“Se vuoi attrarre gli investitori, devi garantire loro un ritorno economico adeguato e in Europa sembra che le cose stiano cominciando a cambiare in questa direzione”. Lo ha affermato di recente Gervais Pellissier, Vice Direttore Generale di Orange, a confermare il clima di rinnovamento che le telco si aspettano dalla nuova Commissione europea, in carica dal 1° novembre. Le aspettative sono in effetti alte. Il Vecchio Continente arranca dietro America e Asia in fatto di servizi digitali e questo ritardo si riflette inevitabilmente anche sull’economia dei Paesi che lo compongono e sulla competitività delle aziende.
Un solo dato basta a fornire la prospettiva: in Europa meno di un quarto dei cittadini hanno accesso alle reti mobili LTE – che garantiscono una navigazione super veloce da dispositivi mobili – contro il 90% degli americani. I costi, certo, sono molto inferiori in Europa: un abbonamento mobile costa mediamente 30 euro, circa la metà di quanto pagano mediamente gli americani. Ma la conseguenza è che oltreoceano gli operatori hanno avuto la possibilità economica di investire per offrire agli utenti servizi sempre migliori, mentre in Europa le telco soffrono di un calo costante dei ricavi che dura ormai da 5 anni, dovuto anche a interventi quali il taglio alle tariffe di roaming e di terminazione. Misure che hanno contribuito al calo del 7% dei ricavi 2013, a circa 170 miliardi di euro, a fronte dell’incremento del 3% dei ricavi delle telco Usa.
Il fatto però che il mercato unico digitale sia la seconda delle tre priorità della nuova Commissione europea, subito dopo ‘lavoro, crescita e investimenti’, fa ben sperare per la ripresa del settore delle telecomunicazioni. E a ostentare ottimismo non sono solo le telco, che sentono finalmente di avere un interlocutore attento alle loro argomentazioni, ma anche gli analisti.
HSBC, ad esempio, che si era già espressa in maniera molto positiva nei confronti del programma digitale della nuova Commissione, ribadisce in un nuovo report la fiducia nella squadra ‘digitale’ messa in piedi dal presidente Juncker.
Prima di tutto perché, spiegano gli analisti, la nuova Commissione ha fissato fin da subito obiettivi esplicitamente favorevoli all’industria e il Commissario per l’Agenda digitale Gunther Oettinger, subito prima di entrare in carica, è stato molto chiaro su quali saranno le priorità del suo mandato.
In un’intervista al quotidiano tedesco Handelsblatt, Oettinger si è detto favorevole al consolidamento e a improntare una svolta regolamentare che – costruendo sulle fondamenta costruite da Neelie Kroes – consenta alle aziende del settore di generare profitti equi.
“Oettinger – dice HSBC – ritiene che sia necessario agire ed è d’accordo col Ceo di Deutsche Telekom Timotheus Hoettges quando dice che l’Europa avrà anche perso il primo tempo, ma può ancora vincere la partita, avendo compreso l’urgenza della situazione”.
Pur riconoscendo l’importanza di aver agito finora in ottica pro-consumer, inoltre, Oettinger ritiene che sia giunta l’ora di pensare anche al futuro di un’industria che negli scorsi decenni ha fatto grande l’Europa ma che si è trovata imbrigliata da norme stringenti che non hanno consentito una lotta ad armi pari coi giganti del web, che offrono gli stessi servizi delle telco, ma in modalità gratuita perché possono usufruire delle loro reti.
Positivo, quindi, per HSBC, che Oettinger pensi “alla deregulation e al ritorno a una politica industriale ‘smart’ che permetta agli operatori di crescere ed essere competitivi nel contesto globale”, una dimensione in cui, secondo il neo Commissario, gli incumbent europei non dispongono attualmente della necessaria solidità patrimoniale.
Il fatto poi che Oettinger si sia già espresso chiaramente a favore del consolidamento del mercato e abbia dichiarato che in un certo senso è anche colpa della Commissione europea se l’industria tlc è attualmente in uno stato di palese difficoltà, suggerisce, secondo gli analisti, che “vi sia già ampio accordo su questo argomento all’interno della squadra Juncker, che include anche il commissario antitrust Margarethe Vestager”.
Segnali di apertura sono giunti anche su uno dei tempi più controversi del dibattito durante l’ultimo scorcio del mendato di Neelie Kroes: kla net neutrality.
Oettinger ritiene infatti che non vi sia ragione per impedire accordi che garantiscano priorità a determinati flussi di traffico, a patto che questi accordi non degradino o rendano meno affidabile il servizio internet disponibile a tutti. “La prioritizzazione Non deve insomma trasformarsi in uno svantaggio sociale”, ha detto Oettinger.
A ogni modo, conclude HSBC, Oettinger sta aspettando di conoscere la posizione del Consiglio dei Ministri prima di decidere se riaprire il dossier per apportare ulteriori modifiche e aggiungere “un tocco di politica industriale” alla bozza di riforma sul Telecom Single Market attualmente in discussione.
“Tuttavia – concludono gli analisti – a prescindere dai dettagli di questo processo, la nostra conclusione è che sono altamente probabili nuove riforme ‘pro-industria’”.