Ancora una volta, presentazione di iniziative festivaliere in contemporanea a Roma, a conferma di una perdurante totale assenza di coordinamento tra le tante soggettività che animano il sistema culturale nazionale (questione che abbiamo già affrontato polemicamente su queste colonne: vedi “Key4biz” del 28 aprile 2022, “Cultura e sprechi: 3 presentazioni di mostre a Roma in contemporanea”): intorno alle 11 in Campidoglio è stata presentata la dodicesima edizione della kermesse internazionale “Rock in Roma”, ed alla stessa ora all’Auditorium Musica per Roma, la prima edizione del novello “Ethos – Festival dell’Etica pubblica 2022 – Vite Digitali”.
Queste due presentazione (che hanno costretto il curatore di questa rubrica a rinunciare all’anteprima per la stampa ed i media di “Doctor Strange nel Multiverso della Follia”, il nuovo film Marvel Studios, distribuito da Disney, diretto da Sam Raimi…) hanno stimolato una serie di ulteriori riflessioni sul tema “festival”, che è caro all’Istituto italiano per l’Industria Culturale – IsICult, che da tempo lavora ad un “Sistema integrato di monitoraggio e promozione di tutti i festival italiani”, un progetto di censimento, ricerca, monitoraggio, e promozione di marketing…
Cosa si può intendere per… “festival”?
Cosa si può intendere per… “festival”, al di là di una definizione canonica (accademica)?! È “festival”, senza dubbio, una manifestazione a carattere spettacolare, della durata di più giorni o settimane, che si distingue per l’eccellenza del programma offerto. Ma è sufficiente questa definizione?! Crediamo che una caratteristica precipua di un festival debba essere rappresentata sia dalla originalità del cartellone sia dall’apparato critico.
Eppure “Rock in Roma”, edizione n° 12, è stato benedetto al massimo livello istituzionale, nientepopodimeno che dallo stesso Sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, che lo ha contestualizzato nella imminente grande offerta di spettacolo: “quest’estate Roma sarà la Capitale della musica dal vivo, con oltre 160 appuntamenti live in spazi splendidi”.
Quello che si autodefinisce “il festival internazionale della Capitale” torna dopo due anni di stop a causa della pandemia, con una ricca programmazione di due mesi, dal 10 giugno al gran finale del 9 luglio con l’esibizione dei Måneskin al Circo Massimo: “è un piacere per me salutare Rock in Roma e una stagione che è iniziata con la bellissima giornata del 1° maggio e che vedrà la nostra città protagonista del Rock e della musica dal vivo”, ha sostenuto Gualtieri, evidenziando che “a giugno avremo un grande concerto al giorno senza soluzione di continuità. Avremo poi i Måneskin al Circo Massimo e altri grandissimi nomi, partirà anche il Roma Summer Fest all’Auditorium. È importante perché la musica dal vivo è un poderoso strumento di aggregazione e cultura. È bello anche che riparta un’industria, una filiera, dopo la pandemia che è stata dura per tutti. Ci piace questo senso di ripartenza e che Roma sarà Capitale della musica dal vivo e del rock”. Ed ha simpaticamente concluso: “ci vedremo sicuramente a qualche concerto”.
Il cartellone della kermesse promossa da Maxmiliano Bucci e Sergio Giuliani è senza dubbio ricco, ma alcune domande sorgono spontanee: non si tratta semplicemente di un cartellone di offerta di artisti più o meno famosi?! Qual è l’elemento che accomuna questa selezione di musicisti? Esiste una “linea editoriale” ed una proposta di supporto critico a questa offerta?! Non ci sembra, e comunque non emerge dalla cartella stampa curata dall’ufficio stampa di Daniele Mignardi. Si legge che si tratta di una “line up multigenere – spaziando tra una varietà di artisti nazionali e internazionali di maggior successo – e trasversale – con i grandi della scena artistica e i nomi di cantanti e band in ascesa nel panorama della musica attuale e di tendenza” (clicca qui per il sito dedicato, e conoscere meglio la “line up”).
Bene, un gran mix, ma privo di un profilo identitario preciso: spettacolo e show business, non ricerca ed innovazione.
Sono una quarantina gli eventi in programma, che animeranno, tra giugno e luglio, tre diverse “location”: il tradizionale Ippodromo delle Capannelle con due “palchi” (il “Red Stage” e il “Black Stage”), la Cavea dell’Auditorium – Parco della Musica e il Circo Massimo dove sono attesi il 9 luglio i Måneskin (evento prodotto da Vivo Concerti). Per il gruppo romano, che sta trionfando anche negli Stati Uniti, il Comune sta organizzando anche un tributo speciale.
