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Tracciabilità e contagio, Stopponi: ‘L’app da sola serve a poco, occorre un sistema integrato di azioni’

In questi giorni di quarantena, di ansie e di eventi luttuosi, di smarrimento e di scombussolamento delle abitudini quotidiane, delle relazioni sociali e di lavoro, governo, esperti e industria guardano alle possibili soluzioni per fronteggiare l’emergenza, contenendone l’impatto e limitando il suo prolungamento temporale.

I ministeri dell’Innovazione, dello Sviluppo Economico, dell’Università e della Ricerca hanno lanciato una call in queste ore per l’individuazione di un sistema di rilevazione del Coronavirus tra la popolazione attraverso una App appositamente realizzata.

Le modalità della call governativa instillano culturalmente l’idea che una App possa risolvere il problema e per questo viene costantemente tirata in ballo, spesso improvvidamente, l’esperienza della Corea del Sud, dove una App è stata adottata dal governo e diffusa tra la popolazione per la rilevazione dei contagi e l’azione di contrasto al Coronavirus.

Ma ciò che è stato fatto in Corea del Sud non è come viene descritto dalla narrazione superficiale di questi giorni. La tecnologia da sola serve a ben poco. Occorre un sistema integrato di azioni.

È quanto sostiene Pietro Stopponi, esperto in Digital Strategy e studio di gestione dei disastri naturali, che assieme alla prof. Susanna Esposito, presidente di WAIDID (World Association for Infectious Diseases and Immunological Disorders) e Direttore della Clinica pediatrica dell’Ospedale di Parma. Entrambi stanno lanciando una sperimentazione in Emilia Romagna, che andrebbe presa in considerazione a livello nazionale.

Abbiamo sentito Pietro Stopponi per chiedere dettagli sulla sperimentazione e sulla metodologia ed ecco l’intervista che ne è scaturita.

Key4biz. In cosa consiste la vostra proposta per il rapido monitoraggio e il più rapido contenimento del Coronavirus?

Pietro Stopponi. La nostra è una proposta per affrontare l’emergenza Coronavirus attraverso l’impiego dell’intelligenza collettiva (persone), l’utilizzo di tecnologie informatiche specifiche (App), l’attuazione di processi di distribuzione capillare del test di autolettura (Autotest), il kit personale di cui tato si parla in questi giorni.

Key4biz. Con quali obiettivi?

Pietro Stopponi. Innanzitutto con l’isolamento rapido dei positivi o di coloro potenzialmente a rischio in quanto a contatto con una persona risultata positiva, come sta ampiamente accadendo nei confronti dei casi noti. Con il rientro delle persone risultate negative nel proprio luogo di lavoro, per far riprendere la vita di ogni giorno in condizioni di sicurezza. E questo grazie al monitoraggio costante ed efficace della diffusione del virus.

Raffaele Barberio. Detta così sembra semplice, ma in cosa consiste la vostra proposta?

Pietro Stopponi. Offrire una soluzione che tenga conto contemporaneamente di più aspetti. È stato infatti constatato che l’impiego della sola app per il tracciamento dei dati o, al contrario, l’implementazione di una campagna a tappeto di soli tamponi, senza una raccolta elettronica dei dati, non rappresentano una soluzione efficace ed efficiente al problema del contenimento rapido del virus.

Tenendo conto invece dell’esperienza della Corea del Sud, emerge la necessità di adottare un sistema differente, di un approccio sistemico e integrato, dove tecnologie, processi, procedure mediche e persone collaborino assieme. Un complesso di azioni certamente più efficace della semplice convinzione sulle capacità taumaturgiche della soluzione tecnologica di una App.

Key4biz. La Corea del Sud viene in effetti scomodata come caso di successo in cui una App è riuscita a contenere il contagio…

Pietro Stopponi. Le cose non stanno come si legge spesso in questi giorni in Italia.

