Sulla proposta inedita avanzata dal Cda di Tim di presentare una lista propria per il rinnovo del board interviene con un’interrogazione Adolfo Urso, senatore di Fratelli d’Italia e vicepresidente del Copasir. “Il Governo italiano faccia chiarezza in merito al rinnovo del cda di Tim, che ha deciso di avvalersi della facoltà di presentare una propria lista, il che potrebbe configurarsi come il tentativo di aggirare i controlli della Commissione europea e dell’Antitrust europeo per realizzare una fusione che non ha alcuna giustificazione industriale nella modalità con cui è stata prospettata e che, comunque, pregiudica i nostri interessi nazionali consegnando di fatto la rete unica ad un operatore straniero”.
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Escamotage per aggirare regole Ue?
Per questo il senatore Urso ha presentato un’interrogazione ai ministri dell’Economia Gualtieri e dello Sviluppo economico Patuanelli, denunciando come “sia stato lo stesso Tesoro a suggerire l’escamotage solo al fine di aggirare le norme europee, visto che la rinuncia di Vivendi a presentare una propria lista per il cda di Tim eviterà che questa possa emergere come l’azionista di controllo di Tim, eludendo così la competenza europea sulla concentrazione”.
Il senatore di FdI, però, pone all’attenzione del governo anche le modalità che stanno emergendo sulla “fusione tra Open Fiber e FiberCop, di cui Tim detiene il 58 per cento delle quote, in una nuova società della rete unica che sarà denominata AccessCo”.
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Lettera d’intenti
In particolare “nella lettera di intenti (parte resa pubblica da Tim) si stabilisce che Tim avrà almeno il 50,1 per cento di AccessCo, indicherà 7 consiglieri su 15 e l’ad, con la conseguenza, quindi, che l’azionista di riferimento (Vivendi) avrà – attraverso il controllo di Tim – anche il controllo della nuova società”.
Questa fusione, continua Urso, “mette a rischio il controllo pubblico della rete consegnando l’intera rete italiana ad un solo operatore, peraltro controllato da un soggetto estero e cioè Vivendi. Ciò è in contraddizione con le indicazioni che il Parlamento ha dato al Governo con più convergenti mozioni approvate tra giugno e dicembre 2020, e nelle quali oltre ad auspicare un rapido completamento della rete nazionale a fibre ottiche si affermava che il controllo della società della rete unica, vista la sua importanza e strategicità, dovesse rimanere saldamente in mani italiane e sotto il controllo effettivo dello Stato”.
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“Risulta chiaro”, conclude il vicepresidente del Copasir, “che il Governo deve spiegare quanto sta accadendo e la ragione per cui non siano state tenute in considerazione le indicazioni del Parlamento e soprattutto come si intendano tutelare gli interessi strategici nazionali”.
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Open Fiber, Enel e Cdp prolungano termini prelazione
Nel frattempo, sul fronte Open Fiber, oggi è emerso un accordo tra Enel e Cdp per prorogare di circa un mese (a febbraio) il termine per l’esercizio della prelazione da parte della Cassa sul 50% di Open Fiber sul quale l’ente elettrico ha ricevuto un’offerta da Macquarie.
Il termine, scrive Il Messaggero, scade oggi, ma tra le parti ci sarebbe stato uno scambio epistolare in quanto Cassa, per valutare la congruità del prezzo (2,65 miliardi più un earn out), ha richiesto di valutare l’intera struttura della proposta.
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