A “Capannelle” (spazio sull’Appia Nuova – vicino al Grande Raccordo Anulare – che alcuni ritengono non essere stato granché ben strutturato in passato, come “location” per accogliere concerti con molte migliaia di spettatori, si vedrà quest’anno se verrà attrezzato meglio), si esibiranno – tra gli altri – Achille Lauro, Ariete, Caparezza, Carl Brave, Cigarettes after sex, Gué Pequeno, Litfiba, Madame, Rkomi, Chemical Brothers.
La “Cavea” di MpR ospiterà i “live” di Brunori Sas, Deep Purple, Herbie Hancock, Patti Smith Quartet, Skunk Anansie, mentre nella Sala Santa Cecilia si terrà il concerto di Paul Weller. Il 5 luglio è attesa anche Omara Portuondo, cantante 92enne del leggendario gruppo cubano di Buena Vista Social Club.
È positivo osservare che si tratta di una iniziativa al 100 per cento privata: i promotori, che sono professionisti nell’organizzazione di eventi, non sono andati a bussare alle porte dello Stato (Ministero, Regione, Comune…), e quindi investono nella manifestazione, nella certezza di poter recuperare i danari, attraverso la vendita dei biglietti ed il contributo di sponsor (che pure oggi non sono stati annunciati, fatta salva la “media partnership” con Rai Radio 2 e la qualificata newsletter specializzata “Rockol”).
Si legge che sono già “sold out” gli appuntamenti con Blanco (doppia data all’Ippodromo di Capannelle) e con i Måneskin (al Circo Massimo): bene… evidentemente l’offerta incontra la domanda.
Non è stato fornito alcun dato sulla dimensione economica della kermesse, né sulla forza-lavoro impegnata nella sua organizzazione.
Nessuna specifica indicazione nemmeno sui prezzi dei biglietti dei vari concerti, che si ha ragione di prevedere non essere esattamente “proletari” ma nemmeno altissimi (quelli per Blanco, andavano da 35 a 46 euro; quelli per i Måneskin, tra 46 e 69 euro)…
Ma “Rock in Roma” è veramente un “festival”?!
Però… cosa c’entra questo ricco cartellone commerciale con la logica di un “festival” vero e proprio?! Cosa c’entra questo con l’intervento della mano pubblica?!
Una risposta indiretta a queste domande è giunta dall’Assessore al Turismo, ai Grandi Eventi, Moda e Sport di Roma Capitale Alessio Onorato, che ha enfatizzato la volontà della città di Roma di porsi come palcoscenico spettacolare (di eventi di spettacolo) a livello mondiale. Quindi la mano pubblica si incontra con quella privata, in una sinergia… commercial-spettacolare che contribuisce al “brand” cultural-turistico di Roma Capitale. A parte il fatto che l’Ippodromo Capannelle è di proprietà del Comune di Roma, Onorato ha annunciato che verrà predisposto un particolare “piano di mobilità”, con un accordo con Trenitalia Regionale, che collegherà agevolmente Capannelle con il Centro di Roma, per consentire di raggiungere con facilità i grandi eventi del festival, al prezzo simbolico di 1 euro… Abbiamo già segnalato su queste colonne, gli esperimenti di “mix” tra pubblico e privato promossi dall’Assessore Onorato, con il lancio di un biglietto comune tra i Musei Civici Capitolini ed il parco a tema “Roma World” di Cinecittà World (vedi “Key4biz” del 9 marzo 2022, “Inedito marketing incrociato tra i musei del Comune di Roma e il parco a tema Cinecittà World”).
In risposta ad una domanda del giornalista de “Il Messaggero” sul fallimento della candidatura di Roma come possibile sede dell’imminente edizione dell’Eurovision, Onorato ha spiegato: “per Eurovision, mi piange il cuore, soprattutto per come è andata la vicenda. Avremmo potuto ospitarlo senza dubbio noi, e moralmente sarebbe stato un messaggio di rispetto a questi grandi e unici talenti, i Maneskin. Ragazzi romani, sono la prova che c’è del talento nel dna dei romani… Non so per quanti anni dovremmo ringraziare questi ragazzi – ha aggiunto Onorato – perché stanno dando questa immagine unica nel mondo, di talento, di approccio internazionale e al di sopra di ogni stereotipo. A via del Corso, gli faremo un tributo prima del loro rientro a Roma…”.
