Il Governo fa dietrofront sulle norme pro-tivelle: l’esecutivo ha, infatti, presentato degli emendamenti alla legge di Stabilità, all’esame della Camera dei Deputati, che ripristinano il limite delle 12 miglia dalla costa per le attività offshore di prospezione ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare e che, di fatto, precludono la strada alle contestate trivellazioni nel Mar Adriatico di fronte alle coste di Abruzzo e Molise, tra le quali il progetto di coltivazione del giacimento di idrocarburi “Ombrina Mare” della Rockhopper Italia.
A battersi tenacemente nei mesi scorsi sono state le associazioni ambientaliste, che adesso esultano: ‘Con la presentazione di tre emendamenti alla Legge di Stabilità 2016 il Governo fa un importante passo indietro e ammette di aver sacrificato sinora lo sviluppo sostenibile del Paese agli interessi dei petrolieri. Adesso si attende che gli emendamenti presentati ieri alla Camera siano effettivamente approvati nei prossimi giorni con le ultime correzioni necessarie’, fanno sapere FAI, Greenpeace, Legambiente, Marevivo, Touring Club Italiano e WWF.
‘Come da noi sostenuto da sempre e ora ammesso dal Governo – continuano gli ambientalisti – già nel 2012 era stata compiuta dal Governo Monti una intollerabile forzatura con la sanatoria delle procedure autorizzative in corso anche per attività offshore di prospezione ricerca e coltivazione di idrocarburi in mare che insistessero nell’area di interdizione delle 12 miglia dalla costa istituita per legge. Ora questo errore è stato corretto tardivamente dal Governo Renzi facendo salvi solo i titoli concessori già rilasciati. Inoltre, con i suoi emendamenti il Governo ammette che queste attività non potevano essere considerate ‘strategiche’ e quindi godere di procedure accelerate che non consentono trasparenza nelle decisioni, partecipazione e informazione per i cittadini e intese forti con le Regioni, come era stato imposto dal Governo Renzi con il Decreto Sblocca Italia e che era sbagliato prevedere che le concessioni trentennali per le trivellazioni potessero essere rinnovate anche per più decenni, costituendo non un diritto acquisito a termine ma una servitù senza limiti di tempo’.
In conclusione le associazioni degli ambientalisti auspicano che dopo gli impegni assunti a Parigi, il Governo abbandoni la ricerca selvaggia e improduttiva agli idrocarburi e ‘butti nel cestino la Strategia Energetica Nazionale (SEN), pro-fossili, prendendo finalmente la strada maestra di un Piano per il clima e l’energia che punti alla decarbonizzazione dell’economia. Le scelte energetiche, per i loro importantissimi effetti che hanno sul clima, non possono essere gestite con norme spot contraddittorie, ma meritano di essere inserite in un disegno più organico’.