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Trasformazione digitale. F. De Leo: “In un futuro fatto di energia, tlc ed auto, l’Italia può rilanciare e rimettersi in gioco”

Francesco De Leo

Consueto appuntamento del lunedì con Francesco De Leo, Executive Chairman di Kaufmann & Partners (Madrid). Quest’oggi l’intervista è centrata sul ruolo del settore automotive come traino della trasformazione digitale. L’auto è già il motivo di traino dei settori dell’energia e delle telecomunicazioni, due possenti aree industriali che guideranno l’intero processo di trasformazione digitale che sta investendo il mondo.

Key4biz. Nelle nostre consuete interviste ha a più riprese ricordato il processo di convergenza tra energia, telecomunicazioni ed automobile, come uno dei fattori chiave per comprendere la trasformazione digitale oggi in corso. Come siamo arrivati qui, e cosa ci dobbiamo attendere?

Francesco De Leo. Come ribadito a più riprese, stiamo vivendo una fase non troppo diversa da quella che caratterizzò gli anni fra il 1890 e il 1929. A quell’epoca i fattori chiave che guidarono la trasformazione e cambiarono per sempre il mondo di allora furono l’elettricità, l’automobile (con il motore a combustione interna) ed il telefono. Sono passati quasi 100 anni e quel ciclo economico iniziato allora si sta ormai compiutamente chiudendo. Oggi, con l’accelerazione dovuta alla pandemia, stiamo entrando nel nuovo mondo segnato da una rapida sequenza di innovazioni radicali, “disruptive innovations”, che si susseguono, si integrano, si migliorano con copiosità e modalità mai registrate in passato.

Key4biz. Allora sembra un motivo ricorrente…

Francesco De Leo. È così. Ancora una volta, come cent’anni fa, l’automobile è il catalyst della trasformazione in corso delle nostre economie e del nostro vissuto quotidiano. Ed è sull’automobile che si concentra oggi la convergenza fra energia e telecomunicazioni. Ma siamo ancora solo agli inizi di una fase di transizione che nei prossimi 5-7 anni condenserà i cambiamenti che siamo stati abituati a vivere sino a oggi in un arco di tempo di 25, 30 o addirittura 40 anni. È una sfida ed un’opportunità per tutti, nessuno escluso. Si è riaperta una partita che sembrava già chiusa, e si riparte dai blocchi di partenza: è l’occasione, in larga parte inattesa, che ci è stata offerta dal destino per riagganciare il treno dell’innovazione e rilanciare il nostro Paese.

Key4biz. Evoca spesso le vicende del 1929, quelli della Grande Depressione e questo, deve ammetterlo, incute sempre paure antiche. Perché oggi dovrebbe essere differente?

Francesco De Leo. È presto detto. I cambiamenti che ci apprestiamo a vivere hanno radici in avanzamenti di 20-25 anni fa: dall’evoluzione dei microprocessori, che seguendo la Legge di Moore raddoppiano il numero di transistor in un circuito integrato ogni 24 mesi, come pure dallo sviluppo dell’intelligenza artificiale che è proceduto senza soste negli ultimi decenni, anche se lontano dai riflettori dei media, infine dall’evoluzione dell’energy storage, che ha riportato le aziende del settore dell’energia al centro del cambiamento. L’elettrificazione del settore automobilistico e di tutti i vettori di mobilità ha semplicemente ha offerto una piattaforma straordinaria, che ha consentito di accelerare i tempi trasformando un settore maturo in un catalyst di innovazione.

Key4biz.   Eppure permangono forti preoccupazioni.  Se davvero siamo di fronte ad eventi simili a quelli del 1929, anche questa volta potremmo trovarci a dovere affrontare una crisi di sistema senza precedenti. Perché lei sostiene che questa volta non dovrebbe essere così?

Francesco De Leo.   Quello di cui analisti e mercati a volte non tengono conto è che se è vero che abbiamo vissuto una prima bolla speculativa in quello che è passato alla storia come il primo “tech boom” agli inizi dell’anno 2000, è anche bene tenere presente che la struttura dei costi legati alla diffusione di Internet e del World Wide Web non è più quella di allora. Le tre piattaforme applicative legate allo sviluppo dell’energy storage, dell’intelligenza artificiale, e delle reti di nuova generazione sono sostenute da “effetti rete” (networks effects) legati alla Legge di Metcalfe, in grado di accelerare i cambiamenti che viviamo, come non era possibile immaginare nel 1929, poiché “l’utilità e il valore di una rete sono proporzionali al quadrato del numero degli utenti“.