Il Sindaco Gualtieri ha anche ricordato l’avvio, tra un mese, del ricco programma di “Roma Summer Fest”, nella Cavea di Musica per Roma. Due mesi di concerti, da giugno a settembre, iniziativa prodotta dalla Fondazione Musica per Roma, che si “incrocia” in qualche modo con il Rock In Roma…
Ma quale deve essere il ruolo della “mano pubblica” nel sistema culturale?! Riprodurre l’esistente o promuovere innovazione, ricerca, sperimentazione?!
In questo caso, i quesiti che sorgono sono altri: è naturale che sia la mano pubblica ad intervenire direttamente come organizzatore di concerti che hanno sicuramente una loro “autosufficienza” economica sul libero mercato?!
Perché deve essere un soggetto pubblico a fare da regista ed organizzatore e produttore di questi eventi?!
Laddove il successo è quasi garantito, il Mercato non può cercare di essere auto-sufficiente?
E, anche in questo caso (il “Roma Summer Fest”), perché si usa la formula… “fest”, allorquando si ha a che fare con un “semplice” calendario variegato e senza coerenza interna (e senza alcun apparato critico) con artisti prevalentemente di grande “appeal” (da Mahmood a Fiorella Mannoia)?!
La “mano pubblica” non dovrebbe intervenire per la stimolazione di nuova offerta, piuttosto che riprodurre l’esistente, ovvero quel che il mercato è già da solo in grado di offrire?!
Lo Stato non dovrebbe intervenire per stimolare soprattutto sperimentazione e ricerca, estensione dello spettro espressivo ed “audience development”?!
Si ricordi che Musica per Roma è una fondazione, ovvero un “ente di diritto privato in controllo pubblico”. I soci fondatori sono il Comune di Roma, che ha conferito in concessione d’uso per 99 anni l’immobile Auditorium alla Fondazione, la Camera di Commercio e la Regione Lazio. Si legge sul “chi siamo” del sito web: “ogni anno più di un milione di persone, tra spettatori e partecipanti alle varie iniziative, visita il complesso gestito dalla Fondazione Musica per Roma. La capacità di autofinanziamento della struttura può raggiungere anche una percentuale superiore al 60 %. A questo proposito ricordiamo che sempre più l’Auditorium si propone come centro di iniziativa polivalente dove ha trovato ‘casa’ l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia”.
Il sistema culturale di Roma Capitale, tra pubblico e privato, andrebbe studiato in modo approfondito, perché lo scenario generale permane ancora nebbioso, e quel che si andrà a scatenare nella fase post-pandemica potrebbe determinare – nell’incontro tra “offerta” e “domanda” – criticità impreviste…
Permane l’assenza di una “bussola” e di strumentazione adatta a monitorare l’evoluzione dello scenario.
Su alcuni di questi temi, si suggerisce en passant una duplice lettura: sulla genesi e sul successo del gruppo romano capitanato da Damiano David, “Måneskin. Italian rock 2.0. Fenomenologia del gruppo che ha conquistato il mondo” di Patrizia De Rossi (per i tipi di Diarkos) e sull’Eurovision Song Contest, in programma a Torino dal 10 al 14 maggio, “Eurovision. Tra musica e geopolitica”, di Giacomo Natali (per i tipi di VoloLibero).
Nasce “Ethos” promosso dall’università Luiss e da Musica per Roma: la prima edizione si intitola “Festival dell’Etica pubblica 2022 – Vite Digitali”
Passando dal pop-rock, dal commerciale al… filosofico, merita essere segnalata la nascita di “Ethos”, promosso dall’Osservatorio di Etica Pubblica della Luiss Business School assieme a Fondazione Musica per Roma (MpR): si tratta della prima edizione di “Ethos. Festival dell’Etica pubblica 2022 – Vite Digitali”, che si terrà dal 6 all’8 maggio (da venerdì a domenica), con la partecipazione – in presenza – di filosofi, studiosi, top manager, accademici provenienti da importanti realtà italiane ed internazionali.
Un fitto programma di incontri di quella che si pone come la prima kermesse italiana dedicata specificamente alle conseguenze sociali, politiche, morali del rapporto tra “etica” ed “intelligenza artificiale”.
