto che il nostro è un sistema banco-centrico: non si muove foglia se il sistema bancario non lo consente. Il sistema bancario è in crisi, è parte di un’architettura molto chiusa dove lo Stato, che ha il terzo debito pubblico al mondo viene finanziato largamente da banche domestiche che a loro volta sono controllate da fondazioni, entità orfane. È quindi un sistema infernale di cui i primi a subire le conseguenze sono gli imprenditori italiani. Un altro elemento riconducibile alla struttura italiana chiusa in se stessa è quello che riguarda la libertà d’informazione: i giornali italiani hanno proprietà riconducibili alle banche. La loro informazione è, per definizione, non pienamente libera e ha un azionariato con interessi molto precisi che inevitabilmente si riflettono sull’editoria”.

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