L’Italia, i satelliti Starlink e le aree bianche
La recente partecipazione al raduno di Fratelli d’Italia Atreju di Elon Musk, amministratore delegato di aziende del calibro di SpaceX e Tesla, nonché proprietario di X (il vecchio Twitter), ha lasciato sicuramente il segno, non tanto per le tematiche politiche affrontate, a dire il vero pochissime, ma per il dietro le quinte di questa visita.
Musk ha infatti incontrato la Premier Giorgia Meloni e secondo quanto trapelato da Palazzo Chigi (e dal profilo X della stessa Meloni) al centro dei colloqui ci sono stati i satelliti della costellazione Starlink e il sistema si trasporti spaziale SpaceX.
La partecipazione di @elonmusk ad #Atreju è stata anche un’occasione per dialogare insieme sui benefici e i rischi dell’intelligenza artificiale e sulle nuove prospettive legate a Starlink, il sistema satellitare di SpaceX.
— Giorgia Meloni (@GiorgiaMeloni) December 16, 2023
Grazie Elon per aver preso parte a questa riuscitissima… pic.twitter.com/wScUU88GrP
Successivamente il numero uno di Tesla ha incontrato anche il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini. Anche qui, al centro dell’incontro temi cruciali per la nostra economia: connettività, sicurezza informatica e energia da fonti rinnovabili.
In particolare, a quanto pare, l’interesse maggiore sarebbe rivolto all’utilizzo dei satelliti Starlink per portare internet lì dove gli operatori non hanno interesse, nelle aree a minor mercato, quelle rurali e montane, le cosiddette aree bianche (copertura internet scarsa e poco efficiente).
Parliamo di quasi 7.000 Comuni, dove risiede il 40% della popolazione italiana (qualcosa come 23 milioni di persone).
Il progetto orbitale di Musk
Il progetto Starlink prevede di lanciare quasi 12000 mini-satelliti per offrire un servizio internet ad alta velocità, che si distinguerebbe per la ridotta latenza dalle attuali offerte Internet via satellite, basate su grandi satelliti posti in orbita geostazionaria. Il tempo di latenza dovrebbe essere di 25-35 ms, le attuali tecnologie arrivano a latenze di 600 ms.
Secondo SpaceX, il progetto risponde a un’esigenza dettata dalla crescita di nuovi utilizzi di internet come i videogiochi in rete e le chiamate in videoconferenza. Ma il progetto porterà a un aumento di dieci volte del numero attuale di satelliti operativi in orbita bassa.
E forse proprio per questo l’attenzione delle imprese della space economy (e dei Governi) si sta spostando ancora più in basso, con la Cina che guarda caso ha deciso di sfidare Startlink (e quindi gli Stati Uniti) a questa altitudine.
In pochi se lo sarebbero aspettato qualche anno, ma l’innovazione tecnologica corre e con essa cambiano i mercati e magari ne nascono di nuovi. Sono anni che si lanciano satelliti commerciali in orbita terrestre molto bassa (Very low Earth orbit – Vleo) e il loro numero aumenterà sensibilmente nel prossimo futuro.
La space economy alla conquista dell’orbita terrestre molto bassa (Vleo)
In pole position ci sono la China Aerospace Science and Industry Corporation (CASIC) e l’americana EOI Space, entrambe in grado di portare i propri satelliti in orbita terrestre molto bassa, quindi tra 150 e 400 km di altezza dalla superficie terrestre (mediamente tra 250 e 350 km di altitudine).
La space economy mondiale verso nuove frontiere quindi.
L’utilizzo di questa tecnologia è legato all’obiettivo di molte economie avanzate di avere contezza dello stato climatico terrestre, con misurazioni dettagliate e sempre più definite dell’atmosfera come della superficie terrestre, mentre a livello di telecomunicazioni, ovviamente, si inaugura una nuova era, quella delle infrastrutture satellitari, meno costose di quelle terrestri per le comunicazioni e anche meno dannose in termini di esposizione alle onde radio (di cui molto si parla per il potenziale impatto sulla nostra salute).
“L’industria delle telecomunicazioni è molto interessata al settore Vleo, in particolare per la sua bassa latenza”, ha spiegato su spectrum.ieee.org Russell Hills, ingegnere di sistemi spaziali presso Thales Alenia Space a Bristol, nel Regno Unito. Hills è stato coinvolto in uno studio sui satelliti Vleo che ha riscontrato diversi vantaggi per le telecomunicazioni in orbita molto bassa a circa 250 km. “Sono necessari migliaia di satelliti e diversi anni fa sarebbe stato improbabile anche solo pensarlo, ma ora non è più così“, ha aggiunto l’ingegnere, anche grazie ad una decisa riduzione dei costi di produzione d dilancio, che consentirà nel tempo il lancio di sempre più grandi costellazioni di satelliti Vleo.
Satelliti, i progetti in Europa e altrove
Lo scorso anno, Thales Alenia Space, joint venture tra Thales (67%) e Leonardo (33%), e QinetiQ hanno siglato un contratto di studio con l’Agenzia spaziale europea per aprire la strada a piccoli satelliti multi-missione che operino in fascia Vleo.
La fase iniziale dello studio segnerà un passo avanti nella progettazione del dimostratore Skimsat, un satellite multi-missione che mira a ridurre significativamente i costi nel campo dell’osservazione della Terra, aumentando al contempo le prestazioni, con un’operatività ad altitudini sostanzialmente inferiori. Il satellite, altamente modulare, compatto e flessibile, sfrutterà gli sviluppi della propulsione elettrica ad alta efficienza collaudati in volo per compensare la resistenza aerodinamica.
Una fascia orbitale molto più bassa di quella fin qui sfruttata anche a livello commerciale, cioè quella tradizionalmente considerata bassa (Leo), che si estende tra 400 e 2.000 km di altitudine.
I satelliti Vleo hanno visto la loro nascita durante la guerra fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica per attività di spionaggio. Oggi si cerca appunto uno sfruttamento commerciale di queste tecnologie, l’Agenzia spaziale europea ha gestito un satellite di questo tipo tra il 2009 ed il 2013, il Super-Low Altitude Test Satellite della Japanese Aerospace Exploration Agency (JAXA) ha stabilito temporaneamente un record per l’orbita più bassa nel 2017, mentre l’Unione europea ha effettuato test Vleo per 9 mesi nel 2021 e nel 2022.
Certo, non si tratta di un singolo satellite da inviare in orbita, ma migliaia a livello mondiale. Per quasi 30 anni i lanci di questi satelliti sono stati in media 130 all’anno, poi si è arrivati a 135 nel 2021, 179 nel 2022, 180 a ottobre 2023 e si stima si toccheranno i 200 lanci entro la fine dell’anno in corso.
Quest’anno la Cina ha effettuato 54 missioni, la Russia 15. La sola Space X di Elon Musk ne ha effettuate 87.
Nel 2024 sono attesi più di 200 lanci e Space X effettuerà mediamente 12 voli al mese durante il prossimo anno, per un totale di 144 lanci orbitali.