L’iniziativa è stata presentata da Sebastiano Maffettone, Direttore di Ethos, e dall’Amministratore Delegato della Fondazione Musica per Roma, Daniele Pittèri, affiancati da una giovane studentessa Luiss del gruppo “Young Ethos”.
Cosa affronta la kermesse?! Di fatto, la fenomenologia degli algoritmi che ci cambiano la vita.
Ormai, “macchine” (perché tali sono e tali restano) basate su una specifica sequenza di operazioni riescono a elaborare diagnosi mediche con una percentuale di esattezza che in alcuni casi supera quella di un medico… Possono prevedere chi potrà ripagare un prestito in maniera molto più accurata di un direttore di banca… Possono addirittura cercare di capire meglio di noi se esiste un’affinità affettiva con la persona che ci troviamo davanti…
L’intelligenza artificiale, dunque, si sta affiancando alle capacità umane in molti ambiti, con il rischio di una spiazzante funzione… sostitutiva, con conseguenze sociali, politiche e morali di portata straordinaria (e talvolta potenzialmente drammatiche), ponendo questioni nuove rese ancora più urgenti dall’esperienza della pandemia.
Come affrontare e governare le implicazioni di questo cambiamento radicale è l’ambizioso obiettivo di “Ethos”.
Si parlerà, in particolare, del rapporto tra “Etica” e “Intelligenza Artificiale” (cosiddetta “ia”, ovvero “ai” per gli anglofoni), in riferimento a questioni come innovazione sociale, sostenibilità, religione e spiritualità, guerra e armi, robotica, sanità, sviluppo economico, nuovi modelli educativi, “human enhancement” e creazione artistica…
Sarà Maffettone, assieme a Pittèri, ad aprire alle 10 di venerdì 6 le tre giornate di confronti tra i 50 relatori con gli interventi di protagonisti di primo piano, da Casper Klynge, Vice Presidente Microsoft (con delega agli affari del governo europeo), a Mario Rasetti, Professore emerito di Fisica Teorica al Politecnico di Torino, e Giuliano Amato, Presidente della Corte Costituzionale… A seguire Paola Severino, Monsignor Vincenzo Paglia (Presidente della Pontificia Accademia per la Vita) e Alessandro Pajno discuteranno de “Le regole e i principi nell’era dell’Ia”. Paolo Benanti, Massimo Chiriatti e Gianfranco Pellegrino affronteranno il tema delle potenzialità e le sfide dell’“algoretica”, ovvero della neo-disciplina che indaga sui problemi etici collegati all’utilizzo dell’intelligenza artificiale e, in particolare, degli strumenti che si basano sugli algoritmi.
Il calendario di appuntamenti prevede dieci gruppi con la partecipazione di esperti illustri del settore. Uno dei panel sarà a cura di “Young Ethos”, ovvero il gruppo di studenti Luiss parte attiva dell’Osservatorio di Etica Pubblica Ethos, da tempo all’opera per proporre modelli sociali innovativi e sostenibili.
Sono inoltre previste interviste e approfondimenti specifici: il Rettore dell’Università Luiss “Guido Carli” Andrea Prencipe affronterà le trasformazioni dell’economia nell’era digitale; Luigi Nicolais, consigliere per le politiche della Ricerca dell’attuale Governo, le applicazioni dell’Ia in medicina e agricoltura; Derrik de Kerckhove, sociologo tra i più famosi esperti mondiali di media, parlerà del presente e futuro dell’Ia; il designer e storico di Harvard Jeffrey Schnapp affronterà il tema delle “Digital Humanities”; Bruno Siciliano, tra i più noti “robotologi”, investigherà le implicazioni etico-politiche della robotica…
La chiusura è prevista per domenica alle 12, affidata al confronto tra Maffettone e tre filosofi italiani contemporanei, Mario De Caro, Fiorella Battaglia e Maurizio Ferraris, sul ruolo della filosofia nell’era digitale, mentre l’architetto e urbanista Maurizio Carta discuterà del futuro delle città…
“L’uso pervasivo del digitale con l’algoritmizzazione dei processi, le forme di intelligenza artificiale e la robotica avanzata – ha sostenuto Sebastiano Maffettone – sono la frontiera più provocatoria dei processi decisionali umani. Questi coinvolgono non solo la tecnica, ma anche il lato più profondo e radicale dell’autocomprensione dell’uomo. Oggi le vite di tutti noi si svolgono prevalentemente online, suscitando per questo non pochi imbarazzi e problemi…”. Abbiamo domandato a Maffettone se il Festival prevedesse anche temi “imminenti” come la “virtual reality” ed il “metaverso”, ma abbiamo compreso che questi argomenti (anch’essi di frontiera) non verranno affrontati – non direttamente – almeno in questa prima edizione sperimentale.