La Corea del Sud ha sin da subito adottato un sistema che ha combinato efficacemente la tecnologia e il metodo scientifico sanitario, permettendo un contenimento della diffusione del virus, coinvolgendo attivamente la popolazione, non solo oggetto e destinataria dei provvedimenti, ma, cosa importantissima, attivatore di comportamenti virtuosi e di collaborazione con le autorità preposte.

Ci sono anche altri paesi che sono riusciti a contenere per ora il virus: Singapore, Hong Kong, Israele. Tuttavia, sono situazione particolari in quanto hanno iniziato immediatamente a combattere la diffusione del virus, per cui è difficile stabilire cosa ha funzionato meglio: la velocità della risposta o gli strumenti utilizzati.

La Corea del Sud, invece, ha seguito nei primi giorni un processo molto simile all’Italia, con un ritardo iniziale nella reazione ai primi contagi del virus. È un paese inoltre che ha caratteristiche simili all’Italia sia per numero di popolazione, distribuzione demografica e numero di contagi fino al 14mo giorno.

Key4biz. Quali gli elementi che hanno favorito il successo della strategia coreana e che potrebbero funzionare anche in Italia?

Pietro Stopponi. Innanzitutto il coinvolgimento attivo della popolazione attraverso tutti i canali (comunicativi e distributivi) possibili.

In secondo luogo, l’utilizzo di una tecnologia che consenta la raccolta veloce dei dati.

In terzo luogo, l’utilizzo di “test autosomministrati”, che hanno la caratteristica di fornire una risposta immediata a chi lo somministra, senza dover impegnare i laboratori di analisi, già peraltro saturi. È importante evidenziare come il Governo coreano abbia dato la possibilità̀ a tutte le piattaforme tecnologiche di sviluppare un App per il tracciamento e raccolta dei dati, al fine di individuare il più velocemente possibile i positivi e le persone con cui sono entrati in contatto. Infine, hanno avuto il vantaggio dell’aver sviluppato in loco, in un loro laboratorio, un autotest efficace.

Key4biz. Bene il modello coreano, ma quali sono i fattori da considerare per l’impiego del metodo in Italia?

Pietro Stopponi. È fondamentale avere un unico centro di raccolta e analisi dei dati, che possa contemporaneamente garantire la privacy dei dati e una grande capacità di calcolo.

Occorre inoltre un metodo di distribuzione capillare e veloce dei test su tutto il territorio italiano. A questo proposito, ritengo importante sottolineare il fatto che l’acquisto e la distribuzione dei kit attraverso le strutture sanitarie pubbliche può rallentare gravemente il processo, annullandone l’efficacia e indebolendo l’impatto.

Per accelerare l’operazione si potrebbe prevedere che le persone acquistino direttamente i kit attraverso la grande distribuzione (supermercati, farmacie e poste italiane) per ovviare a queste difficoltà, data la capillarità̀ sul territorio di questi possibili punti vendita. Potrebbe essere utile prevedere un successivo rimborso da parte dello Stato. I costi previsti a persona/famiglia sono infatti contenuti e sostenibili da gran parte della popolazione.

Key4biz. Poniamo il caso che potessimo partire si da domani con la vostra proposta, come potremmo procedere?

Pietro Stopponi. Va innanzitutto distribuita a tutta la popolazione un’App. L’adesione e distribuzione può avvenire attraverso vari canali elettronici: pubblicità in tv, sms da parte delle compagnie telefoniche, notifiche su smartphone da parte di altri enti che hanno già delle App diffusamente impiegate dalla popolazione (banche, poste italiane ecc.). Per le fasce di popolazione più marginali e fragili, come anziani soli o fasce di popolazione povera, si può agire attraverso la rete del volontariato, che è già attiva ora in assistenza.

Parallelamente occorre assicurare la distribuzione a tutta la popolazione di Test autosomministrati attraverso la grande distribuzione: Supermercati, Farmacia, uffici postali.

