Via libera alla Ue alla liberalizzazione del mercato al dettaglio per l’accesso alla telefonia fissa e del mercato all’ingrosso per la raccolta delle chiamate in postazione fissa, ritenendo adeguate le condizioni di concorrenzialità di entrambi.
La Raccomandazione appena adottata prevede l’abolizione dei tetti imposti finora ai prezzi del canone per la telefonia fissa e alle tariffe all’ingrosso per le chiamate da telefono fisso. Una decisione motivata principalmente dal fatto che le chiamate da rete fissa sono diminuite a causa della forte concorrenza non solo di servizi alternativi quali il VoIP (come Skype ad esempio) e le chiamate dal cellulare, ma anche di fornitori alternativi, ad esempio gli operatori OTT (Over-The-Top) che offrono servizi di messaggistica istantanea o piattaforme di comunicazione ormai ritenute dai consumatori valide alternative ai servizi fissi tradizionali. Accresciuta anche la concorrenza tra piattaforme diverse: ormai, insomma, non c’è più il monopolista (Telecom Italia, per dire) con la sua rete in rame a offrire il servizio di telefonia fissa, ma si può scegliere un servizio basato sulla fibra ottica (come Fastweb) o via cavo (questi in realtà inesistenti in Italia) o ancora un servizio proposto da operatori alternativi che offrono servizi vocali e a banda larga tramite l’accesso disaggregato alla rete locale (ULL).
Tutte opzioni che hanno incrementato il livello di concorrenza e diminuito il bisogno di regolamentazione all’ingrosso, spingendo quindi la Commissione a decidere per la liberalizzazione. Decisione maturata tra l’altro in seguito a una consultazione pubblica e a un rapporto redatto da un pool di esperti.
La Commissione ridefinirà inoltre due mercati della banda larga per limitare gli oneri regolamentari a quanto strettamente necessario per assicurare la competitività degli investimenti e dell’accesso alla banda larga.
L’elenco dei mercati rilevanti consente alle autorità nazionali di regolamentazione di coordinare gli interventi sui rispettivi mercati.
Il loro numero, con la decisione odierna, passa da 7 a 4 (erano 18 nel 2002): restano soggetti a regolamentazione quelli che continuano a presentare forti barriere all’ingresso.
Per la Vicepresidente della Commissione europea Neelie Kroes (@NeelieKroesEU) la liberalizzazione dei due mercati e la previsione di ridefinizione di altri due mercati della banda larga è un “ulteriore passo avanti verso la realizzazione di un vero continente connesso”.
La nuova raccomandazione si inserisce nell’ambito del processo di revisione che la Ue svolge periodicamente in relazione ai mercati rilevanti – che continueranno a essere regolamentati fino al 2020 (l’ultimo aggiornamento risale al 2007). Quella appena conclusa, avviata alla fine del 2012, tiene conto dei principali mercati e sviluppi tecnologici, ad esempio le applicazioni e i servizi basati sul web, la convergenza tra diversi tipi di reti e servizi nonché gli sviluppi di reti e servizi Internet ad alta velocità.
ETNO: segnale positivo ma serve più ambizione
L’adozione della raccomandazione è stata accolta con soddisfazione da ETNO, l’associazione dei principali operatori tlc europei, che la ritiene uno strumento normativo molto importante che definisce il perimetro della regolamentazione ex ante per le comunicazioni elettroniche nell’ambito del presente quadro normativo della Ue.
“I cittadini e le imprese europee chiedono reti superveloci: allontanarsi dalla regolamentazione inutile è un primo passo fondamentale se si vogliono sboccare i massicci investimenti necessari alla loro realizzazione”, ha affermato il presidente del board ETNO, Luigi Gambardella, che esorta altresì la Commissione Juncker ad “adottare un’ambiziosa agenda di investimenti e a proseguire un percorso di riforma coraggioso del quadro regolamentare per le tlc”.
Meno regole ex ante, quindi, e maggiore attenzione ai negoziati commerciali e un approccio cross-settoriale “porranno le basi per un contesto maggiormente favorevole agli investimenti”, dice ancora ETNO, secondo cui la raccomandazione invia un segnale importante: “le reti broadband di prossima generazione non hanno più bisogno di essere soggette a norme sull’unbundling ‘fisico’, che spesso si rivela tecnicamente o economicamente insostenibile per le nuove tecnologie in fibra”.
Allo stesso tempo, però, sottolinea l’Associazione degli operatori europei, “ci sono aspetti critici” nella raccomandazione adottata da Bruxelles, in quanto i mercati che sono già “intensamente competitivi nell’Ue non dovrebbero essere distorti da ulteriore regolamentazione”.