Effetto Poste su Vivendi. Il gruppo francese starebbe meditando seriamente la sua exit strategy da Tim. Dopo aver venduto il 15% a Poste per 684 milioni, il gruppo francese si prepara in primis a ritirare la causa contro la compagnia per contestare la vendita della rete a Tim al fondo americano Kkr per 18,8 miliardi. Alla rinuncia legale potrebbe far seguito l’uscita definitiva di Vivendi dall’azionariato di Tim, anche se la decisione non è ancora stata presa.
Vivendi mantiene quota residuale
Per il momento, Vivendi mantiene una quota del 2,5% e secondo voci sarebbe stata anche interessata a rientrare nel Cda, anche se adesso le cose sarebbero cambiate.
Il bilancio dell’avventura di Vivendi in Tim è in rosso per circa 2 miliardi. In conflitto da tempo con il Governo e fuori dal Cda per sua scelta, il gruppo della famiglia Bolloré sarebbe pronto a uscire di scena.
Avventura al capolinea?
Oggi su Le Figaro la descrizione dell’avventura di Vincent Bolloré nelle Tlc italiane è stata definita un fallimento vista la minus valenza di 2 miliardi rispetto al primo investimento effettuato nel 2014. E’ vero che l’impatto sui conti sarà nullo, visto che l’investimento in Tim era già stato svalutato e iscritto a bilancio a 0,25 euro per azione.
Polo unico paneuropeo naufragato
Il sogno del polo unico multimedia paneuropeo di Vincent Bolloré, in grado di competere con le Big Tech dello streaming, si è arenato quasi subito. E dire che nel 2016 Bolloré aveva tentato di avvicinarsi a Berlusconi e a Mediaset per creare una “Netflix del Mediterraneo” proponendo di rilevare il 100% dell’azienda. Un progetto morto nella culla. Anzi, è stato l’inizio di una guerra legale fra Bolloré e Berlusconi, con la scalata ostile bloccata tramite il congelamento delle quote di Vivendi in una fiduciaria e un ping pong infinito di cause legali sulla rinuncia di Bolloré a rilevare Mediaset Premium.
Conflitto con Mediaset
Un conflitto che ha raggiunto una sua pace virtuale nel 2021, ma Vivendi non ha stretto amicizia solo nell’establishment italiano, oltre che a Roma. Già nel 2017 il francese si era scontrato con l’interventismo delle autorità locali, queste ultime sospettavano un controllo strisciante di Vivendi su TIM. Il governo ha poi imposto al gruppo di Vincent Bolloré la sua “golden share”, opponendosi a qualsiasi decisione giudicata contraria ai suoi interessi. Una minaccia pesante.
Mercato difficile e concorrenza spietata
L’arrivo di Iliad con una strategia di prezzi aggressiva ha reso il mercato delle telecomunicazioni ancora più complesso. Nel 2018, il fondo Elliott ha attaccato Vivendi e, con l’appoggio del governo, ha preso il controllo del consiglio di amministrazione di TIM.
Dati finanziari in caduta libera
Tra il 2014 e il 2024, TIM ha visto i suoi ricavi in Italia crollare da 15 a 9,8 miliardi di euro, mentre il risultato operativo è diminuito del 70%. Il valore delle azioni è rimasto ben al di sotto del prezzo d’acquisto di Vivendi.
La vendita forzata della rete e la resa finale
Nel 2023, il consiglio di amministrazione di TIM ha approvato la vendita della rete fissa a KKR senza passare dall’assemblea generale, scatenando l’ira di Vivendi, che ha tentato invano di bloccare l’operazione in tribunale. Alla fine, nel 2025, Bolloré ha deciso di uscire quasi completamente da TIM, chiudendo con amarezza un capitolo difficile.
Riepilogo in tabella
Evento | Dettagli |
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Investimento iniziale (2014) | Vivendi entra in TIM con l’idea di creare sinergie con Canal+ |
Scontro con Mediaset (2016) | Tentativo fallito di alleanza con Berlusconi per un “Netflix del sud Europa” |
Ostacoli politici (2017-2018) | Il governo italiano limita l’influenza di Vivendi su TIM |
Crollo finanziario (2014-2024) | Ricavi giù del 35%, risultato operativo -70% |
Vendita della rete fissa (2023) | TIM cede l’infrastruttura a KKR, Vivendi tenta di opporsi |
Uscita quasi totale (2025) | Vivendi vende il 15% delle azioni a Poste Italiane |