Key4biz. Ci spieghi meglio…

Francesco De Leo. A differenza di quello che è successo ai tempi della Grande Depresssione, oggi è sempre più probabile che alcuni dei settori di nuova generazione che guideranno la trasformazione delle nostre economie nei prossimi anni siano soggetti a tassi di crescita esponenziali, determinati dalla centralità dei Big data e dalla caduta verticale dei costi legati all’apprendimento degli algoritimi di “machine learning”. Marc Andreessen, il fondatore di NetScape e di Andreessen & Horowitz, ha ribadito a più riprese che “il software divora tutto” (Software eats everything). Cosi è stato. Tesla ne è un esempio: sono stati i primi a ripensare l’automobile come un insieme di sensori su quattro ruote ed hanno immaginato ogni veicolo come parte integrante di una rete distribuita di PoPs (Points of Presence). Oggi Tesla ha un vantaggio di 3-4 anni sui suoi più diretti concorrenti e questo conta ancora di più per la base di dati che hanno accumulato in anticipo sui tempi e su cui possono contare in termini di analytics. In sintesi, la Legge di Moore, la caduta verticale dei costi legati allo sviluppo di algoritmi di machine learning insieme con la Legge di Metcalfe ci stanno portando a passi veloci verso una nuova fase di “innovazioni radicali” capaci di trasformare il mondo, come mai si è registrato in passato. E per chi è rimasto indietro, sarà difficile recuperare in queste condizioni.

Key4biz.   Il quadro che ha descritto è suggestivo, ma le preoccupazioni rimangono. Immagino non sarà tutto rose è fiori. Quali i punti di criticità oltre quelli cui ha accennato?

Francesco De Leo.   Ha ragione, certo non si può dire che sarà una “passeggiata nel parco”. Andiamo incontro ad una forte polarizzazione fra settori maturi che si confrontano con asset class di nuova generazione, ed assisteremo inevitabilmente ad una selezione darwiniana. Mi riferisco in particolare ai settori maturi, caratterizzati a un tempo da una storica avversione al rischio, da livelli di leva finanziaria che hanno raggiunto nel tempo una soglia di guardia, peraltro in presenza di un declino di ricavi e margini, e che hanno avviato in ritardo la trasformazione digitale del loro modo di operare sui mercati. Ecco, temo che soggetti con questo profilo difficilmente troveranno spazi o margini di sopravvivenza. Come amano dire in Silicon Valley: “Dio ha creato il mondo in 7 giorni, perché non aveva un legacy system” e quindi non doveva fare i conti con le eredità del passato. E questo è un pattern trasversale, che si sta affermando con particolare magnitudo nel settore delle telecomunicazioni, soggetto ad una progressiva de-verticalizzazione che vede come protagonisti società come Cellnex ed InWit nelle torri di telefonia mobile ed Open Fiber nelle reti in fibra. Società con queste caratteristiche si trovano oggi ad essere nella posizione migliore per essere i driver di questa trasformazione.

Key4biz. Centralità dei dati e ruolo delle reti, come chiave del cambiamento. C’è ancora spazio perché l’Italia, c’è qualche possibilità che il nostro Paese recuperi posizioni importanti?

Francesco De Leo. Su questo punto non ci devono essere dubbi. Occorre solo fare tesoro delle lezioni apprese in passato. Forse ci siamo dimenticati che ne abbiamo un chiaro esempio in casa nostra. Quando Schumacher arrivò in Ferrari erano quasi 20 anni che la scuderia non vinceva il campionato del mondo di Formula 1. Una delle decisioni chiave che consentirono alla Ferrari di vincere 5 mondiali consecutivi fu la scelta di mettere a disposizione i propri motori anche alla Sauber. Così anziché avere due sole macchine a disposizione, la squadra dei tecnici e degli ingegneri Ferrari poteva fare leva sulla base di dati disponibile incrociando la telemetria di quattro macchine durante i test, le prove libere ed in gara. La gestione dei dati veniva centralizzata a Maranello ed era oggetto di simulazioni in serie su modelli analitici differenti. Attraverso poi le comunicazioni via satellite era possibile intervenire sull’elettronica a distanza, modificando le performance delle macchine in gara. Cinque mondiali consecutivi, dominati dalla prima all’ultima gara, sono un’impresa entrata a tutto diritto nella storia della Formula 1. L’Italia può ripartire da qui, puntando sulla convergenza fra Energia, Telecomunicazioni ed Automobile. Non ci manca nulla, abbiamo una rete stradale ed autostradale fra le piu’ capillari in Europa. Dobbiamo puntare a trasformarla per primi in un “information superhighway”, riprendendoci un ruolo guida nell’evoluzione delle autostrade intelligenti, in un’accezione che credo nemmeno l’ex Vicepresidente americano Al Gore, che per primo lanciò il termine, poteva immaginare solo 20 anni fa.

