La muscolosissima donna che appare qui sopra in un dettaglio di un affresco della Cappella Sistina è Santa Caterina d’Alessandria, una vergine e martire egiziana dell’antichità, venerata tanto nella Chiesa cattolica quanto in quella ortodossa. Il ritratto è uno dei celeberrimi affreschi di Michelangelo che ricoprono la volta della Cappella e dovrebbe pertanto essere stato eseguito tra il 1508 e il 1512.
Anche se non tutte le donne raffigurate dal ‘Divin Artista’ hanno la corporatura così vistosamente mascolina, Santa Caterina non è l’unica. Come nel caso delle spalle da muratore della Sibilla Libica (Michelangelo), anche lei presente nella decorazione della volta della Cappella, tra i ‘veggenti’ che, secondo la teologia rinascimentale, parteciparono alla rivelazione divina, preannunciando con le loro profezie l’avvento del Messia.
Siccome sappiamo da altre sue opere che Michelangelo era perfettamente capace di dipingere le forme femminili, il perché di tutto questo costituisce uno dei grandi misteri della storia dell’arte. Molte dotte e curiose spiegazioni sono state proposte: forse il pittore associava la mascolinità alla ‘perfezione’, o forse per lui quei muscoli dovevano rappresentare il ‘potere’, oppure l’ambiguità sessuale aveva l’obiettivo di rendere le figure più ‘divine’, come gli angeli nella teologia cristiana.
Forse la spiegazione è più semplice. Michelangelo stava dipingendo come un forsennato, affrescando quasi da solo l’enorme volta della Cappella – 40 m di lunghezza, oltre 13 di larghezza, quasi 21 alla sommità della volta – in appena quattro anni, lavorando pure in condizioni tremende e con una tecnica fisicamente pesante.
A quei tempi, però, le donne perbene non facevano le modelle per gli artisti – e quelle ‘non perbene’ non dovevano posare per le opere sacre. Come riferì Giulio Mancini circa un secolo dopo, scrivendo di un’opera allora molto controversa del Caravaggio, la Morte della Vergine (1604-1606): “alcuni di moderni…per descrivere una Vergine o Nostra Donna vanno retraendo qualche meretrice sozza degli ortacci…”
Può anche darsi che Michelangelo fosse semplicemente costretto dalle circostanze – dai tempi ‘stretti’ di cui disponeva per completare l’opera e dall’epoca in cui viveva – ad utilizzare come modelli i maschi (preferibilmente muscolosi…) al posto delle donne.