L’epidemia di Covid-19 potrebbe aver avuto effetti negativi in molti Paesi del mondo anche nel processo in corso di transizione energetica sostenibile, rallentandolo o riducendo gli investimenti.
È quanto è emerso nell’edizione 2020 del Energy Transition Index, pubblicata dal World Economic Forum, che evidenzia punti di forza e vulnerabilità dei programmi di transizione energetica verso un mix di fonti più sostenibile a livello ambientale per tutti e 115 Paesi del mondo presi in esame.
Classifica della transizione
Quest’anno la Top Ten dell’Energy transition Index vede in testa, come da tre anni a questa parte, la Svezia, seguita dalla Svizzera e dalla Finlandia. Molto bene in generale tutti i Paesi nordeuropei, con la Danimarca al quarto posto e la Norvegia al quinto.
L’indice di transizione energetica nasce da un punteggio complessivo frutto di 40 differenti indicatori, mettendo a confronto le performance di tutti i Paesi selezionati in termini di prestazioni attuali dei loro sistemi energetici e sulla disponibilità manifestata a cambiare tali sistemi in chiave innovativa, sostenibile e green, per un futuro più sicuro, inclusivo ed economicamente orientato alla crescita a basso impatto ambinetale.
In linea di massima, Regno Unito e Francia sono gli unici Paesi del G20 che rientrano tra i primi 10, rispettivamente al settimo e ottavo posto.
Cina (78°), India (74°) e Italia (26° posto) sono i Paesi che invece hanno registrato miglioramenti tangibili sul punteggio ETI complessivo, dal 2015 al 2020, mentre Russia (90° posto), Giappone (22°), Corea del Sud (48°) e Germania (20°) hanno registrato passi in avanti più limitati.
Peggiorano (o rimangono fermi) i dati per Stati Uniti (32°), Canada (28°), Brasile (47°) e Iran (101°).
I numeri della transizione
Il punteggio medio mondiale ottenuto per il 2020 da tutti Paesi in classifica è di 55,1%, in miglioramento di +2 punti percentuale rispetto al 2015.
Sono 11 le nazioni che hanno compiuto dei progressi costanti negli ultimi cinque anni, tra cui l’Italia. In generale, sono 74 quelli che hanno migliorato la propria posizione e tutti assieme rappresentano il 70% della popolazione mondiale.
Il 70% dei giovani ritiene che la velocità di transizione energetica green sia troppo lenta o proprio ferma, secondo un sondaggio condotto dalla Global Shapers’ Community del Wef.
Ancora oggi, il 20% della popolazione umana consuma più energia del restante 80%.
Effetto Covid-19
Secondo gli studiosi i dati relativi all’edizione 2020 dell’indice potrebbero aver risentito dell’arrivo della pandemia. Probabilmente quelli dell’edizione 2021 potrebbero risentirne ancora di più.
La crisi sanitaria ed economica che ne è nata avrebbe impattato negativamente sulla transizione energetica green in termini di: taglio della domanda globale di energia; estrema volatilità dei prezzi del petrolio (mai come prima e con grandi implicazioni geopolitiche); riduzione, sospensione o rimando degli investimenti; forti incertezze sulle prospettive occupazionali per i lavoratori del settore energetico di tutto il mondo.