Key4biz.   Dalle sue parole si direbbe sia ancora possibile riaprire una partita, quella sulle reti e le infrastrutture, che in questi anni ha visto il Paese arrancare nelle retrovie, rispetto ai nostri partner in Europa. O è già suonata la campanella dell’ultimo giro?

Francesco De Leo. La partita è tutta aperta e siamo in condizione di giocarla. Vorrei solo ricordare che nessuna delle più importanti case di investimento ha preso in considerazione Tesla, fino a quando non ha superato il valore di 500 $ per azione, con una capitalizzazione di borsa che oggi si avvicina ai 710 miliardi di dollari. In una fase di rapida trasformazione come quella che stiamo vivendo, con una forte polarizzazione dei mercati, è possibile che gli strumenti di analisi a nostra disposizione non siano adeguati a cogliere la portata dei cambiamenti in corso. Siamo abituati a pensare in modo lineare, ed abbiamo difronte fenomeni di crescita esponenziale. Nel caso specifico, la centralità dei dati e degli effetti di rete (network effects), richiedono capacità di analisi cross-settoriale, che devono ancora maturare. Troppo di frequente l’analisi dei pattern di cambiamento soffre di una mancanza di inter-disciplinarità che non è facilmente risolvibile. Il processo di progressiva elettrificazione dell’automobile non è semplicemente il risultato della sostituzione del motore a combustione interna con un motore elettrico. È un errore di impostazione che già molti investitori ed analisti stanno pagando caro.

Key4biz.   Ma perché l’automobile può diventare il cuore del sistema?

Francesco De Leo.   Per chi si è occupato di telecomunicazioni quello che stiamo osservando è simile a quello che è successo 14 anni fa quando Apple presentò l’i-Phone al World Mobile Congress a Barcellona. Ricordo bene che fu accolto con scetticismo dai protagonisti della telefonia mobile di allora, che inizialmente prevedevano che Apple sarebbe stata in grado di venderne al massimo 100mila al mese, mentre oggi sappiamo che ne vengono venduti 39 al secondo, 2.340 al minuto e 140 mila ogni ora. L’ introduzione dell’i-Phone non solo ha contribuito a sostituire i vecchi Nokia, Motorola, Sony, Ericsson, Siemens, che nel giro di pochi anni sono letteralmente scomparsi dal mercato, ma ha cambiato il mondo della telefonia per sempre. L’esperienza che abbiamo vissuto tutti nel nostro quotidiano, e che ormai è maturata anche nelle telecomunicazioni, dovrebbe suggerirci che la convergenza fra Energia, Telecomunicazioni ed Automobile può materializzarsi in tempi più stretti del previsto. A tutti gli effetti, Tesla è stata in grado di costruire una piattaforma che per pervasività e capillarità potrebbe essere superiore all’ecosistema di applicazioni che è nato intorno all’i-Phone, in questi ultimo decennio e mezzo. C’è solo da osservare che è probabile che questa rivoluzione arriverà in soli 5-7 anni e contribuirà a rimettere in gioco assetti che si consideravano consolidati anzi inamovibili. Questo è il motivo per cui sono convinto che oggi, più che in passato, il nostro Paese si può rimettere in gioco, se si abbandona una visione ormai datata dell’evoluzione industriale di settori come le telecomunicazioni e l’automobile, se considerati individualmente.

Key4biz. Quali possono i fattori abilitanti di questa trasformazione?

Francesco De Leo. Quando si analizza l’evoluzione in corso, penso che dobbiamo tenere presente gli effetti cumulativi dell’accelerazione che si manifesta a livello di “network effects” su più livelli. I nostri modelli di analisi hanno individuato almeno 5 “effetti di rete” che nel loro insieme contribuiscono a cambiare le regole del gioco. Il primo è “car-as-a-sensor”, l’automobile ripensata come “sensore” e data collector. Il secondo “car-to-car-communications”, l’interazione a livello di rete fra automobili fra loro interconnesse. Il terzo è “car-to-smart-grids and smart-highways”, l’interazione fra automobile e le infrastrutture urbane e stradali intelligenti. Il quarto è “car-to-satellite-networks”, l’interazione fra l’automobile ed i sistemi satellitari di governo del traffico. Infine. L’ultimo, ma non meno importante, è “smartcars-to-smart-passengers”, l’interazione fra l’automobile intelligente ed il passeggero.

Key4biz. Cosa determinano questi 5 effetti di rete?

