La quiete prima della tempesta? Pietro Labriola, ad di Tim, ostenta ottimismo sul buon esito della cessione di NetCo (rete più Sparkle), che sarà discussa in Cda lunedì 19 giugno e giovedì 22, quando è attesa una decisione finale sulle offerte di KKR da un lato e CDP-Macquarie dall’altro.
“Non abbiamo ancora visto le offerte”, ha detto ieri Labriola senza sbilanciarsi ma “quando si gestisce un dossier così complesso occorre essere fiduciosi che le cose possano e debbano andare bene”.
L’offerta di KKR è la più generosa, con circa 23 miliardi di euro in totale, secondo Reuters, rispetto ai 21 miliardi precedenti. Ma rimane ben al di sotto degli oltre 30 miliardi di euro che Vivendi reclama da diversi mesi.
Resta da capire se l’ottimismo di Tim per il buon esito della vendita sia fondato o soltanto di facciata.
Incognita Vivendi: come reagirà?
La vera incognita riguarda Vivendi, primo azionista di Tim con il 23,75% il cui candidato per il Cda, Luciano Carta avanzato dai soci francesi, è stato appena estromesso a sorpresa a favore di Luciano Pansa, per il quale hanno votato tra gli altri lo stesso Labriola, il presidente Salvatore Rossi, il presidente di Fibercop Massimo Sarmi e il rappresentante di CDP Giovanni Gorno Tempini. Una bocciatura che sa di umiliazione per Vivendi, che ancora non ha replicato a quello che secondo molti è stato un affronto.
“E’ stata una decisione del board. Parliamo sempre dell’importanza della dialettica e del contraddittorio, ma il fatto che non necessariamente ci sia, su un dossier così complesso come quello di Tim, una decisione presa all’unanimità è un fatto che sta nella natura delle cose. Ci saranno ancora” eventuali contrasti, ma “cercherei di abbassare i toni, sennò sembra costantemente una contrapposizione” con Vivendi, ha detto Labriola.
Fatto sta che il guanto di sfida del Cda a Vivendi sembra una mossa per forzare il socio francese ad intraprendere azioni extra-Cda: non potendo dire una parola all’interno del board, i Francesi saranno obbligati ad intentare azioni legali per dire la loro?
Vedremo.
Piano di riserva
Secondo Pietro Labriola, esiste anche un piano di riserva per migliorare le prospettive di TIM, nel caso in cui la vendita degli asset non sia possibile. “Dobbiamo dare una svolta a questa società, abbiamo un piano A e un piano B, dobbiamo lavorare per cercare di raggiungere gli obiettivi e soddisfare tutti gli azionisti”, ha detto.
L’indebitamento finanziario di TIM alla fine del primo trimestre del 2023 ammontava a quasi 26 miliardi di euro. Il gruppo è alle prese da un decennio con una costante erosione degli utili e delle vendite, in un contesto di forte concorrenza dei prezzi nel suo mercato domestico.
Vivendi e l’intreccio con MFE
Dopo la morte di Silvio Berlusconi si è tornati a parlare della quota silente del 23% di Vivendi in MediaForEurope, ex Mediaset.
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Da sempre il vero interesse di Vincent Bollorè è sempre stato per i media, con l’obiettivo dichiarato di realizzare un grande polo pan europeo da contrapporre allo strapotere dello streaming americano.
Vivendi, a suo tempo, era entrata in Tim, manifestando un formale interesse per le telecomunicazioni, dopo essersi liberato di Bouygues Telecom in patria, con un blitz che all’epoca gli fruttò 2,5 miliardi.
L’interesse di Vivendi per Tim era soltanto legato al vero interesse di Bollorè in Italia, che era Mediaset. Tant’è che in quegli anni si parlava del possibile ingresso di Mediaset nell’azionariato di Tim.
E’ per questo che ora, secondo alcuni osservatori, dopo la scomparsa di Berlusconi, potrebbe scoppiare il putiferio. Tutto potrebbe rimescolarsi nel settore media e Tlc di casa nostra. Vivendi, secondo il Sole24Ore, sarebbe pronta a sostenere il dossier sulla rete, in cambio di una combinazione della ServiceCo di TIM con MediaforEurope (MFE), favorendo una cessione di NetCo ad un prezzo anche inferiore all’obiettivo di 31miliardi.
Ugliarolo (Uicom Uil): ‘Quale destino per ServCo?’
Tanto più che, come osservato ieri da Salvo Ugliarolo, segretario nazionale della Uilcom Uil, in tutta la vicenda della possibile vendita delle rete Tim scarsa attenzione viene riservata alle sorti della ServCo, la società dei servizi che resterebbe in capo a Tim dopo la cessione dell’asset della rete. Separando la rete di Tim “rimarrebbe dall’altra parte l’azienda dei servizi che dovrebbe essere costituita da circa 16mila persone che farebbe concorrenza in un settore molto competitivo a Vodafone che ha una forza lavoro di poco più di 5mila dipendenti, WindTre di poco più di 6mila, Fastweb di poco più 3 mila. Creiamo un altro ‘mostro’, che dovrebbe rimanere senza rete, ossia l’asset che fa sopravvivere questa azienda”. Così Salvo Ugliarolo, segretario della Uilcom Uil.
Ed è proprio la ServCo, che dopo l’ipotetica cessione della rete potrebbe restare in capo a Vivendi, che potrebbe tornare alle origini e tentare un eventuale matrimonio con Mediaset.
Ritorno di fiamma?
Fantascienza?
Vedremo, anche se sono molti coloro che non scommettono un euro sulla cessione della rete e puntano ad occhi chiusi su un nulla di fatto che dopo il 22 giugno lascerebbe le cose come stanno.
Tanto rumore per nulla?