Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha scritto al Garante Privacy per comunicargli l’intenzione di recepire molte delle soluzioni proposte dall’Autorità per limitare i rischi di un uso distorsivo dei software-spia: i captatori informatici, più conosciuti come trojan, come quello utilizzato per intercettare lo smartphone del pm Luca Palamara, indagato per corruzione dalla procura di Perugia.
“Nel riscontro odierno alla nostra segnalazione, del 30 aprile, sulla disciplina delle intercettazioni mediante captatori informatici”, ha dichiarato il Garante Privacy, Antonello Soro, “il Ministro della giustizia indica alcune delle linee di riforma che intende seguire. Esse richiamano molte delle soluzioni da noi suggerite per limitare i rischi di un uso distorsivo dei software-spia, emersi da ultimo nel caso “Exodus”.
“È particolarmente apprezzabile l’idea”, ha aggiunto Soro, “da tempo avanzata dal Garante, di adottare misure volte ad indirizzare le conversazioni intercettate esclusivamente verso gli impianti della Procura, con adeguati controlli sull’integrità dei contenuti, nonché requisiti tecnici dei captatori tali da garantire che essi si limitino effettivamente ad eseguire le sole operazioni autorizzate”.
Captatori informatici (come i trojan), le osservazioni del Garante Privacy Antonello Soro
“Prendo favorevolmente atto di questo indirizzo, che è bene si traduca presto in un’organica riforma, auspicabilmente estesa, però, alle varie e più complesse implicazioni che uno strumento tanto prezioso quanto invasivo – quale quello delle intercettazioni – ha sul sistema delle libertà individuali”, ha concluso il Garante Privacy.