L’Italia ha fretta, la digitalizzazione del paese non può più aspettare. E’ l’Europa che ce la chiede con più forza adesso che il nuovo presidente della Commissione Ue Jean Claude Juncker ha messo il digitale al centro del governo dell’Unione. Non a caso il commissario per il Digitale è il tedesco Gunther Oettinger, su espressa volontà di Angela Merkel.
E’ per questo che Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria, sprona il Governo in occasione del Forum Asstel sulla Filiera delle telecomunicazioni: “Occorre completare la governance dell’agenda digitale italiana per realizzare gli obiettivi di quella europea. Bisogna superare le lungaggini che frenano la digitalizzazione del Paese, Governo e Parlamento devono finalmente dare – dice – attuazione concreta a quanto stabilito dai decreti emanati in serie, Decreto Sviluppo, Decreto Crescita 2.0, Decreto del Fare, Decreto Sblocca Italia, che – dice Squinzi – possono fare da accelerazione a questo processo di cambiamento solo a condizione che trovino ovviamente piena e rapidissima attuazione”.
Sulla stessa linea Pietro Guindani, Presidente di Vodafone Italia: “Serve velocità e certezza del diritto per assicurare gli investimenti del settore – ha dichiarato. A 18 mesi di distanza dal decreto Crescita 2.0 siamo ancora in attesa dei decreti attuativi sulla norma sui campi elettromagnetici, indispensabili per realizzare le reti 4G. Bene la norma del decreto Sblocca Italia sulla defiscalizzazione degli investimenti nella banda ultralarga, ma occorre applicarla con rapidità. Qui l’auspicio è che i decreti attuativi arrivino il più presto possibile”.
Dal canto suo, l’amministratore delegato di Telecom Italia Marco Patuano ha detto che l’azienda ha “la necessità di ringiovanirsi mediante un nuovo utilizzo del contratto di solidarietà da pensare in una logica espansiva per permettere di assumere ragazzi giovani. Lo chiamerei contratto di solidarietà intergenerazionale”. Con i contratti di solidarietà “si possono creare migliaia di posti di lavoro senza mettere a rischio la nostra filiera”. Inoltre, ha continuato “dobbiamo pensare a un ricollocamento più dinamico delle professionalità che non si possono più impiegare nelle filiere”.
Squinzi dà poi una sferzata di ottimismo: “E’ pericoloso cedere alla rassegnazione che non è giustificata dalla realtà: l’Italia, nonostante tutto, ha ancora generali potenzialita’ per il rilancio”.
Certo è che sono ancora troppi i decreti che giacciono nei cassetti del Palazzo in attesa del via libera: decreto scavi, linee guida sulle emissioni elettromagnetiche fermi da un anno e mezzo. Per non parlare dello Sblocca-Italia, che contiene sì sgravi fiscali fino al 50% per chi investe in nuove reti, ma che è infarcito di decreti attuativi che ne frenano l’entrata in vigore. Troppa burocrazia frena gli investimenti, soprattutto dall’estero, con una una serie infinita di di lungaggini che rendono le cose più difficili per le aziende del settore. Che nonostante tutto continuano a investire il 16% dei ricavi in nuove reti.
A complicare il quadro, in un settore che sta vivendo una profonda erosione dei ricavi in calo del 7% nel 2013, si aggiunge l’atteggiamento del Governo, che ha deciso di non aprire un dialogo con i sindacati, che chiedono invece sostegno per far fronte alla sequela di crisi che si sta aprendo ad esempio nel settore dei call center.
Squinzi guarda il bicchiere mezzo pieno: “Le recenti decisioni del governo di rafforzare la governance dell’Agenda Digitale, anche con l’incarico dato al Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, sono per noi un segnale apprezzabile della rilevanza che le Istituzioni attribuiscono al tema a condizione che la realizzazione degli obiettivi dell’Agenda Digitale sia messa in linea con la tabella di marcia europea. Con l’impegno di tutti vanno superati i ritardi alla governance dell’Agenda Digitale e, soprattutto, la complessità dell’apparato burocratico italiano”.