Previsto per mercoledì 18 dicembre il consiglio prenatalizio di Tim, dove sul tavolo ci dovrebbe essere anche un aggiornamento sul progetto di rete unica, con il punto della situazione sui fondi disponibili a investire nella rete in fibra ottica insieme con Open Fiber. Entro gennaio dovrebbe essere pronta la selezione di 4 o 5 fondi interessati.
L’obiettivo di Tim è quello di selezionare quattro-cinque fondi tra quelli che si sono fatti avanti finora. Una volta individuato il fondo o consorzio di fondi, si potrà dunque portare la proposta all’Enel di acquistare la quota del 50% che il gruppo elettrico possiede in Open Fiber.
Ad oggi non risulta che l’ad di Enel Francesco Starace abbia espresso la volontà di cedere la quota detenuta in Open Fiber. Starace è peraltro contrario alla creazione di una società unica della rete a trazione Tim, quindi la via verso la società unica è tutt’altro che in discesa.
Resta da capire il ruolo che vorrà assumere nella partita la Cdp, che detiene una quota del 50% in Open Fiber e di poco meno del 10% in Tim.
L’amministratore delegato di Tim Luigi Gubitosi ha peraltro attaccato Open Fiber per i ritardi di copertura delle aree bianche, aggiungendo poi di essere contrario allo scorporo della rete pur essendo aperto a trattare con Open Fiber per un eventuale merger.
Ma per il momento il progetto rete unica sembra ancora lontano.
Nel frattempo, La Ministra dell’Innovazione Paola Pisano, alla presidenza del Cobul da pochi giorni, ha annunciato che il 19 dicembre alla riunione del Cobul, si analizzeranno le problematiche della rete e dell’infrastruttura del nostro Paese e le potenzialità che nuove tecnologie come il 5G possono portare. La politica quindi a sostegno dello sviluppo del Paese attraverso voucher per la connettività e un piano di interventi nelle cosiddette aree grigie dove è presente un solo operatore privato e dove molte realtà industriali non raggiungono i 30Mbps. Su queste aree si sono focalizzati i propositi della politica, perché proprio in queste aree si concentrano molti distretti industriali che hanno una forte necessità di banda per il proprio business e una forte esigenza di internazionalizzazione.