Ogni cittadino esegue autonomamente il test e inserisce la risposta nell’app. I dati vengono inviati immediatamente ad un database centrale presso un ente che ne certifica la privacy e garantisce un’elaborazione analitica. Sarà necessario che questo ente disponga di un sistema che elabori grandi quantità di dati, ad esempio in Italia SOGEI, che ha l’anagrafe fiscale e tributaria di tutti i cittadini, oppure l’INPS o l’ENEA o l’ENI.

In caso di positività, l’App invita il soggetto positivo a mettersi in quarantena e traccia tutti gli spostamenti del soggetto negli ultimi 15 giorni antecedenti al momento dell’utilizzo del test.

Successivamente il sistema incrocia questi dati con lo spostamento di tutti gli altri soggetti già presenti nel database per individuare eventuali momenti di contatto che possano aver originato il contagio.

Il sistema quindi avvisa tutte le persone che sono entrate in contatto con la persona risultata positiva e le invita a fare il test e a prendere le necessarie precauzioni.

Key4biz. Quali ulteriori cautele di metodo?

Pietro Stopponi. È necessario, per garantire la sicurezza dei risultati, che l’autotest sia ripetuto ogni settimana il primo mese e una volta al mese nei seguenti 5 mesi.

Una persona potrà essere considerata negativa solo dopo aver ripetuto il test una seconda volta e aver contemporaneamente rispettato la quarantena (rilevabile attraverso l’App).

L’App permette inoltre alle autorità sanitarie di disporre di una mappatura dinamica e certa sulla distribuzione del virus, e di alcuni elementi aggiuntivi quali la distribuzione per fascia d’età, genere e malattie pregresse.

Key4biz. Chi dovrebbe offrire l’App?

Pietro Stopponi. Diverse sono le aziende che già hanno messo a punto una possibile App, e lo stesso ministero dell’Innovazione farà la selezione già programmata in questi giorni.

Quanto al kit per i Test autosomministrati, anche qui non mancano le aziende che producono il test, tra cui una cinese ed una coreana. Inoltre ci sono le aziende utilizzate dalle Regioni Veneto ed Emilia Romagna.

Key4biz. Uno dei nodi centrali è, come ben sa, quello della Privacy delle persone…

Pietro Stopponi. La metodologia di contenimento del virus da noi proposta richiede un’attenzione particolare al tema della privacy dei dati, in quanto si studiano e monitorano gli spostamenti delle persone. Tuttavia, poiché tutti coloro che già dispongono di uno smartphone hanno autorizzato Apple e Google a conservare queste informazioni, si dovrebbe adottare una soluzione simile, con un’autorizzazione alla condivisione di questi dati raccolti da queste grandi società americane al Centro di raccolta nazionale dati creato per l’analisi dei dati derivanti dai test e dall’app.

La gravità dell’attuale situazione probabilmente renderà la maggior parte della popolazione disponibile, che aggiunto ad apposite garanzie eventualmente proposte dalle autorità istituzionali/sanitarie (in primis il Garante della protezione dei dati personali), potranno rendere possibile il superamento di questo ostacolo.

Key4biz. Prima ne ha appena accennato, ma un aspetto non secondario è quello dei costi delle procedure da voi proposte, come li valuta?

Pietro Stopponi. Considerato che è necessario che la persona si sottoponga a test ripetuti per almeno sei mesi (4 test nella prima settimana e 1 test al mese per i successivi 5 mesi), il costo dell’operazione sarà di circa 150 euro a persona, ovvero di 600 euro a nucleo famigliare di 4 persone. Un costo apparentemente elevato, ma molto contenuto se si pensa ai costi attuali delle amministrazioni ed ai costi di un eventuale prosieguo dello stato di emergenza.

Key4biz. E la sperimentazione?

Pietro Stopponi. Puntiamo al suo avvio in Emilia Romagna prima possibile e coinvolgeremo anche un’azienda di Parma che si è resa disponibile, grazie all’interessamento del Segretario generale della FIM Marco Bentivogli, che qui vorrei ringraziare, assieme alla società Web Tek (www.webtek.it) per il supporto tecnologico.

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