Francesco De Leo. Ognuno di questi cinque livelli operativi è in grado di mettere in moto una creazione di valore senza precedenti nella storia, e sicuramente tale da fare impallidire quanto abbiamo conosciuto fino ad ora. Tutto questo è reso possibile dalla velocità con cui oggi si può percorrere la curva di apprendimento nell’applicazione dell’intelligenza artificiale e nell’energy storage, con una caduta verticale dei costi strutturali. Non poteva essere così ai tempi del primo “tech boom”, perché la struttura dei costi era ancora troppo elevata. Oggi siamo testimoni di un cambiamento che è partito da lontano, iniziato come dicevo 20-25 anni fa, ma è come se ce ne fossimo dimenticati ed è per questo che abbiamo la sensazione che il tempo corra più veloce. Con ogni opportunità che ci si presenta emergono nuove sfide e sta a noi decidere come affrontarle. In questo senso, ancora una volta non mi stancherò mai di ripeterlo, la domanda chiave a cui dobbiamo dare è risposta è una sola: da che parte del cambiamento vogliamo stare? 

Key4biz.   Mi sta portando troppo in là, vorrei ritornare sul tema chiave delle infrastrutture. Ci dica qualcosa di più sulla convergenza fra telecomunicazioni e rete stradale…

Francesco De Leo.   In tutto il 2020, pur tenendo conto che si è trattato di un anno particolarmente difficile per il settore automobilistico a causa della pandemia, in Europa sono state immatricolate 750 mila auto elettriche con una crescita del +107%, rispetto all’anno precedente. In uno scenario conservativo, le nostre stime indicano che a fine 2024 ci saranno quasi 5 milioni di auto elettriche in circolazione in Europa e 40 milioni nel mondo. In Italia, solo nel primo trimestre del 2021, sono state immatricolate tante auto elettriche quante ne erano state registrate nei nove mesi precedenti, con un tasso di crescita del +322%. Numeri da crescita esponenziale. Siamo in presenza di trend che superano, in termini di aspettative, quelli a cui abbiamo assistito nel primo “tech boom”. Solo nel nostro Paese abbiamo 22.600 km di strade statali (gestite dall’ANAS) e 6.700 km di autostrade di cui circa il 50% gestito da ASPI (Autostrade per l’Italia). Con le risorse rese disponibili dal PNRR, l’Italia può tornare ad essere protagonista della più importane transizione industriale dal 1900 ad oggi ed aprire una nuova stagione di innovazione. La convergenza fra telecomunicazioni e rete autostradale è già nei fatti ed i prossimi 3-5 anni saranno determinanti per trasformare il nostro Paese in una delle aree-test più importanti in Europa.  Teniamo solo presente che ogni nuova auto elettrica messa su strada è un insieme integrato di sensori, collegato ad una rete di telecomunicazioni: si stima che ogni 8 ore vengano generati 40 terabyte di dati per ogni veicolo elettrico in circolazione (fonte: Intel), una quantità significativamente maggiore ai consumi giornalieri di uno smartphone, che si oscillano fra i 650 MB e 1.5 GB, a seconda delle fasce di utilizzo.

Key4biz. Lei traccia uno scenario suggestivo, che rincuora ogni italiano e lo induce all’ottimismo. Ma quali sono gli errori che non dobbiamo ripetere?

Francesco De Leo. Viviamo in un mondo globalizzato, dove la parola chiave è “blitzscaling”, un termine coniato da Reid Hoffman (ndr. il fondatore di PayPal e di LinkedIn), che pone l’accento sulla necessità di attrezzarsi per crescere in modo esponenziale su scala globale. È sufficiente ricordarsi che l’industria europea delle telecomunicazioni è stata leader a livello mondiale quando riuscì a trovare un accordo per lo standard GSM che portò società come la nostra Telecom Italia di alloraad essere fra le prime al mondo. L’Europa e l’Italia erano il centro dell’innovazione. Poi, con l’introduzione dell’i-Phone 20una dozzina d’anni fa, abbiamo assistito senza reagire ad un cambio di paradigma che ha contribuito a relegare le società di punta di allora in una posizione di retroguardia. Non si può commettere lo stesso errore due volte, perché non ci vengono dati margini di recupero. Mi augurerei che, sulla spinta del Recovery Fund, si torni a pensare allo sviluppo in chiave europea, ricostruendo una visione condivisa, che deve puntare ad alleanze cross-borders, per raggiungere rapidamente la dimensione di scala necessaria per giocarsi la partita del rilancio in un mondo globalizzato. Da soli non si vince, perché nessun Paese europeo da solo ha le risorse per giocare una partita al livello delle Big Tech. L’unica strada possibile è quella di guidare insieme ai nostri partner europei lo sviluppo delle nuove “information super highways”, con un progetto in grado di mobilitare le migliori risorse che abbiamo collettivamente a disposizione. Non è poco e non siamo secondi a nessuno. È solo questione di fare il primo passo, che come sempre è quello più difficile. Dobbiamo ritrovare la fiducia nelle possibilità dell’Europa di tornare a giocare un ruolo da protagonista. Come scriveva Martin Luther Kingnon occorre vedere tutta la scala, occorre solo avere fede e fare il primo passo”.

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