Tim ha chiuso il primo semestre del 2018 con ricavi per 9,44 miliardi di euro, in diminuzione del 2,7% rispetto al primo semestre del 2017, su cui pesa il cambio sfavorevole con il reais brasiliano (su base organica ricavi in aumento dell’1,5%). “Al positivo andamento della Business Unit Domestic (+24 milioni di euro) si è contrapposta la riduzione della Business Unit Brasile (-286 milioni)”, che al netto del cambio negativo sarebbe cresciuta del 5,3%.
L’utile del periodo è stato di 618 milioni di euro, in aumento del 3,7% su base organica, a fronte di un Ebitda stabile a 4 miliardi. L’indebitamento è pari a 25,141 miliardi di euro, in calo di 167 milioni rispetto a fine 2017.
La semestrale è stata presentata ieri dall’amministratore delegato Amos Genish, ed è in linea con le attese degli analisti e con il piano industriale DigiTim, e presenta una buona performance della Business Unit Domestic, con ricavi a 7,454 miliardi di euro (+0,3%) nonostante il passaggio della fatturazione da 28 a 30 giorni. Nel fisso Domestic, a fronte del calo dei ricavi da servizi tradizionale Voce (-142 milioni di euro) crescono l’Arpu retail le soluzioni Ict e i servizi innovativi per connettività dati (+133 milioni, +12,9%) “trainato dalla crescita dei clienti Ultra-Broadband 8+1,2 milioni sul primo semestre 2017) che raggiungono i 2,7 milioni di unità (4,3 milioni includendo le linee wholesale)”.
Nel Mobile Domestic, i ricavi da servizi sono pari a 2,265 miliardi di euro (+1,7%): “Tale andamento è sostenuto da una positiva performance nel mercato retail rispetto alle sfide dello scenario regolatorio e competitivo”, si legge nella nota.
L’indebitamento è pari a 25,141 miliardi di euro, in calo di 167 milioni rispetto a fine 2017.
Ma nei prossimi mesi si prospettano all’orizzonte nuovi pesanti investimenti per Tim, in vista dell’asta 5G fissata a settembre. Impegni non previsti a piano “che potranno derivare dalla partecipazione alla gara 5G” tanto che il Cda “ha avviato un percorso di valutazione delle opzioni delle sue partecipate, confermando la prosecuzione del processo di vendita di Persidera”, si legge nella nota aziendale. L’amministratore delegato Amos Genish ha poi ribadito che al momento l’unico asset sul quale è in corso un processo di cessione è Persidera. L’ad ha poi aggiunto che Tim è aperta a collaborare con Open Fiber e che ha senso fare uno sforzo unico per realizzare una rete unica in fibra ottica in Italia, anche se per il momento non c’è nulla di concreto.
Tim avrà bisogno quindi di liquidità nei prossimi mesi e per questo non si esclude nemmeno la possibilità che l’azienda possa cedere anche altri asset se saranno giudicati non core dal Cda, come Sparkle e le torri cellulari di Inwit (giudicata per il momento incedibile), che peraltro sta chiudendo un accordo con Iliad e potrebbe finire nel risiko delle torri fondendosi con le torri cellulari di Ei Towers qualora l’azienda decidesse di privarsene per concentrarsi sulle torri broadcasting.
Per quanto riguarda invece Kena, a metà giugno, l’operatore low cost del gruppo “ha già raggiunto mezzo milione di clienti e lo ha fatto senza urlare tanto”, ha detto in conference call l’amministratore delegato di Tim, Amos Genish. L’ad ha inoltre fornito qualche indicazioni sui futuri sviluppi del brand mass market. A livello di rete, “Kena dovrà evolversi al 4G e offrire quindi una proposta di valore. Inoltre, dal prossimo anno aggiungeremo prodotti fissi al mobile, perché serve spingere sulla convergenza”. Kena, ha ricordato ancora Genish, “ha fin qui giocato un ruolo importante, perché ci ha permesso di preparare la separazione tra brand premium e non, consentendoci di competere anche sulla fascia bassa mercato e senza che ci fosse una cannibalizzazione con Tim. Altri operatori non sono riusciti a fare altrettanto, oppure non lo hanno fatto con il timing più opportuno”.
Per quanto riguarda la business unit Brasile, “Per noi il Brasile è un asset importantissimo“, ha aggiunto Genish a proposito della controllata sudamericana che, tra l’altro, “quest’anno dovrebbe triplicare il dividendo”.
Nel frattempo, oggi il Consiglio dell’Agcom ha prorogatoi termini per l’esame del piano di separazione della rete di Tim.
Tim, a fronte del progetto di separazione della rete, ha chiesto un dividendo regolatorio: come ha detto l’ad Amos Genish ai primi di giugno nel corso di un convegno, il gruppo è “preoccupato del costante calo dei prezzi all’ingrosso che non sempre tengono conto del costo effettivo e mettono a rischio la sostenibilità della Netco”, ovvero della societa’ per la rete.
Il 6 giugno scorso l’Autorità aveva dichiarato ammissibile il piano di separazione societaria della rete, annunciando che sottoporrà a consultazione pubblica uno schema di provvedimento di analisi del mercato dell’accesso. Tim ha approvato un piano per separare la rete d’accesso e conferirla a una newco (Netco) controllata al 100% ma se ne riparlerà non prima di settembre, quando peraltro secondo molti osservatori non è escluso un nuovo confronto fra il primo azionista Vivendi, che detiene il 24,9% delle quote, e il fondo Elliott, che controlla l’8,8% ma può contare sui due terzi dei membri del Cda dopo il ribaltone (anche grazie al sostegno di Cdp che detiene il 4,9%) dell’assemblea del 4 maggio.
Un contro ribaltone, con il ritorno in auge di Vivendi (che non ha alcuna intenzione di uscire dall’azienda italiana), non è affatto escluso.
In questi tre mesi scarsi dopo il ribaltone il titolo Tim continua a veleggiare intorno a 60 centesimi e ha ceduto il 30% del suo valore, sotto pressione anche per lo sbarco di Iliad nel nostro paese, i cui effetti sulla base clienti e sui conti di Tim (ammesso che ci siano, ma secondo gli analisti è più che probabile) saranno riscontrabili non prima di fine dicembre.
Vivendi è molto preoccupata dalla situazione in Tim da quando Elliott ha preso le redini del Cda il 4 maggio scorso e sta valutando il da farsi. Lo ha detto oggi un portavoce della società alla Reuters, lamentando che prima del ribaltone avevano “promesso di tutto ma ora sembra che siano scomparsi. E’ un grande caos”, ha detto la fonte.
Vivendi è preoccupata dall’attuale prezzo in borsa del titolo Tim, e per la mancanza di visibilità del piano di cambiamento (turnaround) dell’azienda, e per questo sta aumentando il livello di vigilanza. La fonte interpellata da Reuters ha poi aggiunto che non è stata ancora presa alcuna decisione da parte di Vivendi a proposito della convocazione di una nuova assemblea degli azionisti per cambiare il board.
Le dichiarazioni di Vivendi non sono passate inosservate. Il presidente Fulvio Conti si è detto sorpreso e dispiaciuto e ha detto che il Cda è allineato con l’amministratore delegato Genish per conseguire gli obiettivi del piano DigiTim.
Intanto oggi l’ad Amos Genish ha detto che l’operatore low cost del gruppo, Kena Mobile, ha raggiunto 500mila clienti a fine giugno.