Key4biz

TIM ora paga 2 miliardi l’anno KKR per avere in affitto la rete. Interrogazione del PD

Interrogazione del PD sul futuro della rete Tim. A preoccupare i Dem la forte partecipazione estera della rete dopo il passaggio al fondo americano ‘piglia tutto’ KKR nonché le voci di una imminente cessione di Sparkle, la società dei cavi sottomarini controllata da Tim, al fondo spagnolo Asterion, che già controlla Retelit.

Le questiono ancora aperte sul nuovo assetto della NetCo e di Tim saranno oggetto della relazione sui contri trimestrali del primo agosto. Tanto più che diverse voci di stampa, rilanciate dal Fatto Quotidiano, parlano di un accordo annuo di 2 miliardi di euro che Tim dovrà pagare alla Netco per l’uso della rete.

L’interrogazione del PD

MISIANI, ROJC, MARTELLA, ZAMBITO, VALENTE, VERINI, NICITA, TAJANI, LA MARCA, FURLAN, MALPEZZI, CAMUSSO, BASSO, VERDUCCI – Ai Ministri dell’economia e delle finanze, delle imprese e del made in Italy e del lavoro e delle politiche sociali. –

Premesso che:

TIM è il primo operatore di telecomunicazioni italiano e, nel corso degli anni, ha sviluppato un’infrastruttura di rete fissa sulla quale passano dati e informazioni di cittadini, pubblica amministrazione e aziende, con una presenza puntuale sull’intero territorio nazionale, e collegamenti internazionali attraverso la controllata Sparkle. Tale infrastruttura, proprio per le sue qualità e rilevanza, è considerata strategica per la sicurezza nazionale e per lo sviluppo digitale del Paese;

in data 1° luglio 2024, il gruppo TIM ha annunciato di aver perfezionato la cessione di NetCo a Kohlberg Kravis Roberts & Co. L.P. (“KKR”) mediante il conferimento in FiberCop (società controllata al 58 per cento da TIM) del ramo d’azienda di TIM che comprende l’infrastruttura di rete fissa e le attività wholesale, e la successiva acquisizione dell’intero capitale di FiberCop da parte di Optics BidCo, società controllata da KKR;

23 milioni di km di cavi in fibra e rame

23 milioni di chilometri di cavi in rame e fibra ottica che collegano il 90 per cento degli utenti telefonici italiani sono diventati di proprietà a maggioranza americana, con quote di minoranza del Governo italiano attraverso il risparmio postale gestito da Cassa depositi e prestiti, del fondo pensioni canadesi e del fondo sovrano di Abu Dhabi;

come riportato nel comunicato pubblicato sul sito “gruppotim.it”, “l’operazione di cessione di NetCo valorizzata fino a un massimo di 22,0 miliardi di euro comprensivi di earn-out legati al verificarsi di determinate condizioni, permette a TIM una riduzione dell’indebitamento finanziario in linea con quanto già comunicato al mercato. In particolare, il deleverage previsto al closing, al lordo degli aggiustamenti usuali per questa tipologia di operazioni, è confermato in 14,2 miliardi di euro. Sono altresì confermati gli aggiustamenti e i costi di separazione pari a complessivi 0,4 miliardi di euro, in linea con quanto indicato al mercato nell’Addendum al Capital Market Day lo scorso 11 marzo, determinando un netto effettivo pari a 13,8 miliardi di euro. Si segnala inoltre che la componente di cassa corrispondente agli anticipi PNRR relativi a FiberCop, pari a 0,4 miliardi di euro, è stata deconsolidata nel contesto dell’operazione. A seguito della cessione, i rapporti tra NetCo e TIM sono regolati attraverso un Master Service Agreement (MSA) che ha durata di 15 anni, rinnovabile per ulteriori 15 anni, e i servizi saranno resi a prezzi di mercato e senza impegni minimi di acquisto”;

Lati oscuri sulla rete da chiarire il 1° agosto

è riportato anche che tale operazione consentirà a TIM “di adottare un nuovo modello aziendale che permetterà al Gruppo di competere in maniera più efficace sul mercato Consumer ed Enterprise in Italia, grazie a un maggior focus sulle componenti industriali e commerciali e a una solida struttura finanziaria”;

molti aspetti dell’operazione restano ancora poco chiari tanto che, come riportato nel comunicato, i dettagli sul closing saranno forniti “in occasione della conference call di presentazione dei risultati preliminari Q2 2024 che si terrà il prossimo 1° agosto”;

considerato che:

l’operazione rappresenta la prima ed unica iniziativa nell’ambito dei Paesi appartenenti all’Unione europea con la quale si procede alla separazione dell’infrastruttura dai servizi, con possibili ricadute negative evidenziate da più parti in termini strategici, imprenditoriali ed occupazionali nonché per gli utenti in termini di aumento dei costi di servizio;

a valle dell’operazione, l’organico totale di TIM scende da 37.065 a 17.281 persone, equivalenti a 16.135 full time equivalent. Gravi incertezze sono segnalate dai sindacati per i dipendenti TIM, per ragioni legate all’incerto andamento della redditività della nuova azienda, nonché per i numerosi lavoratori che invece sono transitati nella NetCo controllata da KKR;

Rete fissa asset strategico

la rete delle linee telefoniche rappresenta un asset strategico, e la decisione di cederla a KKR, mantenendo in capo al Ministero dell’economia e delle finanze una quota di appena il 20 per cento, solleva forti perplessità in termini di garanzie della sicurezza dei dati dei cittadini e circa l’impegno sui futuri necessari investimenti sulla rete. Appare del tutto evidente che KKR opererà investimenti solo se remunerativi e non se necessari e detterà le regole di gestione a partire dalla possibilità di operare la delocalizzazione in Paesi con costo del lavoro più basso e con un sistema fiscale più favorevole;

Voci di cessione di Sparkle

emergono, altresì, voci in merito alla possibile cessione da parte di TIM della Sparkle, la società controllata di cavi sottomarini, che ha circa 800 dipendenti e un fatturato di circa un miliardo di euro. La vendita dovrebbe garantire a TIM una consistente ed ulteriore riduzione del proprio debito. Sulla cessione sono in corso interlocuzioni tra il Ministero dell’economia e il fondo infrastrutturale iberico Asterion, che in Italia ha già acquisito nel 2021 Retelit e i suoi 15.000 chilometri di rete in fibra corredati da data center per offrire servizi di telecomunicazioni integrati alle imprese. Lo schema sarebbe lo stesso di NetCo, ossia la società della rete venduta a KKR, ma allo stato attuale non è noto chi deterrà il controllo dell’azienda Sparkle;

TIM, come società di servizi, dovrà pagare l’utilizzo delle reti per l’erogazione del servizio con un conseguente ed inevitabile riversamento degli oneri sulla clientela,

si chiede di sapere:

Exit mobile version