Tim ha 90 giorni di tempo per adeguarsi alle prescrizioni del Golden Power, con cui la Presidenza del Consiglio dei Ministri ieri ha esercitato i poteri speciali per la sicurezza e la difesa nazionale previsti dall’articolo 1 del decreto legge 15 marzo 2012, n.21, in relazione all’acquisizione da parte di Vivendi del “controllo di fatto” di Tim.
Le prescrizioni non incidono sulla proprietà di Sparkle e Telsy, le due società oggetto del provvedimento, che restano in capo a Tim.
“Tim prende atto che si tratta di misure in ambito governance ed organizzazione, parte delle quali già implementate dalla società; in particolare, la Presidenza del Consiglio dei Ministri impone a TIM, Sparkle e Telsy di rilasciare la delega delle funzioni relative alle attività aziendali rilevanti per la sicurezza nazionale ad un componente del Consiglio di Amministrazione di ciascuna delle citate società che sia cittadino italiano, sia munito di Nulla Osta di Sicurezza (Nos), e sia ritenuto per tale incarico idoneo dal Governo”, si legge nella nota di Tim.
Questa prescrizione di fatto esclude la delega sugli asset sensibili per la sicurezza del presidente di Tim Arnaud De Puyfontaine, di nazionalità francese, e dell’amministratore delegato Amos Genish, di nazionalità israeliana. C’è da dire che già ora la delega su Sparkle è affidata al vicepresidente Giuseppe Recchi.
La delega dovrà comprendere la responsabilità di un’apposita unità organizzativa (Organizzazione di Sicurezza) preposta alle attività rilevanti, “da coinvolgere nei processi di governance e in particolare in tutti i processi decisionali afferenti ad attività strategiche e alla rete, dovrà essere affidata a un funzionario alla sicurezza scelto in una terna di nominativi proposti dal Dipartimento delle informazioni per la sicurezza (Dis) della Presidenza del Consiglio dei Ministri”, prosegue la nota aziendale.
Ciascuna delle società di cui sopra dovrà poi fornire preventiva informazione in merito ad ogni decisione che possa ridurre o cedere capacità tecnologiche, operative, industriali nelle attività strategiche.
L’azienda, infine, con cadenza semestrale, sarà obbligata a trasmettere una relazione con la quale comunicherà le misure adottate ai fini del rispetto delle diverse prescrizioni.
Le prescrizioni del Governo “riguardano il mantenimento stabile sul territorio nazionale delle funzioni di gestione e sicurezza delle reti e dei servizi e delle forniture che supportano attività “strategiche” e “strategiche chiave”, altre sono volte a garantire la continuità delle funzioni connesse alle attività di rilevanza strategica per il sistema di difesa e sicurezza nazionale”, si legge nella nota di Palazzo Chigi, che inoltre impone di prevedere “la piena autonomia sia sotto il profilo economico-finanziario che di gestione del personale, attraverso l’assegnazione di una dotazione di risorse umane, finanziarie e strumentali idonee a garantire l’indipendenza della funzione”.
In considerazione dell’entità della partecipazione detenuta dalla società notificante (Vivendi) in Tim, il Governo ha ritenuto anche necessario imporre specifiche prescrizioni in ordine alla governance delle società, in particolare volte a garantire la presenza di un componente del Consiglio di amministrazione che sia munito di determinati requisiti e che abbia comunque l’assenso del Governo circa la sua idoneità all’incarico ai fini della tutela degli interessi essenziali della difesa e della sicurezza nazionale.
Le misure adottate da dal Governo non incidono sugli assetti proprietari di Sparkle, la società che gestisce la rete sottomarina del gruppo, e Telsy, specializzata in comunicazioni criptate che gestisce fra gli altri le comunicazioni dei membri del Governo, delle forze armate e dei servizi segreti, che restano in mano a Tim.
Queste quindi le prescrizioni “non punitive” preannunciate dal ministro allo Sviluppo Economico Carlo Calenda del golden power, che peraltro incontrerà per la prima volta l’amministratore delegato di Tim Amos Genish venerdì prossimo. Infine, procede l’istruttoria avviata per la ritardata notifica dell’acquisizione del “controllo di fatto” (secondo il Governo e la Consob) di Tim da parte di Vivendi, che ha inviato la notifica lo scorso 28 settembre ma continua a ribadire di non esercitare nessun controllo di fatto su Tim e che di conseguenza “nessuna notifica fosse dovuta e che continuerà a far valere le proprie argomentazioni nelle sedi competenti”.
Il tema della rete, con l’ipotesi di societarizzazione ventilata nei giorni scorsi dal ministro Calenda, sarà certamente uno dei piatti forti dell’incontro de prossimi giorni fra il ministro e Amos Genish.