Toni sempre più accesi fra Vivendi, che detiene il 23,9% di Tim, e Elliott, che detiene l’8,8% dell’azienda, in vista dell’assemblea del 4 maggio per il rinnovo del Consiglio di amministrazione della compagnia italiana. Nonostante l’appello alla distensione del vice presidente Franco Bernabè, la battaglia si fa sempre più dura, con un botta e risposta quotidiano che ieri ha visto il fondo attivista di Paul Singer inviare una lettera aperta gli azionisti in cui si ribadiscono le critiche nei confronti della gestione Vivendi, nella quale si sottolinea la preoccupazione per l’indagine aperta per tangenti in Africa nei confronti di Vincent Bollorè.
Dal canto suo, Vivendi ha diramato una nota in cui critica “l’incoerenza” di Elliott, che da un lato all’assemblea del 24 aprile ha espresso il suo sostegno all’amministratore delegato Amos Genish, mentre dall’altro contesta il piano industriale difeso dal Ceo e dall’insieme del management di Telecom Italia.
A stretto giro l’attacco del fondo Elliott, che nella sua lettera indirizzata agli azionisti di Tim scrive “siamo molto preoccupati per le recenti accuse di corruzione che coinvolgono Vincent Bollorè e i presidenti di due paesi africani, che hanno portato all’apertura di un’inchiesta su Bollorè – si legge nel documento – Si tratta dell’ultimo esempio di una storia inquietante di conflitto d’interesse personale e di problemi più gravi di criminalità potenziale, da parte di coloro che ci domandano la loro fiducia per gestire Tim”. Senza scendere in ulteriori dettagli, Elliott sostiene comunque che Vivendi e il Gruppo Bollorè abbiano portato con sé un’atmosfera di “sfiducia e sospetto”.
Nel contempo, Elliott ha difeso nella missiva il voto a favore di Amos Genish all’assemblea del 24 aprile, il Ceo di Tim in quota Vivendi confermato con il 98% dei voti. Il fondo americano ha ribadito così il suo appoggio al team di Genish, che “ha lavorato duramente per superare i problemi sistematici e strutturali di governance” dell’azienda.
Elliott ha poi aggiunto che Amos Genish si è detto disponibile a restare al timone di Tim “indipendentemente dalla composizione del consiglio di amministrazione”. Una replica indiretta alle critiche di “incoerenza” avanzate in precedenza da Vivendi.
Nella sua lettera, il fondo Elliott ha ribadito i motivi per cui gli azionisti dovrebbero votare per un cambio di governance il prossimo 4 maggio, a partire dalla performance borsistica del titolo Tim. “Le azioni ordinarie di Tim hanno perso il 35% del valore dall’arrivo degli amministratori di Vivendi in azienda nel dicembre del 2015 – scrive Elliott – Al contrario, da quando Elliott ha domandato un consiglio indipendente fino all’assemblea del 24 aprile, le azioni di Tim hanno riguadagnato circa il 20%, segno che gli investitori aspettano con impazienza un futuro migliore”.
C’è da dire però che anche in caso di sconfitta nella partita per il controllo dell’azienda all’assemblea del 4 maggio prossimo, Vivendi potrebbe comunque mantenere 5 membri in Cda.
Nel frattempo, è di oggi la notizia che Alessandro Talotta ha lasciato, che negli ultimi anni ha ricoperto il ruolo di Presidente e AD della controllata Sparkle e in precedenza incarichi di responsabilità come esperto di reti, servizi e regolamentazione, ha lasciato Tim.