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Tlc: mercati in fermento tra mancato consolidamento, IPO e vendita delle torri

Le tlc europee sono in piena fase di assestamento. Alcuni dei principali mercati fanno i conti con cambiamenti importanti nelle priorità di business da parte degli operatori – si pensi alla vendita delle torri o agli accordi sui contenuti – altri con un indesiderato status quo che impone nuove strategie di valorizzazione di asset non più ‘core’. L’esito di molte delle operazioni in ballo è in mano all’antitrust europeo, guidato dal Commissario Margrethe Vestager, convinta che il consolidamento all’interno dello stesso paese non sia la cura per tutti i mali di del mercato mobile.

In Italia Vestager ha appena dato il via libera alla fusione tra Wind e 3 Italia. L’operazione, attesa da tutti i player del mercato, è stata approvata soltanto perché implica l’arrivo sul mercato mobile nostrano della francese Iliad, che acquisterà dalla nuova joint venture gli asset necessari per lanciare i propri servizi, presumibilmente a metà 2017. Questo paletto imposto dall’intransigente Vestager potrebbe vanificare i benefici attesi dei player nostrani, che attendevano il ritorno a un mercato a 3 operatori per poter siglare una sorta di ‘armistizio delle tariffe’ e rimpolpare così margini assottigliati dalla guerra dei prezzi innescata dalla 3.

Anche nel Regno Unito, Hutchison aveva tentato di fondere la sua controllata 3UK con la divisione di Telefonica O2. In quel caso, tuttavia, la Ue non ha dato il suo benestare perché l’operazione, secondo le analisi dell’antitrust, sarebbe stata lesiva per i consumatori e l’innovazione. Un parere, questo, condiviso anche dalle autorità britanniche per le tlc e la concorrenza che, prima ancora di Bruxelles, avevano bocciato il progetto.

Telefonica sta ora cercando un’altra via per valorizzare alcuni dei suoi asset, tra cui la controllata britannica e quella in cui sono confluite le torri di trasmissione. Il gruppo spagnolo starebbe quindi valutando la possibilità di quotare in borsa una partecipazione di minoranza sia di Telxius che di O2 così da rimanere comunque azionista di maggioranza delle due società e da reperire al contempo risorse per alleggerire il suo debito-monstre di oltre 52,5 miliardi di euro.

La quotazione di una quota pari ad almeno il 25% Telxius dovrebbe essere avviata entro la fine dell’anno. La società gestisce le infrastrutture di rete del gruppo telefonico, inclusi 31 mila chilometri di cavi in fibra sottomarini e 15 mila torri in Spagna.

Per O2, dopo il fallito matrimonio con 3UK, Telefonica “sta analizzando diverse alternative, incluso una possibile IPO”, ha fatto sapere la società in una nota.

Anche il mercato francese è in fibrillazione per la notizia secondo cui Altice si appresta a lanciare un’offerta pubblica di scambio per arrivare al controllo totale dell’operatore mobile SFR, acquisito per 13,5 miliardi da Vivendi nel 2014. Secondo l’offerta depositata dal gruppo guidato da Patrick Drahi, l’offerta prevede lo scambio di 5 azioni SFR Group con 8 nuove azioni ordinarie Altice di categoria A.

L’operazione mira a semplificare la struttura “di Altice e a rafforzare la flessibilità della sua organizzazione di legge in una nota”.

Dalla Francia, nelle scorse settimane, è arrivata l’ennesima smentita di un possibile asse Vivendi-Orange su Telecom Italia. I rumors parlavano stavolta del possibile scambio tra il 20% di Canal Plus con una consistente quota Telecom Italia. Ipotesi nuovamente smentita dall’ex monopolista francese. Orange, dal canto suo, aveva tentato di acquisire il secondo operatore mobile francese, Bouygues Telecom, ma la complessa operazione è saltata per l’impossibilità di mettere d’accordo tutte le parti in causa.

Mercati, quindi, in pieno fermento anche sul versante delle torri, con i principali operatori europei, inclusi Deutsche Telekom, Vimpelcom e Telefonica  che stanno preparando la valorizzazione degli asset. L’attrattività delle società che si occupano della gestione delle infrastrutture tlc sembra crescere di giorno in giorno e gli operatori stanno sfruttando questo appetito per raccogliere denaro fresco da utilizzare in nuovi investimenti – principalmente nel campo dei contenuti – o, come nel caso di Telefonica, per alleggerire il debito. Anche Telecom Italia aveva deciso di mettere in vendita la società in cui sono confluite le torri della compagnia telefonica italiana ma il cda ha deciso di ‘congelare’ la vendita.  L’ad Flavio Cattaneo ha spiegato che Telecom sta facendo delle riflessioni sulla strategicità di Inwit, anche al fine di “valutare l’attività delle reti 5G al fine di essere pronti a quelle nuove frequenze”.

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