Tim in terreno negativo oggi in Borsa cede l’1,22% a 35 centesimi in mattinata, dopo che ieri l’agenzia di rating S&P Global Ratings ha rivisto al ribasso l’outlook sul rating della compagnia, portandolo a “negativo” da “stabile”. Pesano su questa decisione i “ricavi più deboli” che accrescono il “rischio di deleveraging”.
S&P stima ricavi a -11% nel 2020
S&P stima per il 2020 ricavi in calo dell’11%, a causa della pandemia e della maggiore concorrenza sulla telefonia mobile nel mercato domestico e della debolezza delle attività in Brasile, su cui pesa un effetto cambio negativo, ed avverte che potrebbe tagliare il rating qualora il gruppo non riuscisse a portare il rapporto debito/ebitda sotto 4,2 entro fine anno, un trend “rafforzato dall’indebolimento dell’EBITDA domestico” con “una forte concorrenza nei mercati italiani di telefonia mobile e fissa”.
Nel frattempo, “la ridotta attività di vendita al dettaglio e la ridotta mobilità hanno fatto diminuire le vendite in negozio e il traffico roaming in Italia. La recessione ha anche frenato la crescita organica in Brasile e aumentato l’effetto dei movimenti negativi dei cambi”.
Cruciali sviluppo di Fibercop e trattative per AccessCo
Cruciali per il business – sottolineano gli analisti di S&P – saranno in primo luogo, gli sviluppi di FiberCop, la partnership con Kkr e Fastweb dove Tim ha conferito la rete secondaria in rame e fibra dai cabinet alle case; in seconda istanza, le trattative per la rete unica in AccessCo, in particolare la possibilità di mantenere la maggioranza nella nuova entità; infine, l’andamento delle attività brasiliane.
“La riduzione degli investimenti in conto capitale mitigherà in parte l’effetto sul flusso di cassa” spiega l’agenzia che stima “dal 2021 la stabilizzazione della concorrenza nel mercato mobile italiano, il miglioramento delle tendenze della telefonia fissa e la riduzione delle spese di cassa’ che “contribuiranno a portare il deleveraging guidato dal flusso di cassa a 4x”. Ma l’agenzia anticipa la possibilità di abbassare i rating in caso di peggioramento della leva finanziaria.
S&P, rischio indebolimento da diluizione quota FiberCop
Per quanto la transazione per la rete unica in FiberCop possa accrescere l’investimento in fibra e il posizionamento competitivo di Tim sul mercato domestico, “la riduzione della quota di controllo nella sua rete secondaria potrebbe indebolire in modo modesto il profilo di business di Tim”, mette in guardia S&P.
Riguardo ad AccessCo, in particolare, “se Tim perde il controllo della rete fissa, è probabile che l’operazione abbia un effetto negativo sulla nostra visione delle sue attività”, aggiunge l’agenzia di rating. Se invece l’operazione “riduce con successo il rischio associato alla competizione nel mercato all’ingrosso della banda larga fissa domestica, potrebbe migliorare in modo significativo le nostre previsioni operative per TIM”.
Nel tempo, questo accordo potrebbe erodere il vantaggio di Tim in qualità di incumbent, creando una perdita di dividendi, secondo l’agenzia di rating.
Tim ha un debito lordo di 33,6 miliardi di euro al 30 giugno 2020. Il rating di S&P Global sul debito di Tim è BB+.
Rete unica, partita in salita
Nel frattempo, la partita della rete unica appare in salita. Se il Governo continua a spingere, in questo momento la palla è in mano a Open Fiber. I negoziati però vanno a rilento perché Cdp vorrebbe sedersi al tavolo con Fibercop (Tim, Kkr e Fastweb) forte della maggioranza in Open Fiber. Ma Francesco Starace, amministratore delegato di Enel, sta ancora valutando l’offerta del fondo australiano Macquarie, che potrebbe arrivare a 3 miliardi per il 50% detenuto in Open Fiber dalla società elettrica. Una risposta potrebbe arrivare non prima di metà mese.