L’avreste mai detto?
I ragazzi con meno di 30 anni sono dipendenti dai loro smartphone e sempre più social, a livello virtuale. Peccato che però non sappiano poi socializzare nella vita reale.
Secondo uno studio condotto da Flashgap, un’app di condivisione foto con oltre 150 mila utenti, l’87% dei cosiddetti ‘millennial’ (i nati tra gli anni ottanta e i primi anni duemila) ammette di aver rinunciato a una conversazione perché troppo distratto dal telefonino. Il 54% ha vissuto la paura di essere escluso da qualcosa quando non ha potuto controllare i social.
La dipendenza da social network tra i giovani e i giovanissimi è molto evidente: basta dare un’occhiata alle comitive in piazza o sedute nei locali. È diventato un evento molto raro vedere due persone che si parlano per più di 5 minuti senza essere interrotte da un’occhiata allo schermo del cellulare.
Un fenomeno ancor più evidente nelle ragazze: quando è fuori con gli amici il 76% controlla il profilo almeno 10 volte, contro il 54% dei ragazzi.
Ma non è solo il controllo del profilo sui social a distrarre i ragazzi e far perdere il contatto con gli altri: come ha sintetizzato molto bene il cofondatore di FlashGap, Julian Kabab, “alle feste non si interagisce più gli uni con gli altri perché le persone preferiscono vedere che succede sui social, scattarsi bei selfie, aggiungere filtri alle foto”.
Come se non bastasse, poi, il 71% dei 3.000 partecipanti al sondaggio il mattino dopo si dice pentito delle foto postate su internet dopo qualche drink di troppo.
Lo studio FlashGap non è certo il primo a indicare che l’eccesso di socialità online sta compromettendo la socializzazione reale, indebolendo il carattere e la profondità delle interazioni sociali. E non sono solo i millennial ad avere problemi di dipendenza dai dispositivi mobili e dai social.
Più di mille parole può infatti il progetto fotografico ‘removed’ del ventinovenne Eric Pickersgill che ci dimostra quanto siamo tutti ossessionati dai nostri smartphone e quanto l’irruzione degli smartphone nelle nostre vite ci stia facendo concentrare forse un po’ troppo su noi stessi, sempre meno sugli altri, anche quando sono proprio accanto a noi.