Alla domanda “vite digitali: ma quelle digitali sono… vite?”, così ha risposto Maffettone: “certo, ma è importante separare le vite digitali dalle vite reali. In realtà, sono intrecciate fra loro, se mi si passa il termine sono sempre più incasinate, e quindi non è così facile separarle, perché quando usiamo una tecnologia non siamo più quelli di prima, la tecnologia ci cambia e proprio per questo è fondamentale capire in quale direzione. Più un fenomeno si conosce e più si riesce in qualche modo a governarlo, anziché a esserne governati…
Sebastiano Maffettone: “se c’è qualcosa di veramente… epocale, è la rivoluzione digitale”
Ha sostenuto il Direttore di Ethos: “la rivoluzione digitale è un segno enorme di un cambiamento radicale. In genere, io non amo la parola ‘epocale’, ma, se c’è qualcosa di… epocale, è proprio la rivoluzione digitale, che sta cambiando tutto: la politica come l’informazione… senza i social, non possono più esistere; e vale anche per il business e persino per l’amore e per il sesso… è arrivato il momento di rifletterci, perché questa è diventata la questione principale”.
L’iniziativa è co-finanziata da Luiss e da Musica per Roma. Non è stato possibile conoscere l’entità del budget del Festival.
L’impressione maturata dalla conferenza stampa e dal programma annunciato è di un approccio senza dubbio alto e colto, ma forse deficitario di quella lettura critica – che riteniamo non possa che essere di radice marxiana – su come tutto questo processo sia il risultato dell’avanguardia digitale del capitalismo e della sua capacità di entrare sempre più pervasivamente nelle nostre vite, come mai era avvenuto nella storia dell’umanità.
D’altronde, essendo l’iniziativa promossa dall’università della Confindustria, non ci saremmo aspettati il coinvolgimento di analisti critici come Sergio Bellucci, autore di saggi controcorrente quali “L’industria dei sensi” (Harpo, 2021) e “Ai-Work. La digitalizzazione del lavoro” (per i tipi di Jaca Book, collana “Dissonanze”, 2021), alla cui lettura si rimanda, per chi vuole approfondire una interpretazione radicale della transizione in atto nei modelli sociali, economici, radicali (e non a caso Bellucci è giustappunto il teorico più evoluto del concetto di “transizione”, e direttore della omonima collana di Harpo Editore…).
Esplorazioni dei… territori festivalieri: due studi utili di Afic e dell’Università Cattolica
Infine, a proposito di “festival”, per gli appassionati della materia (organizzatori culturali ed accademici e cittadini appassionati), si segnalano due recenti contributi di studio: la ricerca ovvero il “libro bianco” intitolato “Spazio Festival. Quali nuovi territori”, presentato a metà marzo dall’Afic – Associazione Festival Italiani di Cinema, ed il volume, fresco di stampa, di Maria Francesca Piredda (Università Cattolica del Sacro Cuore), “I festival del cinema in Italia. Forme e pratiche dalle origini al Covid” (per i tipi di Carocci, 2022).
Torneremo su questi testi, e per ora qui ci limitiamo a segnalare che si tratta di due utili contributi (il primo sviluppato tutto sul campo, il secondo tra teoria e pratiche), che pure lasciano ancora spazio (ancora grande, anzi enorme spazio) rispetto ad uno studio finalmente approfondito ed organico della fenomenologia festivaliera in Italia nelle sue dimensioni culturologiche, sociologiche, economiche…
Sull’argomento, si rimanda ad un nostro contributo su queste stesse colonne: vedi “Key4biz” del 10 gennaio 2022, “Il misterioso mondo dei festival italiani: sono circa 2.000, ma nessuno (nemmeno il Ministero) li ha mai mappati e studiati”.
Clicca qui per il programma di “Ethos – Festival dell’Etica pubblica 2022 – Vite Digitali” promosso da Ethos – Osservatorio di Etica Pubblica della Luiss Business School (Università Luiss Guido Carli) e dalla Fondazione Musica per Roma, presentato il 3 maggio 2022