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Tlc: da 4 a 3 operatori mobili anche in Italia. Quali vantaggi per i consumatori?

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Venendo a mancare la concorrenza ‘a 4’ fin qui perseguita con strenua tenacia dalla Ue, i consumatori potrebbero pagare di più ma per servizi a più alto valore aggiunto, quali sono i servizi 4G.

Le nozze tra Wind e 3 Italia, annunciate all’inizio di agosto, si inseriscono nel trend di consolidamento del mercato tlc europeo e sono solo le ultime, in ordine di tempo, di una lunga serie di merger che, nei principali mercati europei, stanno riportando il numero di operatori mobili da 4 a 3.

La riduzione del numero di operatori da 4 a 3 è considerata una delle soluzioni privilegiate dalle telco per invertire il trend negativo dei ricavi e per tornare a investire.

In Italia, ad esempio, i ricavi dei servizi mobili sono scesi del 40% dal 2011, secondo i dati della GSMA. Un trend che ha avuto pesanti ripercussioni sugli investimenti: se, infatti, circa la metà degli italiani possiede uno smartphone, meno di uno su dieci ha accesso ai servizi 4G.

Dalla fusione tra Wind e 3 nascerà una joint venture, con oltre 31 milioni di clienti nel mobile e 2,8 milioni di clienti nel fisso (di cui 2,2 milioni a banda larga), raggiungerà una quota di mercato del 33,5% – superando Telecom Italia e Vodafone – e otterrà sinergie da 700 milioni di euro all’anno.

Un buon gruzzolo da reinvestire?

La situazione in Europa

 

Il trend ha preso inizio nel 2012 in Austria, dove Hutchison Whampoa (che controlla anche 3 Italia) ha acquisito la divisione locale della francese Orange; in Germania, Telefonica ha acquistato ePlus, controllata dell’olandese KPN e, sempre Hutchison ha comprato la divisione mobile di Telefonica in Irlanda.

Intanto, la norvegese Telenor e la svedese TeliaSonera vogliono unire le rispettive divisioni in Danimarca, mentre in Gran Bretagna Hutchison ha rilevato per circa 14 miliardi di euro O2 da Telefonica.

Un’altra forma di consolidamento sta avvenendo anche tra operatori mobili e fissi, con Vodafone che ha acquisito la tedesca Kabel Deutschland e l’ex incumbent britannico BT che ha acquisito per 12,5 miliardi di sterline l’operatore EE, joint venture fra Orange e Deutsche Telekom.

La posizione degli analisti

Le operazioni in atto in Europa, secondo l’analisi di Boston Consulting Group, consentono di limitare i costi mantenendo costanti i prezzi e di utilizzare, quindi, quanto risparmiato per migliorare la qualità delle reti.

Un ragionamento avallato anche dalla Commissione europea che – dopo aver osteggiato per lungo tempo le operazioni di fusione e acquisizione – ha dovuto infine accettare il fatto che la concorrenza tra 4 operatori su uno stesso mercato ha generato sì un calo dei prezzi sul versante consumer, ma a detrimento degli investimenti nelle reti e della competitività dell’Europa che ora deve recuperare un forte divario con le altre maggiori economie mondiali in fatto di fibra ottica e banda larga mobile.

Consolidamento: a che prezzo per i consumatori?

In Austria, dice la GSMA, da quando il numero di operatori è diminuito la copertura 4G è aumentata e la spesa media per utente si è mantenuta relativamente costante. La riduzione dei costi per megabyte ha quindi stimolato una significativa crescita dell’uso dei dati.

Secondo la società finlandese Rewheel, invece, le cose non starebbero proprio cosi, visto che dal momento del merger, i prezzi risulterebbero in aumento dell’80%. Lo stesso, precisa però l’analista Antonios Drossos, “I consumatori ci dovrebbero guadagnare”, visto che il costo dei gigabyte mobili è stato trascinato giù dal fatto che gli operatori dispongono di più spettro, pagano meno per le infrastrutture di rete e costruiscono più celle.

Resta ancora da capire quale sarà, sul lungo periodo, l’evoluzione dei prezzi venendo a mancare la concorrenza ‘a 4’ fin qui perseguita con strenua tenacia dalla Commissione europea: i consumatori potrebbero, sì, pagare qualcosa in più, ma per servizi a più alto valore aggiunto, quali sono i servizi 4G.

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