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Tim, titolo crolla dopo la trimestrale ma risale dopo l’ok Ue alla cessione di Netco a KKR

Le azioni di Tim sono crollate dopo la pubblicazione dei conti del primo trimestre 2024. Nonostante dati positivi in termini di fatturato e in linea con le attese del mercato, pesa la crescita del debito e l’incertezza sul futuro dell’azienda che, salvo sorprese dell’ultim’ora, dovrebbe restare senza rete a partire da giugno o massimo luglio dopo il via libera dell’Antitrust Ue alla cessione della rete a KKR. Il mercato non si fida del nuovo assetto e il titolo, dopo aver perso fino al 9% in mattinata, si è assestato in flessione del 6% a 0,23 euro fino all’inversione finale, quando poco prima della chiusura è giunta la notizia ufficiale del via libera della Commissione Ue alla cessione della rete a KKR. Il titolo ha chiuso in crescita dell’1,55% a 0,25 euro.

 “Accogliamo con grande soddisfazione il via libera senza condizioni della commissione europea sull’acquisizione di Netco da parte di Kkr: sbrogliata la storica matassa“, ha dichiarato il ministro dell’economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti. “È un successo della strategia italiana e ora andiamo verso un closing a breve. È stata premiata la decisione del governo di partecipare all’operazione”, conclude Giorgetti.

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In serata la nota di Tim: “TIM prende atto con favore dell’autorizzazione della Commissione Europea al perfezionamento dell’operazione di cessione di NetCo a Optics Bidco, società controllata da Kohlberg Kravis Roberts & Co. L.P. (KKR), notificata dall’acquirente lo scorso 19 aprile.

La decisione assunta dalla Commissione Europea in fase 1 consente di confermare che l’operazione verrà perfezionata nelle tempistiche previste”.

Passato di mano il 3% del capitale

In precedenza, nonostante ricavi (+1,2%) ed ebitda (+1,6%) in crescita, il titolo è stato in sofferenza per tutta la giornata. A preoccupare gli analisti i numeri del mercato domestico, in flessione dell’1,3% a 2,8 miliardi di euro. Le entrate sono salite grazie a Tim Brasil (+8,1%) mentre il business in Italia ha chiuso il trimestre in calo dell’1,3% anno su anno, a causa della diminuzione di abbonati mobili e a banda larga.

Inoltre, sui piani futuri pesa il livello elevato del debito: l’indebitamento finanziario netto è salito a 26,6 miliardi di euro da 25,7 miliardi di euro alla fine dello scorso anno.

L’ex monopolista telefonico ha affermato che parte dell’aumento del debito era legato a un sequestro provvisorio di 249 milioni di euro per una presunta frode. TIM ha affermato che, escludendo tale effetto temporaneo, le dinamiche del debito sono in linea con le previsioni per l’intero anno.

Finora gli investitori hanno mostrato poca fiducia nel piano di scorporo, con il principale azionista Vivendi che ha chiesto un prezzo più alto e ha espresso preoccupazione per la futura sostenibilità della ServCo.

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